Estratto del racconto di Vittorio Agnoletto sul Festival del Cinema di Locarno
“Abbiamo saputo che il Locarno Film Festival ha deciso di mettere Israele al centro dell’edizione di quest’anno, nella iniziativa “Carte Blanche”, in collaborazione con il Fondo Israeliano per il Cinema. Questo fondo è un’agenzia finanziata dal governo israeliano… È inoltre sostenuto dal Dipartimento per il Cinema del Ministero degli Affari Esteri il cui scopo è quello di “promuovere film israeliani all’estero con il sostegno degli addetti culturali delle ambasciate israeliane in tutto il mondo”.
Noi, i sottoscritti registi e professionisti del cinema, desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione per la scelta del Festival di Locarno di collaborare con il Fondo israeliano del Cinema e con il Ministero degli Esteri israeliano, nonostante il fatto che Israele non ha solo continuato, ma ha anche intensificato l’occupazione, la colonizzazione e la pulizia etnica che porta avanti da decenni contro il popolo palestinese.
Siamo particolarmente turbati dalla tempistica della decisione del Locarno Film Festival di promuovere Israele; decisione che arriva sulla scia della recente strage provocata da Israele a Gaza nell’estate del 2014, in cui più di duemila palestinesi sono stati uccisi, tra cui oltre cinquecento bambini. La decisione del Festival di Locarno segue anche l’elezione del più razzista governo di estrema destra nella storia di Israele.
Data l’attuale belligeranza dimostrata da Israele con i suoi continui attacchi brutali contro civili e infrastrutture palestinesi, giustificati dallo stesso Ministero degli Affari Esteri che avete scelto come partner del Festival, chiediamo agli organizzatori del Festival di riconsiderare il rapporto con il governo di Israele e di interrompere la collaborazione con il Fondo Israeliano del Cinema, con il Ministro israeliano degli Affari Esteri e con tutti gli altri enti ufficiali israeliani. Se l’idea è quella di sostenere i singoli cineasti israeliani o proiettare film israeliani, ci sono molti modi per farlo senza accettare finanziamenti o altre forme di sostegno da parte delle organizzazioni statali e del governo israeliano……
Speriamo che i nostri colleghi e amici del Festival di Locarno saranno dalla nostra parte. Ci auguriamo che riconoscerete la gravità della situazione attuale, e che sceglierete di prendere una posizione per la dignità umana di fronte alle barbarie e alle ingiustizie perpetrate contro qualsiasi popolo…”.
Questo è l’appello lanciato dalla campagna BDS , Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, sottoscritto nell’aprile 2015 da oltre duecento cineasti di tutto il mondo e rivolto agli organizzatori del festival. Tra i primi firmatari vi sono Annemarie Jacir ( Palestine), Elia Suleiman ( France), Ken Loach (UK), Mira Nair (India/Uganda) e Hany Abu-Assad (Palestine). Tra le adesioni anche tre cineasti israeliani: Rona Even Merrill (Israel/USA), Eyal Sivan ( France/Israel) e Rachel Leah Jones ( Israel); purtroppo quasi nulla è la presenza italiana vi troviamo solo Monica Maurer (Germany/Italy), E. Nina Rothe (USA/Italy) e Marco Pasquini(Italy).
La risposta della direzione del Festival, trinceratasi dietro la libertà di scelta artistica, è stata semplicemente quella di cambiare il nome alla sezione destinata ad ospitare e a premiare i film in post-produzione, quest’anno dedicata ai film israeliani: non più “Carte Blanche” ma “ First Look” con un primo premio di 60.000 euro. Immediata la risposta di alcuni registi tunisini che hanno deciso di non partecipare con i loro film alla rassegna, scelta a cui ha fatto seguito una critica conferenza stampa organizzata da BDS Svizzera.
Qualche giorno prima dell’apertura della rassegna cinematografica Piazza Grande avrebbe dovuto ospitare, per un evento non direttamente inserito nel Festival, ma comunque ad esso collegato, Ken Loach e la proiezione del suo film “ La Canzone di Carla” (1996), famosa pellicola ambientata nel Nicaragua sandinista; ma le polemiche sui premi ai film israeliani hanno reso impossibile questo straordinario appuntamento.
In risposta alla scelta del Festival l’8 agosto l’ ISPEC, Istituto di Storia e Filosofia del Pensiero Contemporaneo e il Centro Culturale Rivellino, due realtà molto vivaci nel panorama ticinese, hanno organizzato una rassegna cinematografica dando ampio spazio ai film palestinesi tra i quali “Il sale e il mare “ e “ Quando ti ho visto” di Annemarie Jacir.
Non c’è dubbio che la libertà di scelta artistica vada tutelata e riconosciuta a chiunque; ma diverso è ritenere che la produzione culturale possa essere valutata senza porsi delle banali domande su chi la sta sostenendo economicamente e su chi la pubblicizza, soprattutto quando si decide di supportare a propria volta con somme significative tale produzione, come è avvenuto in questa occasione.
Fonte: Pressenza