Era l'ultima serata del tanto atteso spettacolo di tre giorni al Festival Internazionale di Edimburgo della Batsheva Dance Company. Lo spettacolo, Hora, aveva ricevuto recensioni da cinque stelle dovunque era stato messo in scena, in modo che il Festival sembrava un luogo perfetto per l’ultima performance della compagnia prima di tornare in Israele.
Lo spettacolo si era concluso, il pubblico era andato via, e Ohad Naharin, direttore della compagnia, stava solo per strada fuori dal teatro, stanco e terreo in volto. Perché non stava dietro le quinte con il resto della troupe, facendo saltare il tappo dello champagne e festeggiando la fine delle performance presso il prestigioso Festival?
Era perché attivisti per i diritti umani erano stati presenti - sia all'esterno che all'interno del teatro - per tutti i tre giorni, invitando il pubblico a boicottare gli spettacoli e chiedendo al direttore del Festival, Johnathan Mills, di annullare le performance rimanenti.
L'atmosfera all'interno del teatro era stata definita dalla critica come 'tesa, snervante, agitata e inquietante', mentre fuori i manifestanti cantavano con energia, con l’entusiasmo che cresceva ogni volta qualcuno entrava nel teatro per interrompere lo spettacolo (circa 15 interruzioni durante le tre serate) e tornava poi ad unirsi alla folla, e quando membri del pubblico restituivano i loro biglietti al botteghino dopo aver saputo della Batsheva e dei suoi rapporti con lo stato di Israele. Biglietti erano stati bruciati sul marciapiede fuori da teatro, e mentre il pubblico entrava e usciva ogni sera, i manifestanti cantavano 'I vostri biglietti sono coperti di sangue palestinese!'
Il patetico tentativo della Federazione sionista britannica di organizzare una contro-manifestazione, in occasione della prima serata, si era risolto nella distribuzione di volantini da parte di 5 persone avvolte in bandiere israeliane. Non erano tornate per le altre due serate.
Una lettera pubblicata all'inizio della settimana sul giornale The Herald aveva chiesto al direttore del festival Johnathan Mills di annullare l’invito alla compagnia di danza, segnalando che la stessa aveva partecipato all’iniziativa “Marchio Israele” e criticando la troupe perché nelle tournee internazionali agiva da ambasciatore culturale per lo stato di Apartheid di Israele. La lettera era stata firmata da importanti personalità culturali scozzesi, tra cui Liz Lochhead, che aveva anche scritto un articolo per l'Herald, dove spiegava perché sosteneva il totale boicottaggio accademico e culturale di Israele.
Vedere Ohad Naharin, fuori dal teatro Sabato sera, domandarsi se la troupe poteva distanziarsi pubblicamente dalla campagna “Marchio Israele” e chiedere la fine dell'occupazione della Cisgiordania e di Gaza, ha dimostrato che questa settimana è stata un importante momento nella storia del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni.
Se i nostri governi non riescono a prendere provvedimenti contro le continue atrocità commesse contro i palestinesi da parte dello stato di Israele - e di fatto, continuano a premiare Israele attraverso concessioni commerciali - dobbiamo essere noi a rispondere con forza. Se Batsheva tornerà nel Regno Unito verso la fine di quest'anno, sa che si dovrà aspettare la stessa accoglienza ricevuta a Edimburgo questo mese.
L'arte non può distrarre dalla realtà dell'Apartheid. Continueremo a lottare per la Palestina libera.
Fonte: We are all Hana Shalabi
Altre foto, e maggiori informazioni sulla campagna No 2 Brand Israel / Don't Dance with Israeli Apartheid
Traduzione di BDS Italia