Un Briefing sul Diritto di Boicottare

A cura del Comitato Palestinese BDS Nazionale (BNC), Maggio 2016

Sintesi

Il movimento BDS è un'espressione globale, costituita da cittadini, della società civile, che sostiene e conduce campagne non violente di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come mezzo per sconfiggere il regime di occupazione, colonialismo e apartheid di Israele e conseguire la libertà, la giustizia e l'uguaglianza del popolo palestinese.

Alla luce della campagna di delegittimazione e di intimidazione condotta da Israele in molti paesi contro i difensori dei diritti umani che si battono per i diritti dei Palestinesi attraverso il patrocinio BDS, questa sintesi presenta una panoramica dei fatti e principi giuridici che dimostrano che,

  • Il movimento BDS persegue una genuina e legittima agenda sui diritti umani che è in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni adottate dalle Nazioni Unite;
  • La campagna del BDS non è solo un diritto. Essa è anche un'espressione della presa di responsabilità della società civile onde agire per la realizzazione dei diritti umani dei Palestinesi alla luce del fallimento di tale obiettivo da parte delle Nazioni Unite, è un imperativo morale ed è stata pubblicamente sostenuta da esperti di diritti umani delle Nazioni Unite;
  • Gli individui, i gruppi, le associazioni, gli enti locali e le istituzioni pubbliche che partecipano alle campagne BDS in Palestina e altrove sono difensori dei diritti umani. Essi hanno diritto alla protezione e al supporto da parte dei Governi e delle Autorità nazionali in accordo con la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Difensori dei Diritti Umani.
  • Quantomeno, gli Stati e le Autorità Nazionali devono tutelare e rispettare il diritto al boicottaggio come parte del diritto alla libertà di espressione. La libertà di parola è incorporata nelle leggi nazionali degli stati democratici. Su questa base, gli Stati hanno rispettato molte (azioni di, n.d.t.) boicottaggio da parte dei cittadini, anche durante l'apartheid in Sud Africa e il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Eguale rispetto è dovuto alla campagna del BDS.

Sulla base di quanto sopra, questa sintesi evidenzia che il movimento BDS ha diritto alla protezione, al sostegno o, almeno, al rispetto da parte di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani e la democrazia, e che le autorità nazionali, tra cui governi, legislatori e tribunali, devono prendere la distanza dagli attacchi condotti da Israele.

Briefing - BDS: un Legittimo Movimento per i Diritti Umani che deve essere Rispettato e Protetto dagli Stati

L'Assemblea Generale,

riconoscendo l'importante ruolo della cooperazione internazionale e l'importante lavoro di individui, gruppi e associazioni nel contribuire all'eliminazione effettiva di ogni violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali di popoli ed individui, anche in relazione a massicce, flagranti o sistematiche violazioni, come quelle derivanti dall'apatheid, da ogni forma di discriminazione razziale, dal colonialismo, dalla dominazione straniera o dall'occupazione, dall'aggressione o dalle minacce alla sovranità e all'unità nazionale o all'integrità territoriale e dal rifiuto di riconoscere il diritto dei popoli all'autodeterminazione e di ogni popolo ad esercitare la piena sovranità sulle proprie ricchezze e risorse naturali,

riconoscendo il diritto e la responsabilità di individui, gruppi e associazioni a promuovere il rispetto e a incoraggiare la consapevolezza dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale e internazionale,

Dichiara:                                         

Ognuno ha il diritto, individualmente o insieme ad altri, di promuovere e impegnarsi per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale.

- Citazione dalla Dichiarazione dell'ONU sui Difensori dei Diritti Umani, 9 dicembre 1998.

Il movimento BDS è un movimento internazionale, guidato dalla società civile palestinese, di cittadini che contribuiscono a porre fine alle sistematiche violazioni dei fondamentali diritti umani del popolo palestinese in conseguenza del regime israeliano di occupazione, colonialismo di insediamento e apartheid. Il movimento porta avanti e sostiene campagne non violente di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) come mezzo per obbligare Israele a porre fine a queste flagranti violazioni e a rispettare i diritti umani dei palestinesi, compreso il diritto all'autodeterminazione, all'uguaglianza ed al ritorno dei rifugiati.

Il BDS è radicato nella lunga tradizione di resistenza non violenta dei palestinesi e si ispira al movimento sudafricano contro l'apartheid e dal movimento per i diritti civili negli USA.

Alla luce degli attacchi contro il movimento BDS ispirati da Israele in molti Paesi, comprese leggi antidemocratiche, azioni giudiziarie e minacce contro la sicurezza e l'integrità di difensori dei diritti umani attivi nel movimento, questo rapporto fornisce una panoramica di fatti e principi legali che spiegano perchè le autorità nazionali, compresi legislatori e tribunali, devono cessare questi attacchi. Spiega anche perchè individui, gruppi e associazioni attivi nel movimento BDS hanno diritto alla protezione, all'appoggio o almeno al rispetto da parte degli Stati e di chiunque abbia a cuore i diritti umani e la democrazia.

BDS: una legittima strategia per i diritti umani

Il movimento BDS persegue una rinnovata e legittima strategia per i diritti umani, perchè i diritti che invoca, la natura delle violazioni israeliane prese di mira ed i mezzi promossi per l'eliminazione di queste violazioni si fondano sulle leggi internazionali e sono riconosciuti dalle Nazioni Unite, compreso:

  • Il diritto dei rifugiati palestinesi a tornare alle proprie case e proprietà;
  • Il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione. All'inizio degli anni '70 l'Assemblea     Generale dell'ONU ha dichiarato che il diritto all'autodeterminazione ed il diritto dei rifugiati a       tornare alle proprie case e proprietà sono diritti inalienabili del popolo palestinese e che l'esercizio di questi diritti è una condizione per una pace stabile;
  • Il diritto del popolo palestinese a resistere a un'occupazione straniera con mezzi legittimi.

Le palesi e sistematiche violazioni israeliane definite dal Consiglio di Sicurezza, dall'Assemblea Generale, dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) e/o dal Consiglio per i Diritti dell'Uomo comprendono:

  • Gravi e ripetute infrazioni alla Quarta Convenzione di Ginevra derivanti dalle illegali colonie isrealiane, dall'annessione di territori palestinesi e siriani, comprese Gerusalemme est e le Alture del Golan, dal Muro e dalle operazioni militari israeliane.  Esse includono l’accertamento di crimini di guerra israeliani, quali il trasferimento forzato di popolazione e attacchi militari indiscriminati o deliberati contro civili palestinesi e contro le loro proprietà, più recentemente nella Striscia di Gaza occupata[1]. Alcuni di questi, che appaiono a prima vista crimini di guerra, sono attualmente oggetto di un'inchiesta preliminare da parte della Corte Penale Internazionale (CPI);
  • La violazione del divieto di acquisizione di un territorio con la forza e del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese con il Muro, che annette di fatto molte delle colonie illegali nei territori palestinesi occupati. La CIG (Corte Internazionale di Giustizia, ndtr.) (2004) ha confermato che queste sono violazioni di norme universalmente vincolanti (imperative o jus cogens) del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite;
  • Discriminazione, segregazione razziale ed apartheid istituzionalizzati attraverso una miriade di leggi discriminatorie, politiche e settori separati per arabi ed ebrei che deprivano di status, diritti e risorse uguali a quelli per la popolazione ebraica i rifugiati palestinesi ed i cittadini palestinesi di Israele. Nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est (TPO), queste violazioni, oltre ad essere prove del colonialismo, sono state anche poste in relazione con le colonie illegali, lo status privilegiato e i diritti dei coloni sottoposti alle leggi civili israeliane e il regime militare separato e restrittivo sulla popolazione palestinese occupata.[2]

Le responsabilità di Stati terzi, ad esempio gli obblighi legali di ogni Stato e delle sue organizzazioni, come l'ONU e la UE, in rapporto alle palesi violazioni israeliane:

  • Negli anni '80  il Consiglio di Sicurezza ha invitato gli Stati membri dell'ONU a non fornire alcuna assistenza ad Israele che possa essere utilizzata per mantenere le colonie illegali e l'annessione di territori occupati;
  • L'Assemblea Generale ha chiesto l'embargo militare ed economico ed altre sanzioni contro Israele per queste ragioni;
  • Nel 2004 la CIG ha confermato che le gravi violazioni commesse da Israele con il Muro illegale e le colonie - acquisizione di territori con la forza, violazione del diritto all'autodeterminazione e alcune delle gravi infrazioni alla Quarta Convenzione di Ginevra - comportano la responsabilità di Stati terzi, che l'ONU dovrebbe adottare misure per porre fine a queste violazioni e che tutti gli Stati si devono astenere dal fornire riconoscimento, aiuto o assistenza per il mantenimento dell'illegale situazione determinata da queste violazioni.

Riguardo alle attività economiche nei TPO, il Consiglio per i Diritti dell'Uomo ha confermato che: [3]

  • Le imprese private devono garantire che le loro attività siano conformi alle leggi internazionali e ai Principi Guida sul Commercio ed i Diritti Umani, che non abbiano un impatto negativo sui diritti umani del popolo palestinese e che ciò includa l’abbandono dei loro interessi economici nelle attività all'interno delle colonie illegali israeliane;
  • Tutti gli Stati devono prendere misure adeguate per garantire che imprese commerciali con sede nel loro territorio e/o sotto la loro giurisdizione, comprese quelle di loro proprietà o sotto il loro controllo, rispettino queste norme nello svolgimento delle proprie attività economiche;
  • Nel marzo 2016 il Consiglio ha deciso di facilitare l'implementazione di queste regole istituendo un elenco ONU delle imprese coinvolte nell' illegale attività di colonizzazione.

BDS: un imperativo morale

Come spiegato nel 2005 nell'appello della società civile palestinese per il BDS, il lancio del movimento BDS è stato motivato dal fallimento delle risoluzioni dell'ONU e degli interventi internazionali e di pacificazione fin dal 1948 per porre fine alle palesi violazioni israeliane dei fondamentali diritti del popolo palestinese.

L'affermazione secondo cui gli Stati e le Nazioni Unite hanno tradito il popolo palestinese e che l'azione della società civile, così come è stata attivata per porre fine all'apartheid in Sud Africa, è indispensabile, è stata sostenuta pubblicamente da molti esperti dell'ONU. Nel 2006, per esempio, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei TPO nel suo rapporto al Consiglio per i Diritti dell'Uomo (al paragrafo 75) è arrivato alla conclusione che

è inutile che il relatore speciale raccomandi al governo di Israele che dimostri di rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale. Organismi più autorevoli, in particolare la Corte Internazionale di Giustizia e il Consiglio di Sicurezza, hanno fatto appelli simili con lo stesso scarso successo dei precedenti rapporti del relatore speciale. Sembra altrettanto inutile che il relatore speciale si appelli al Quartetto [composto da rappresentanti di ONU, UE, Russia, USA e GB. Ndtr.] affinché si adoperi per il ristabilimento dei diritti umani, in quanto né il rispetto per i diritti umani né il rispetto della legge figura in modo rilevante nell'agenda di questa istituzione, come enunciato nelle sue dichiarazioni pubbliche. In queste circostanze, il relatore speciale può solo appellarsi alla più ampia comunità internazionale affinché si occupi del dramma del popolo palestinese.

Nel 2010 il relatore ha concluso (al pragrafo 39):

Singole persone e Ong hanno espresso pubblicamente il proprio appoggio al BDS in misura crescente..Sta (...) facendo uso di metodi non violenti di persuasione e coercizione per difendere i diritti umani dei palestinesi che vivono sottoposti alle condizioni opprimenti e illegali dell'occupazione che le azioni della diplomazia o l'autorità della comunità internazionale organizzata sembrano incapaci di cambiare. Il BDS rappresenta la mobilitazione degli sforzi della società civile internazionale per sostituire un regime violento con il principio di legalità per quanto riguarda i TPO,

ed ha raccomandato (al paragrafo 40) che

(il Consiglio per i Diritti dell'Uomo) dovrebbe prendere in considerazione la campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni come un mezzo per l'applicazione dei diritti umani, compreso il diritto all'autodeterminazione, e dovrebbero essere indicate delle linee guida per questa campagna.

BDS: un movimento dei difensori dei diritti umani

Come confermato da Amnesty International, i militanti del BDS sono difensori dei diritti umani che hanno il diritto di essere protetti. Amnesty ha chiesto pubblicamente al governo israeliano di porre fine alle minacce violente, agli arresti arbitrari e a forme di intimidazione e alle restrizioni contro i difensori dei diritti umani palestinesi ed israeliani, tra cui Omar Baghouti, membro fondatore del movimento BDS.

Attivisti, gruppi e associazioni del BDS in Palestina e altrove sono difensori dei diritti umani protetti dalla Dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani, in quanto:

  • Contribuiamo all'effettiva eliminazione delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo palestinese;
  • Siamo impegnati per l'universalità dei diritti umani come definita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Il BDS è un movimento per i diritti umani inclusivo, che chiede ugualianza dei diritti, rifiuta ogni forma di razzismo e di discriminazione e non prende di mira nessun individuo o ente in base alla loro origine o identità. Al contrario, il movimento colpisce le palesi violazioni dei diritti umani e l'oppressione dei palestinesi da parte di Israele e combatte i privilegi da esse derivanti. Israeliani consapevoli sono parte di questo movimento;
  • Le nostre campagne BDS non violente rispondono alle richieste di azioni pacifiche in base alla dichiarazione dell'ONU [sui Difensori dei diritti umani. Ndtr.].

Lo status di difensore dei diritti umani riguarda anche i (membri di) istituzioni pubbliche e private, amministrazioni locali, funzionari governativi e parlamentari ovunque nel mondo, che rispondono ai criteri succitati e portano avanti o sostengono le misure del BDS, compreso il disinvestimento o la non accettazione di rapporti con imprese e istituzioni coinvolte nelle violazioni israeliane dei diritti umani dei palestinesi. E' per questo che la Dichiarazione dell’ONU sui Difensori dei Diritti Umani   afferma nell'articolo 1 che "Chiunque ha il diritto, individualmente e insieme ad altri, di promuovere e di adoperarsi per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale."

La Dichiarazione non crea nuove leggi. Specifica piuttosto il significato particolare dei diritti civili e politici esistenti, come i diritti alla libertà di espressione e di associazione, alla partecipazione politica, a un processo equo e all'accesso a cure efficaci per i difensori dei diritti umani e i relativi obblighi degli Stati.

Di particolare rilevanza per il movimento BDS è il fatto che la Dichiarazione sottolinei che:

  • Il diritto di partecipare ad attività pacifiche contro le violazioni dei diritti umani include il diritto di reagire o intraprendere azioni contro  gli Stati che appoggiano o causano violazioni dei diritti umani;
  • Il diritto ad attività pacifiche contro le violazioni dei diritti umani include il diritto ad agire e a collaborare a livello internazionale con Ong, Stati e con le Nazioni Unite;
  • Gli Stati, che hanno il dovere primario di applicare i diritti umani, devono proteggere i difensori dei diritti umani. Ciò include l'obbligo degli Stati a garantire che le loro leggi nazionali e il contesto giuridico siano coerenti con la Carta delle Nazioni Unite e con le leggi internazionali sui diritti umani ed adottare quelle misure legislative, amministrative ed altre che siano necessarie per garantire che i difensori dei diritti umani siano effettivamente protetti.

Gli Stati occidentali, compresi gli Stati Uniti e i Paesi membri dell'UE, sono i principali promotori dei meccanismi stabiliti per mettere in pratica a livello internazionale la Dichiarazione. Ciò è avvenuto in una situazione in cui le attività dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il Consiglio d'Europa e l'ONU in appoggio ai difensori dei diritti umani erano centrate su Russia, Cina e altri Paesi asiatici ed africani.

Contemporaneamente questi Stati dell'Occidente non hanno protetto i difensori dei diritti umani del movimento BDS, compresi i loro stessi cittadini, dalle intimidazioni, limitazioni, dallo spionaggio israeliano e dalla criminalizzazione in base alle leggi nazionali. Molti di questi Paesi cooperano con Israele nella delegittimazione e nell'indebolimento  del movimento BDS, tra l'altro utilizzando leggi nazionali esistenti o promuovendo nuove normative per restringere, mettere fuori legge o criminalizzare il BDS e sostenendo la posizione secondo cui le regole del WTO [Organizzazioni Mondiale del Commercio. Ndtr.] impediscono il disinvestimento o il non utilizzo di servizi di imprese coinvolte nelle palesi violazioni dei diritti umani del popolo palestinese da parte di Israele, una posizione che è priva di fondamento e contraddice le leggi internazionali. Tali governi dovrebbero essere chiamati a rispettare l'universalità dei loro obblighi in base alla Dichiarazione, compresi le preoccupazioni e gli appelli adottati dall'Assemblea Generale dell'ONU in una ulteriore risoluzione del 2015 sui difensori dei diritti umani:

Consapevole che leggi nazionali e normative amministrative e la loro applicazione non dovrebbero ostacolare, ma consentire il lavoro dei difensori dei diritti umani, anche evitando ogni forma di criminalizzazione o stigmatizzazione delle importanti attività e del ruolo legittimo dei difensori dei diritti umani e delle comunità di cui sono parte,

Profondamente preoccupata del fatto che la legislazione sulla sicurezza nazionale e anti-terrorismo, così come le misure in altri ambiti, come le leggi che regolano le organizzazioni della società civile, sono in taluni casi utilizzate indebitamente per colpire i difensori dei diritti umani o per ostacolare il loro lavoro, danneggiando la loro sicurezza in modo contrario al diritto internazionale,

Invita gli Stati a prendere atto, attraverso dichiarazioni pubbliche, politiche o leggi, del ruolo importante e legittimo dei difensori dei diritti umani nella promozione degli stessi, della democrazia e dello stato di diritto;

Chiede a tutti gli Stati (...) di  garantire che la promozione e la protezione dei diritti umani non siano criminalizzate o siano soggette a limitazioni in contrasto con le leggi internazionali sui diritti umani.

BDS: protetto dal diritto di libertà d'espressione

Il diritto al boicottaggio, nel senso del diritto a sostenere e partecipare alle azioni del BDS, è sostenuto dalle leggi internazionali sui diritti umani su cui si basa la Dichiarazione sui Difensori dei Diritti Umani.

La Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (CIDCP) afferma il diritto di  opinione senza interferenze e il diritto alla libertà di espressione, così come altri diritti correlati, quali i diritti di riunione e di associazione. Mentre la libertà di espressione può essere soggetta a restrizioni, l'appello al BDS non cade all'interno delle strette limitazioni delineate nella CIDCP. Nel 2014 il Comitato per i Diritti Umani dell'ONU, che doveva verificare l'adozione da parte di Israele della CIDCP, nel suo rapporto (paragrafo 22) ha criticato la legge israeliana contro il boicottaggio per questa ragione.

Nel 2012 il relatore speciale dell'ONU per la promozione e protezione del diritto alla libertà di opinione ed espressione ha confermato nel suo rapporto su Israele e i TPO (paragrafo 34) che "invitare o partecipare a un boicottaggio è una forma di espressione pacifica, legittima e internazionalmente accettata." Su questa base il Consiglio delle Organizzazioni Palestinesi per i Diritti Umani (COPDU) ha chiesto agli Stati di rispettare il diritto al BDS.

Il diritto alla libertà di espressione è ampiamente presente nella legislazione nazionale degli Stati e in pratica i governi hanno generalmente accettato il diritto dei loro cittadini a praticare boicottaggi nazionali e internazionali come mezzi per porre fine alle violazioni dei diritti umani, compresi i diritti dei minori e del lavoro e contro i reati ambientali. In qualche occasione  governi ed istituzioni pubbliche hanno anche fornito un aiuto parziale a queste campagne della società civile: i più famosi esempi nella storia sono stati la campagna di boicottaggio internazionale contro l'apartheid in Sudafrica e il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti.

La protezione legale del diritto dei cittadini al boicottaggio è particolarmente consistente negli Stati in cui la libertà di parola è un diritto costituzionale, come negli Stati Uniti. Alla luce della crescente volontà dei legislatori statunitensi di creare una legislazione contro il BDS esplicitamente disegnata per proteggere le violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani del popolo palestinese da parte di Israele, le organizzazioni della società civile, come la sezione di New York dell'Unione per le Libertà Civili Americane (ACLU), hanno già messo in chiaro che:

Difendere il diritto di impegnarsi in un boicottaggio non vuol dire necessariamente appoggiarne finalità ed obiettivi - così come difendere la libertà di parola non significa appoggiare le idee espresse. Tuttavia, quando presentano una legge che riguarda l'ambito di discorsi, riunioni, associazioni ed esternazionli che hanno motivazioni politiche, i legislatori sono vincolati da alcuni principi fondamentali di una democrazia costituzionale. Questi principi obbligano il governo a promuovere, e a proteggere, il vivace confronto tra idee. Le leggi proposte violano questi principi costituzionali.

I governi,i  legislatori e i tribunali europei, compresa la Corte Europea per i Diritti Umani, devono ancora garantire almeno uguale protezione della libertà di parola, compreso il diritto al boicottaggio. Quantomeno, i governi europei dovrebbero seguire l'esempio del ministro degli Esteri svedese, che ha affermato principi democratici basilari sostenendo che il BDS "è un movimento della società civile" e che "i governi non dovrebbero interferire nelle posizioni delle organizzazioni della società civile."

[1] Vedi anche: Report of the UN Fact Finding Mission into the Gaza Conflict 2008-9 (“Goldstone Report”), A/HRC/12/48 (15 September 2009).

[2] Vedi anche: Report of Human Rights Council’s Independent Fact Finding Mission on the Israeli Settlements in the OPT, A/HRC/22/63 (7 February 2013); Reports of the UN Special Rapporteurs on Human Rights in the OPT John Dugard, A/HRC/4/17 (29 Jan 2007), and Richard Falk, A/HRC/16/72 (10 January 2011) and A/HRC/25/67 (13 January 2014).

[3] Fact Finding Mission on the Israeli Settlements, supra, para. 117

Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS

Traduzione di BDS Italia