Il PEN American Center provoca la rabbia dei propri membri per la ‘promozione di un governo che nega i diritti umani’
Più di 100 scrittori, compresi i premi Pulitzer Alice Walker, Richard Ford e Junot Díaz, hanno chiesto al PEN American Center “di rifiutare l'appoggio dell'ambasciata di Israele” in una furibonda lettera aperta.
Inviata al PEN American Center e ad altri partecipanti al festival a marzo ma pubblicata mercoledì online, la lettera si oppone alla sponsorizzazione dell'ambasciata israeliana all'annuale PEN World Voices Festival (PWVF), un evento della durata di sette giorni che si svolgerà a New York alla fine di questo mese.
Nei materiali promozionali l'ambasciata israeliana figura come "campione" del festival, uno dei livelli di coinvolgimento, e come sponsor del dibattito Ninety Minutes, Three Minds che coinvolgerà l'autrice israeliana nata in Etiopia Dalia Betolin-Sherman.
“È profondamente increscioso che il festival abbia scelto di accettare la sponsorizzazione del governo israeliano, proprio mentre questo intensifica la negazione pluridecennale dei diritti fondamentali del popolo palestinese, che comprende il prendere spesso di mira giornalisti e scrittori palestinesi,” dice la lettera, inviata da Adalah-NY, The New York Campaign for the Boycott of Israel, un gruppo americano che fa campagna per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.
Fra gli scrittori che hanno sottoscritto la protesta ci sono l'ex presidente e vice presidente dell'English PEN, Gillian Slovo e Kamila Shamsie; la poetessa Eileen Myles; le autrici Louise Erdrich e Ahdaf Soueif; e lo scrittore palestinese Ahmad Qatamesh, la cui incarcerazione senza processo ad opera del governo israeliano è stata criticata dal PEN International.
Alice Walker, autrice de "Il colore viola", ha detto: “Come membro del PEN, voglio che questa organizzazione, che dovrebbe essere un campione dei diritti degli scrittori, difenda studenti, accademici e scrittori palestinesi che stanno soffrendo sotto un regime israeliano repressivo che nega il loro diritto alla libertà di espressione. L'ultima cosa che il PEN dovrebbe fare è fare partnership con un governo che nega ai palestinesi i loro diritti umani fondamentali.”
Il PEN American Center ha risposto con una email ai suoi membri dell'autore Colm Tóibín, che presiede il festival 2016, e del suo direttore Jakab Orsos. Facendo riferimento alla sua politica, formalmente adottata nel 2007, la lettera dice che il festival non parteciperà a “boicottaggi culturali di alcun genere – che impediscono la libera espressione individuale – quale che sia la causa”.
Aggiunge: “Nei dodici anni dalla sua fondazione, il PWVF ha ricevuto finanziamenti da molte fonti, comprese diverse dozzine di governi che hanno pagato a singoli scrittori dei propri paesi spese di viaggio e di altro genere. Questo comprende le sovvenzioni ricevute per il PWVF 2016.
“La varietà del nostro finanziamento contribuisce a garantire che le decisioni sulla programmazione siano le nostre. È importante notare che le sponsorizzazioni nazionali degli scrittori del festival non implicano alcuna approvazione delle politiche di quei governi, e non hanno influenza sulle decisioni di appoggio alla libera espressione del PEN.”
Marilyn Hacker, vincitrice del premio PEN Voelcker per la poesia e del premio PEN per la poesia in traduzione, ha dichiarato: “Anche se il PEN si oppone ad ogni forma di boicottaggio, dovrebbe applicare degli standard etici e politici che proibiscano partnership con chi viola in modo significativo i diritti umani. Su questa unica base il PEN dovrebbe escludere una partnership con il governo israeliano.”
La portavoce del PEN American Center Sarah Edkins ha detto che la sponsorizzazione dell'ambasciata israeliana “non riguarda i costi complessivi del festival” e copre solo “i costi connessi al viaggio per autori israeliani già scelti dalla nostra équipe per la partecipazione”. Ha aggiunto che il denaro ha coperto i biglietti aerei, il vitto e alloggio e gli interpreti per gli autori israeliani.
L'ambasciata israeliana dal 2006 ha partecipato diverse volte al festival, e nel 2015 figurava come patrocinatore accanto al governo australiano e al British Council. In seguito alla guerra di Gaza nel 2008-2009, al ministro degli esteri israeliano furono accordati 2 milioni di dollari in più per migliorare l'immagine globale di Israele, con l'allora vice direttore generale per gli affari culturali del ministero Arye Mekel che diceva al New York Times: “Manderemo all'estero romanzieri e scrittori ben noti, compagnie teatrali, mostre. In questo modo si mostra il volto più grazioso di Israele, in modo che non pensino a noi unicamente nel contesto della guerra.”
Il PEN American Center è già stato criticato prima da membri di altri rami del PEN. Nel 2015, più di 200 scrittori protestarono dopo che, sulla scia dell'attacco ai suoi uffici di Parigi, assegnò alla rivista satirica francese Charlie Hebdo un premio per la libertà di espressione.
Quella lettera sosteneva che, scegliendo Charlie Hebdo, il PEN stava “valorizzando materiale selettivamente offensivo: materiale che intensifica i sentimenti anti islamici, anti-Maghreb e antiarabi già prevalenti nel mondo occidentale”.
Fonte: The Guardian
Traduzione di BDS Italia