Riceviamo e pubblichiamo il testo della protesta inviata agli organizzatori di ESOF 2020 da parte del Comitato BDS di Trieste, che vedrà Israele tra i principali paesi ospitati, rimarcando gli accordi di cooperazione tra Regione Friuli Venezia Giulia e Israele.
Come noto, la città di Trieste è stata selezionata per ospitare l’edizione 2020 di ESOF, la più importante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica. La manifestazione si svolgerà a Trieste tra giugno e luglio 2020 e avrà il suo momento principale da sabato 4 luglio a venerdì 10 luglio 2020.
La lettera è stata inviata ai rappresentanti del mondo accademico, della comunità scientifica e agli studenti e studentesse dell’Università di Trieste.
Al Dott. Stefano Fantoni, Presidente del Comitato Direttivo di Esof2020 Trieste,
Al Magnifico Rettore dell'Università di Trieste, Dott. Maurizio Fermeglia,
Al Dott. Stefano Ruffo, Direttore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati,
Alla Dott.ssa Maria Cristina Pedicchio presidente dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale,
Al Dott. Mauro Giacca direttore generale dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology,
Al Dott. Alfonso Franciosi, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Elettra Sincrotrone Trieste,
Al Dott. Fernando Quevedo, Direttore dell'International Centre for Theoretical Physics,
Al Dott. Sergio Paoletti, Presidente di Area Science Park,
A tutti i ricercatori e le ricercatrici di Trieste e che lavorano nel territorio di Trieste,
A tutti gli studenti e le studentesse dell'Università di Trieste,
La nostra città è stata scelta per l’organizzazione di ESOF 2020, la più rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica.[1] La manifestazione si svolgerà a Trieste tra giugno e luglio 2020 e avrà il suo momento principale da sabato 4 luglio a venerdì 10 luglio 2020.
Questo importante evento potrebbe davvero essere l’occasione per lo svolgimento di un virtuoso dibattito fra scienziati, sociologi e politici sul rapporto, molto spesso contraddittorio, fra progresso scientifico/tecnologico e società.
Accanto a grandi passi avanti, per esempio nel campo della medicina, il “progresso”, così come lo abbiamo inteso fino ad oggi, ci sta preparando un futuro denso di pericoli. Si pensi, per esempio, ai cambiamenti climatici causati e accelerati, ormai fuori da ogni dubbio, dalle emissioni nocive prodotte dall’uso degli idrocarburi come fonti di energia, che stanno alla base delle nostre civiltà incentrate sulla sovrapproduzione di beni di consumo e sui profitti dell’industria. Il “progresso”, in questo caso, rischia di mettere in discussione il futuro del genere umano in nome degli interessi di profitto di pochi.
Un altro campo sul quale sarebbe fondamentale la discussione, è lo strettissimo rapporto fra tecnologia e armamenti: in tutti i paesi tecnologicamente più avanzati si stanno mettendo a punto nuove armi sempre più sofisticate e automatizzate. Non saranno più persone in carne ed ossa a maneggiarle, ma robot umanoidi dotati di intelligenza artificiale, oppure a controllo remoto (come in realtà già avviene, pensiamo ai droni e alle uccisioni mirate dei “nemici” portate a termine anche a migliaia di chilometri di distanza). Le guerre condotte dalle grandi potenze economiche rispondono a interessi di dominio sul pianeta e il monopolio delle conoscenze scientifiche e tecnologico che tali potenze vogliono esercitare è purtroppo funzionale a tali interessi e al loro imporli con la guerra imperialista.
Dunque, le domande che possiamo porci sullo sviluppo scientifico sono molte e chiamano in causa la necessità, a nostro avviso, di batterci per una scienza al servizio non degli interessi di oligarchie, bensì dei popoli e della pace.
Purtroppo, dobbiamo rilevare come i segnali che ci giungono in questa fase di preparazione di ESOF 2020 non paiono andare in tal senso.
Infatti, uno dei paesi che pare avrà un ruolo di primo piano nell'edizione 2020 della manifestazione sarà Israele, con il quale l’Italia ha già da tempo intensi rapporti nei più diversi campi, sopratutto per quel che riguarda la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica, anche ultimamente rilanciati. Il 24 gennaio scorso, il Comitato di ESOF2020 ha incontrato una delegazione istituzionale israeliana presso il palazzo della Regione a Trieste, come pubblicato sul proprio profilo facebook.[3] Si tratta della prima e pare unica delegazione di paese straniero che sino ad ora il Comitato ha pensato di incontrare. Tale incontro, tra l'altro, ha portato a ufficializzare la collaborazione in ambito scientifico tra Regione Friuli Venezia Giulia e Israele.[4]
Purtroppo, non possiamo stupirci, se pensiamo che l'ateneo triestino, gli istituti scientifici e di ricerca locali hanno stretti rapporti di collaborazione con analoghe istituzioni e con le università israeliane.[5]
Ma perché tanto interesse per Israele?
Perché lo stato israeliano risulta essere la punta di diamante di quelle oligarchie economiche e militari sopra menzionate. Il regime israeliano è sorto nel 1948 con una sanguinosa guerra e una pulizia etnica nei confronti dei palestinesi, causando morte, distruzione e più di 700.000 profughi che, in barba al diritto sancito dalla risoluzione 194/1948 dell'Onu, non hanno mai più potuto fare ritorno alle loro case. Da allora Israele ha rappresentato un avamposto delle maggiori potenze imperialiste, in particolare per gli Usa e per tutto il blocco della Nato (Italia compresa), in una zona del mondo tanto ricca di petrolio, quanto non facilmente soggiogabile per gli interessi dello sfruttamento neocoloniale.
È dalla sua nascita che Israele vive in uno stato di guerra (ad alta o bassa intensità) permanente: solo negli ultimi 10 anni tre devastanti aggressioni a Gaza con migliaia di morti e feriti causati da bombardamenti indiscriminati e uso di armi illegali (fosforo bianco), con distruzione di infrastrutture e inquinamento delle fonti di acqua e dell’ambiente (fonti dell’ONU dichiarano che dal 2020 Gaza non sarà più vivibile) e le stragi dei cecchini che si susseguono da più di un anno ogni venerdì in occasione delle proteste per la “marcia del ritorno”. Ma anche in Cisgiordania il regime di occupazione non è da meno: uccisioni quasi giornaliere, utilizzo della detenzione amministrativa, uso della tortura anche su minori, presenza di check-point e del muro di separazione che isolano intere comunità e comunque limitano pesantemente gli spostamenti della popolazione, distruzione di case e di piantagioni di olivi, un’economia al collasso che causa disoccupazione e povertà.
Punta di lancia di questo stato di cose sono i coloni e i partiti che li rappresentano, perché Israele è uno stato fondato sul colonialismo di insediamento: sono 622 mila i coloni stabilitosi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Tali insediamenti sono illegali secondo il diritto internazionale, condannati da ultimo dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu del 23 dicembre 2016.
Ma, incurante di tutto ciò, Israele vuole il controllo totale dell’intera Palestina storica, dal Mediterraneo al Giordano, richiudendo i palestinesi che non se ne andranno in alcuni bantustan magari dotati di una minima autonomia, ma sempre sotto il ferreo controllo dei veri padroni. A tal proposito si veda la dichiarazione sottoscritta da ministri dell'attuale governo Netanyahu e di esponenti della destra israeliana che rivendicano il progetto di elevare a due milioni il numero di coloni da insediare in Cisgiordania.
Nella guerra continua contro il popolo palestinese, la Palestina stessa è diventata un importante “laboratorio” dove, con l’occupazione della Cisgiordania da una parte e la riduzione della Striscia di Gaza a un campo di concentramento a cielo aperto per 1 milione e 800.000 palestinesi dall’altra, Israele può permettersi, tranquillamente, incurante del minimo rispetto dei diritti umani, di testare i più diversi metodi di repressione di massa che poi potranno essere globalizzati in altre parti del mondo.
Per i palestinesi rimasti all'interno dei confini del regime israeliano, vige invece un regime di apartheid: non hanno gli stessi diritti degli ebrei, condizione confermata nel luglio 2018 con l'adozione della legge che ufficializza Israele come “stato-nazione degli ebrei”.
Tutto ciò accade all’interno della Palestina, ma anche per i paesi confinanti Israele ha sempre rappresentato un gravissimo pericolo: ricordiamo la guerra contro l’Egitto di Nasser nel 1956 a fianco di inglesi e francesi, due guerre in Libano, l’aiuto fornito ad alcune milizie “ribelli” siriane con forniture di armi, assistenza e i frequenti bombardamenti contro uno stato sovrano, la Siria. Israele ha premuto per la distruzione prima dell’Iraq, ora della Siria e nel prossimo futuro dell’Iran, stavolta anche con un’alleanza più o meno esplicita con i regimi reazionari arabi sunniti del Golfo.
Costruendo un'economia sul colonialismo e sulla guerra imperialista, essendo sostenuta e legandosi strutturalmente alle principali potenze imperialiste e in particolare agli Usa, Israele è divenuto un paese ricco e potente, anche se piccolo per estensione: infatti in molti campi (tecnologico militare, medico, agroalimentare, nanotecnologie, ecc..) risulta essere all’avanguardia nella ricerca nelle sue università e istituti che vantano importanti collaborazioni internazionali, ed è proprio in questo quadro che si esplicherà la presenza di Israele ad ESOF 2020. Israele è anche il paese al mondo dove in maniera più profonda si realizza la compenetrazione tra ricerca in ambito civile e quella in ambito militare e dove la stessa ricerca civile è chiaramente funzionale non al progresso umano ma al soggiogamento altrui (tipico esempio le applicazioni in ambito agricolo a beneficio delle colonie e a danno dei palestinesi).[8]
Nel 2005 la società civile palestinese lanciò il movimento BDS (Boicotta, Disinvesti e Sanziona) che, prendendo esempio dal movimento antiapartheid nei confronti del Sudafrica, chiede alle organizzazioni internazionali della società civile e alle coscienze delle donne e degli uomini di tutto il mondo di imporre ampi boicottaggi e realizzare iniziative di disinvestimento contro lo stato di Israele.
Gli obiettivi del BDS sono i seguenti:
-) fine dell’occupazione e della colonizzazione israeliana e smantellamento del muro;
-) fine delle discriminazioni e riconoscimento di uguali diritti ai cittadini arabo-palestinesi di Israele;
-) diritto al ritorno dei profughi palestinesi alla loro terra sancito dalla risoluzione 194 dell’ONU.
Le rivendicazioni del BDS sono in linea con le numerose risoluzioni Onu di condanna del regime israeliano: sono più di settant'anni che Israele agisce in spregio del diritto internazionale [9] e anche ultimamente sta confermando e aggravando questa condotta criminale, basti pensare ai massacri dei manifestanti nella Striscia di Gaza.[10]
Vogliamo ricordare come il boicottaggio a tutti i livelli fu un'arma fondamentale nella sconfitta del regime segregazionista sudafricano, che il premio Nobel per la pace Desmond Tutu ha giustamente assimilato all'attuale regime israelian.[11]
Il BDS ha già ottenuto risultati per avanzare in questo senso, tra cui il blocco delle forniture della multinazionale israeliana Sodastream per i distributori pubblici di acqua addizionata di anidride carbonica a Trieste, nel novembre del 2013.[12]
Un aspetto molto importante della campagna BDS riguarda il boicottaggio accademico, proprio per le strettissime relazioni che intercorrono fra istituti di ricerca e università e apparato militare/repressivo: vorremmo qui ricordare l’appello lanciato due anni fa che raccolse più di trecento firme tra i docenti universitari per il boicottaggio degli accordi tra gli istituti accademici italiani e l’Istituto Israeliano di Tecnologia, il Technion.[12]
Con questa lettera ci rivolgiamo a voi rappresentanti del mondo scientifico e intellettuale affinchè condividiate il boicottaggio della cooperazione accademica e scientifica di questo regime criminale, sciogliendo ogni rapporto con Israele e i suoi istituti scientifici e culturali, in vista di Esof2020. In questo modo darete un grande contributo affinché effettivamente il progresso scientifico e tecnologico sia al servizio dell'umanità e non possa essere rivolto contro i popoli e, nel caso specifico, contro il popolo palestinese.
Noi, ovviamente, non staremo a guardare e daremo il nostro contributo perché questo avvenga.
Ringraziando dell'attenzione e attendendo risposta, porgiamo
distinti saluti
Comitato BDS Trieste
Note:
[1] https://www.fondazioneinternazionale.org/trieste-esof-2020-citta-europea-della-scienza/
[3] https://www.facebook.com/proESOF2020/
[5] Di seguito alcuni esempi.
Per quanto riguarda l'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, si veda il progetto Cinel (https://www.inogs.it/it/content/partita-la-seconda-campagna-glider-del-progetto-cinel), che va a sondare le acque del Mediterraneo Orientale, dove dovrà passare il gasdotto Eastmed, basato anche sui giacimenti rubati ai palestinesi (http://contropiano.org/news/politica-news/2017/03/08/italia-israele-gasdotto-della-vergogna-089635).
Per quanto riguarda la Sissa, possiamo citare la collaborazione con l'università Ebraica di Gerusalemme, in un progetto di studio del riconoscimento delle emozioni sul volto umano, facilmente applicabile a scopi repressivi (conduzione di interrogatori, pressioni sui prigionieri politici, videosorveglianza...). Vedi https://insula.sissa.it/collaboration/hebrew-university-jerusalem-israel.
Con l'università Ebraica, pesantemente coinvolta con gli apparati bellici israeliani, risulta avere rapporti anche l'Ictp (vedi ad esempio http://indico.ictp.it/event/8865/).
Anche l'Università di Trieste intrattiene rapporti con Israele, tanto che questo paese è stato l'unico dove l'attuale Rettore si è recato in visita ufficiale (vedi https://www.units.it/news/il-rettore-visita-ufficiale-israele) nonchè viene citato tra le direttrici "preferenziali" nei rapporti esteri dell'ateneo triestino. Vedi https://www.triesteallnews.it/2018/03/22/maurizio-fermeglia-universita-di-trieste-oggi-sfide-e-futuro/
[8] Sull'organicità degli apparati accademici e di ricerca israeliani con quelli bellici e di espansione coloniale, vedi Pianificare l'oppressione. La complicità dell'accademia israeliana, a cura di E. Bartolomei, N. Perugini, C. Tagliacozzo, Edizioni Seb27, 2010.
[9] http://www.infopal.it/israele-70-anni-risoluzioni-onu-disattese/
[10] Vedi https://www.mokazine.com/read/progettopalestinabds/pratiche-israeliane-nei-confronti-del-popolo-palestinese-e-questione-dell-apartheid-di-richard-falk-e-virginia-tilley?fbclid=IwAR3CKw8R3bIDwZbFRqt6NVZmNDTA20YB-YlmA7W8bsWWzanPktF1tNMn3Ic nonchè http://www.infopal.it/rapporto-onu-sulla-grande-marcia-del-ritorno-nessuna-giustificazione-israele-non-puo-sparare-ai-manifestanti-con-munizioni-letali/
[11] http://www.perlapace.it/tutu-esorta-gli-ebrei-a-rifiutare-l-oppressione-dei-palestinesi/
[12] Vedi https://bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-stop-sodastream1/1809-sodastream-congress