Notizie

Noi, curatori della 31esima Biennale di San Paolo, sosteniamo gli artisti e capiamo la loro posizione.

Crediamo anche che la dichiarazione e la richiesta degli artisti dovrebbero darci anche una spinta in avanti per pensare alla provenienza delle fonti di finanziamento per i grandi eventi culturali. Gran parte del lavoro della 31esima Biennale mira a dimostrare che lotta per la giustizia in Brasile, America Latina e in altre parti del mondo sono collegate. L'idea di vivere in tempi di transizione è fondamentale per questa Biennale, tempi in cui i vecchi schemi di comportamento sono esausti e le credenze di lunga data sono in discussione. Questa transizione riguarda anche il rapporto tra curatori e organizzatori di grandi eventi culturali come questa Biennale. All'inizio, abbiamo accettato l'accordo tradizionale per cui i curatori avevano libertà artistica e la Fondazione la responsabilità per gli affari finanziari e amministrativi. La Fondazione Biennale di San Paolo ha molto correttamente mantenuto a questo accordo. A nostra volta, abbiamo assistito nella raccolta internazionale di fondi.

A causa della situazione a Gaza, il film festival di Bristol ha rifiutato il finanziamento dell’Ambasciata israeliana per coprire i costi di viaggio di due registi israeliani.

Un portavoce del festival Encounters ha affermato che la decisione è stata presa per mantenere “uno status politico neutrale.”

Yoav Homung e Niv Shpigel sono previsti presenziare alle proiezioni dei loro film, Deserted e Load, il prossimo mese.

Il regista britannico Ken Loach ha chiesto il “boicottaggio di tutti gli eventi culturali supportati dallo Stato israeliano” ad una cerimonia di premiazione in omaggio a due registi palestinesi.

Al Film Festival di Sarajevo (15-23 Agosto), il regista di Kes e di The Wind That Shakes The Barley ha tenuto ieri sera un discorso pieno di passione, in cui ha consegnato il Premio Fondazione Katrin Cartlidge ai registi palestinesi Abdel Salam Shehadeh e Ashraf Mashharawi.

Loach ha definito i due come “probabilmente i due più grandi registi di oggi al mondo, poichè girano i loro film a Gaza.”

Ahram Hebdo, sito francese cugino di Ahram Online, ha parlato con la cantante algerina Souad Massi, che spiega il perchè del suo rifiuto a cantare in Israele e riflette si suoi recenti concerti a Cordova e in Marocco.

Questa lettera aperta, sottoscritta da 147 figure alla data indicata, è stata scritta dai membri del Middle East Caucus (MEC) della Società per gli Studi sul Cinema e sui Media (SCMS), ed è stata approvata dall’Asian/Pacific American Caucus dello SCMS, dal Center for Constitutional Rights, dal U.S. Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel, dall’Indian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel, dall’Association des Universitaires pour le Respect du Droit International en Palestine, e dal Palestine Solidarity Committee in India.  La lettera sarà infine inviata al Consiglio Esecutivo dell’SCMS insieme alla richiesta che faciliti, a livello di organizzazione, la considerazione di un appoggio ufficiale al BDS. La lista completa delle sottoscrizioni più essere consultata a questo link. Firme aggiuntive da parte di studiosi e comunità cinematografiche e dei media possono essere inviate a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il Film Festival Ebraico nel Regno Unito (JFFUK) ha perso la sua sede principale, dopo che il Teatro Tricycle a nord di Londra si è rifiutato di ospitarlo a causa dei finanziamenti che il JFFUK riceve dal governo israeliano.

I gestori del teatro, che si descrive come “una sede locale con una visione internazionale,” hanno affermato che poichè il festival è stato in parte finanziato dal governo israeliano attraverso la sua ambasciata, ricevere soldi da esso sarebbe “inopportuno, data l'attuale conflitto in Israele e Gaza.”

La decisione, tuttavia, è stata immediatamente condannata come "vergognosa" da parte del Consiglio dei Deputati e del Jewish Leadership Council, che ha sostenuto che ciò dimostra che "il boicottaggio di Israele porta inevitabilmente alla persecuzione della cultura e degli individui ebraici in tutto il mondo.”

Attivisti in Scozia dicono che c'è una repulsione diffusa contro gli attacchi contro i palestinesi.

Gli attivisti in Scozia sono riusciti a fare pressione sugli organizzatori di un festival delle arti per la rimozione dell'Incubator Theater Company finanziato da Israele, da un locale nel centro di Edimburgo.

Le proteste contro la rappresentazione di Incubator, un "opera hip-hop" intitolata The City, sono iniziate con una lettera firmata da oltre cinquanta tra  gli artisti e scrittori di più alto profilo in Scozia, tra cui la scozzese Makar (poeta laureato) Liz Lochhead. La rappresentazione era in programma per il Fringe di Edimburgo, reputato il più grande festival delle arti del mondo.

Altri firmatari della lettera aperta chiedono il boicottaggio di Incubator inclusi il romanziere e pittore Alasdair Gray ed il drammaturgo David Greig.

Era stato previsto un picchetto quotidiano del teatro pop-up organizzato da Underbelly,  promotore del festival,. Le manifestazioni sono state convocate dal Palestine Solidarity Campaign scozzese e da altri gruppi di solidarietà palestinesi.

Diversi tweet dei fan al concerto dei Massive Attack al festival Longitude di Dublino hanno confermato il forte sostegno della band per Gaza. Durante la canzone Safe From Harm sono state proiettate delle crude immagini di Gaza. Il giornale Irish Mirror ha riferito che durante la canzone Unfinished Sympathy, si è fermato tutto per poi proiettare il numero dei morti a Gaza. Il concerto dei Massive Attack chiudeva il festival sul palco centrale.

massive-attack-600

 Nel 2010, Robert Del Naja ha affermato il suo impegno per il boicottaggio culturale di Israele in un'intervista con William Parry:

"Penso che noi musicisti abbiamo un ruolo importante da svolgere", ha detto Del Naja. "Trovo che più sono coinvolto, più il movimento diventa qualcosa di tangibile. Mi ricordo quando andavo ai concerti di "Artists Against Apartheid” e di "Rock Against Racism" nello stesso periodo. I gruppi come i Clash e gli Specials hanno avuto molta influenza sulle menti dei giovani in quei giorni".[1]

Note:

[1] The Silent Treatment http://www.newstatesman.com/music/2010/09/israel-interview-boycott-naja
see also "More from Robert Del Naja on the Israel Boycott"
http://www.newstatesman.com/blogs/cultural-capital/2010/09/massive-attack-naja-israel

Fonte: Refrain from Playing Israel

Traduzione di BDS Italia

Noi lavoratori della cultura che rappresentiamo la maggior parte delle organizzazioni artistiche palestinesi, condanniamo l'attacco e l'aggressione a Gaza di Israele e l'uccisione e mutilazione indiscriminata di civili, tra cui molte donne e bambini.

Come artisti l'arma più potente che abbiamo è la nostra capacità di recitare, sognare immaginare. Le forze dell'oppressione hanno paura di questa arma, perché finché siamo capaci di immaginare un altro tipo di realtà, abbiamo il potere di perseguirla - una Palestina libera e giusta. 

Per oltre sei decenni i palestinesi sono stati sistematicamente privati delle loro terre, acqua, e libertà di movimento. Gli insediamenti continuano, un muro viene eretto sulla terra occupata e Gaza è da più di sei anni stretta da un assedio soffocante.

Israele rappresenta l'attuale massacro a Gaza come una guerra tra loro e Hamas,  parte della odiosa campagna mediatica che trasforma gli oppressi nei "cattivi". L'ultimo attacco di Israele contro Gaza è un crimine che va compreso all'interno del contesto della occupazione e dell'apartheid da parte di Israele.

“Credo che la musica abbia il potere di smuovere le coscienze e di suggerire nuovi percorsi”

Con questa frase un mese fa, il compositore e trombettista isolano di fama internazionale Paolo Fresu, giustificava la sua partecipazione all’Israel festival di Gerusalemme, evento organizzato con la partecipazione del governo Israeliano. A nulla valsero le molteplici richieste di boicottaggio lanciate dall’associazione Sardegna Palestina attraverso una petizione che aveva il duplice obbiettivo di chiedere all’artista di prendere posizione netta contro Israele e di risvegliare la sensibilità sopita della popolazione a fronte di una situazione insostenibile.
Oggi, mentre i cieli di Gaza si affollano di missili e fumo nero e i social network rimbalzano le crude immagini della violenza occupante di Israele, un’altra artista entra nel ciclone delle polemiche. Sabato 2 agosto si esibirà a Siddi, all’interno del festival “Appetitosamente”, la cantante Noa, già nota alle associazioni pro-Palestina per le sue dichiarazioni in supporto delle politiche di Israele durante la campagna militare denominata Piombo Fuso:

«Io so che nel profondo del vostro cuore desiderate la morte di questa bestia chiamata Hamas, che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria […] Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e vi liberi definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e cessino di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini»

Il lavoro “che tutti noi sappiamo deve esser fatto” venne portato a termine da Israele e portò alla morte di «1500 palestinesi, di cui 400 bambini, e oltre 100 donne, provocando oltre 5000 feriti e riducendo Gaza a un cumulo di macerie» (fonte: Sardegna-Palestina