In principio, a fine Luglio, fu Eric Burdon, ex cantante degli Animals, a dichiarare di aver cancellato la sua performance prevista in Israele per l'1 Agosto in seguito alle presunte email “minacciose” che disse di aver ricevuto da esponenti del movimento BDS per farlo desistere dal suo intento di suonare insieme ai T-Slam, rock band israeliana, nella città israeliana di Benjamina.

Marianna Burdon, manager del cantante, scrisse in una lettera indirizzata a quest'ultimi che “[...] Siamo sotto crescente pressione, incluse molte email minacciose che stiamo ricevendo quotidianamente. Non voglio mettere Eric in pericolo.”

Qualche giorno più tardi, arrivò la smentita per bocca di Eric Burdon in persona, in cui palesò la sua ferma volontà di suonare in Israele al grido di “alle persone non può essere tolta la musica. Tutti ne hanno bisogno e non ha niente a che fare con la politica. Tutti hanno diritto al divertimento, indipendemente dalla loro situazione e dalla politica del proprio paese.”

Certo, le parole di Eric Burdon avrebbero un senso se si stesse parlando di un paese normale, non di uno Stato, quello israeliano, che ad oggi ha infranto 73 risoluzioni dell'ONU e che quotidianamente vìola varie leggi internazionali e che opprime un altro popolo, quello palestinese, in un regime coloniale e di Apartheid.

Tenendo conto che:

  • Esibirsi in Israele, oggi, significa esibirsi per un ristretta casta di persone che trae profitto e benessere da un regime di Apartheid [1], andando così ad avvallare il concetto di “giustizia” dell'oppressore;

  • Ai palestinesi dei Territori Occupati, della Striscia di Gaza, e ai profughi sparsi del mondo è fisicamente impedito di andare ad assistere ai concerti in Israele, in piena violazione del diritto alla libertà di movimento e del diritto al ritorno;

  • Gli artisti che richiamano un grande pubblico vengono fatti suonare ad Yarkon Park, costruito sulle ceneri del villaggio palestinese di Jarisha, distrutto durante l'ondata di pulizia etnica del 1948; [2]

 

noi riteniamo che, contrariamente a quanto detto da Eric Burdon, arte e politica non siano separabili e che, anzi, gli artisti che vanno ad esibirsi in Israele sono chiamati a rispondere delle proprie responsabilità di collaborazione nelle violazioni dei principi universali dei diritti dell'uomo nei confronti del popolo palestinese.

Suonare in Israele signifca supportare l'Apartheid

 

Di seguito, riportiamo il comunicato dello USACBI (Campagna Statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele) in risposta alle dichiarazioni di Eric Burdon sulle presunte “minacce” ricevute:

La Campagna Statunitense per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele accoglie con piacere il crescente numero di artisti internazionali che stanno cancellando le loro performance in Israele. Ad accompagnarsi a questi successi però ci sono alcune asserzioni secondo cui alcuni artisti avrebbero ricevuto minacce per forzarli ad annullare le loro performance. Per rispondere a queste accuse, lo USACBI vuole sia chiaro in cosa consiste il nostro lavoro, e come viene svolto.

USACBI (insieme ai suoi partner, tra cui PACBI, Us Campaign to End the Israeli Occupation, Adalah-NY, Boycott From Within, InCACBI etc.) contatta gli artisti che hanno in programma un'esibizione in Israele. Lanciamo attivamente un appello a costoro e li informiamo dell'appello palestinese di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele. Ci assicuriamo che questi artisti capiscano che le iniziative di boicottaggio e disinvestimento sono una strategia non violenta di solidarietà globale, e che il movimento BDS andrà avanti finchè Israele non si atterrà al rispetto delle leggi internazionali e porrà fine alla sua illegale occupazione militare, smantellerà il Muro dell'Apartheid, riconoscerà i diritti fonamentali dei cittadini palestinesi in Israele e rispetterà il diritto al ritorno dei profughi palestinesi così come sancito dalla risoluzione ONU n° 194.

Molti artisti hanno ascoltato la chiamata al boicottaggio culturale di Israele, tra cui Elvis Costello, Roger Waters, Alice Walker e Mira Nair, e molti di questi hanno anche rilasciato dichiarazioni ufficiali in cui spiegavano il perchè della loro sceltà in solidarietà alla popolazione palestinese, oppressa quotidianamente,

Sebbene noi e i nostri collaboratori incitiamo gli artisti a non oltrepassare la linea di picchetto suonando in Israele, e sebbene ci adoperiamo in profondi sforzi per educare gli artisti sulle ragioni del boicottaggio, non abbiamo mai inoltrato alcuna minaccia a contro chi non volesse ascolterci. Le recenti dichiarazioni sulle minacce ricevute dall'ex cantante degli Animals Eric Burdon, pubblicate sul quotidano Ha'aretz, sono vaghe e senza alcuna prova. Non sappiamo se sono stato inventate da qualche media contrario al movimento BDS, e dagli stessi artisti o dai loro agenti, o se sono frasi ingigantite di affermazioni fatte da singoli individui che non rappresentano il movimento BDS.

USACBI porta avanti la strategia BDS non attraverso le minacce, ma bensì esponendo quali siano le ingiustizie perpetrate da Israele, promuovendo una lotta non violenta per rimediare a quest'ultime e arrivare al riconoscimento dei diritti del popolo palestinese.

 

 

Salif Keita

A fine agosto, è arrivato il turno di Salif Keita, artista afropop di fama mondiale, che cancellò la performance in programma al Jerusalem Festival of Sacred Music.

Analogamente a quanto insostanzialmente affermato da Eric Burdon, anche l'artista malese Keita avrebbe annullato la sua esibizione a causa di presunte “minacce”.

Secondo quanto riportato dallo staff di Electronic Intifada, la moglie del cantante africano, nonché sua agente, Coumba Makalou, ha affermato che la decisione di annullare la performance è scaturita da “centinaia di minacce e intimidazioni ricevute via mail”.

Anche in questo caso però, non è stata portata alcuna singola prova a sostegno di tali affermazioni, né è stato fatto alcun esposto alle autorità competenti in merito a ciò, così come buon senso voglia nel caso in cui si parli di minacce.

Molto probabilmente, il fare riscorso a fantomatiche minacce e a dichiarazioni potenzialmente diffamatorie potrebbe essere una tattica adottata da certi artisti laddove questi non se la sentissero di violare l'appello palestinese al boicottaggio, unito alla mancanza di coraggio di prendere una chiara posizione politica contro il regime di Apartheid applicato dal governo israeliano.

 

 

 

 

[1] L' Apartheid in Palestina, rapporto di Human Rights Watch sui territori arabi occupati da Israele - Mimesi Edizioni, 2012

[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Jarisha

 

 

Fonti: usacbi.org

           electronicintifada.net

Traduzioni: BDS Italia