A differenza di quanto sostengono i media, in Palestina, oramai, quella che poteva essere definita come occupazione, avendo acquisito carattere permanente, oggi si configura come apartheid. Così in occasione della XII edizione mondiale di IAW (Israeli Apartheid Week), presso la Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza, il Collettivo Economia Sapienza ha organizzato due giornate per denunciare la condizione in cui il popolo palestinese è costretto a vivere.
In questo ambito Mercoledì 2 marzo è stato proiettato il docu-film "Un sogno a Gaza", con l’intervento della regista Franca Marini e di Bassam Saleh. Venerdì 4 marzo si terrà il secondo incontro con il BDS Roma e con la firmataria dell'appello per il boicottaggio accademico della Campagna StopTechnion Simona Borioni.
Purtroppo, dopo l’annullamento di un evento analogo all’Università di Cagliari, abbiamo letto sul sito Moked di pressioni dell’ambasciata israeliana su La Sapienza per negarci gli spazi per l’incontro. Non è una novità dato che, sempre sotto la pressione dell’ambasciata israeliana, già l’anno scorso sono stati negati gli spazi a Roma Tre per un incontro con lo storico israeliano Ilan Pappé. È in questo contesto di ingerenze e di repressione del dissenso che si collocano le posizioni del rettore Gaudio esposte a Pagine Ebraiche, in cui afferma di non voler concedere alcuno spazio a chi critichi Israele.
Non accettiamo nessuna limitazione alla libertà d’espressione nell’Università e rivendichiamo la produzione di un sapere critico che diffonda la solidarietà tra i popoli contro la violenza e le occupazioni. Ci teniamo a sottolineare che nell’incontro di ieri non c’era nessuna volontà escludente dal momento che c’è stato ampio spazio per intervenire da parte del pubblico. Ricordiamo inoltre al rettore Gaudio, che invita ad adottare una legge contro il boicottaggio di Israele, che questo si configura come pratica non violenta e che quindi la sua sanzione non fa che incentivare altre forme non necessariamente di questo genere.
Il boicottaggio economico spaventa il governo israeliano perché è un ottimo strumento di pressione, che, contemporaneamente, veicola una disapprovazione morale assai efficace e potente in un paese che si definisce “unica democrazia in Medio Oriente”. Rigettiamo ogni forma di razzismo e quindi rispediamo al mittente ogni accusa di antisemitismo e ogni facile associazione all’antisionismo che è concetto radicalmente differente. A meno che chi ci accusa di ciò non voglia fare l’errata equazione tra israeliani ed ebrei, questa sì razzista in quanto legata a immaginarie compattezze di destini, opinioni e residenza.
Noi infatti, a differenza di chi ci contesta, sappiamo bene quale sia la differenza tra un'identità religiosa diffusa nel mondo e un'identità nazionale specifica. Come ci sentiamo coinvolti dalle ingiustizie che avvengono in Palestina, allo stesso modo siamo solidali con il popolo curdo oppresso dal terrorismo di stato di Erdogan, con i fratelli e le sorelle siriane che fuggono dalla guerra e con tutti i migranti che trovano ad accoglierli muri e filo spinato eretti dalla "Fortezza Europa" in cui lottiamo.
Con il grande intellettuale palestinese Edward Said, voce critica del suo stesso popolo, vogliamo la giustizia e il riconoscimento dei torti subiti dal popolo palestinese come condizione necessaria ad un futuro di pace e democrazia per palestinesi ed israeliani. Facciamo pertanto nostra la richiesta del BDS, sostenuta, oltre che da vari movimenti palestinesi, anche da organizzazioni ebraiche come Jewish Voice For Peace, di porre fine all’occupazione, di garantire eguali diritti a palestinesi ed ebrei israeliani, di smantellare il Muro della vergogna e di permettere ai profughi di tornare nelle terre avite.
Invitiamo quindi a partecipare numerosi per ribadire che non ci faremo silenziare all’incontro di domani 4 Marzo alle ore 16.00 in aula 11 nella Facoltà di Economia de La Sapienza.
Collettivo Economia La Sapienza
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