2 luglio 2024
LETTERA APERTA AGLI ORDINI DELLE PROFESSIONI SANITARIE
da parte della Rete Nazionale Sanitari per Gaza
Scriviamo questa lettera, come operatori sanitari e come cittadini, dopo essere stati messi al corrente dell’evacuazione forzata in corso allo European Gaza Hospital, in quanto potenziale obiettivo militare.
Negli ultimi nove mesi abbiamo assistito al massacro quotidiano di civili palestinesi, soprattutto donne e bambini, per il continuo bombardamento da parte dell’esercito israeliano. Gli attacchi non hanno risparmiato gli ospedali, i pazienti, il personale sanitario e i convogli di pazienti, in evidente violazione della Quarta Convenzione di Ginevra (articoli 18, 19, 20 e 21).
Tutti i trentasei ospedali di Gaza sono stati bombardati, e al momento 17 di essi sono solo parzialmente funzionanti, con 19 non funzionanti (dati WHO, aggiornati al 6 giugno 2024). Circa 500 operatori sanitari sono stati uccisi dal 7 ottobre (dati aggiornati al 16 maggio 2024 del Ministero della Salute di Gaza, confermati dall’ONU).
Quello che è in atto a Gaza non è effetto di danni collaterali: è un attacco sistematico e intenzionale contro i diritti alla salute e alla sopravvivenza di un’intera popolazione, una popolazione che viene così, una volta di più, deumanizzata.
L’attacco genocidario di Israele contro i bambini e i civili di Gaza è brutale, inumano e illegale. Secondo i dati di Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’UNRWA, sono stati uccisi più bambini a Gaza negli ultimi 8 mesi (15780) che in tutto il mondo tra 2019 e 2022. Un report di Save the Children del giugno 2024 ha evidenziato come, oltre ai più di 15000 bambini uccisi a Gaza, altri 21000 sono dispersi, di cui 4000 probabilmente rimasti sotto le macerie, sepolti in fosse comuni o bruciati vivi.
La Corte Internazionale di Giustizia ha denunciato il “reale e imminente rischio” di genocidio ai danni dei palestinesi a Gaza, e ha ordinato a Israele di mettere fine immediatamente alla sua offensiva militare: lo Stato di Israele ha ignorato questi ordini.
Dopo il brutale assalto israeliano contro Rafah sotto gli occhi del mondo, a prendersi cura delle vittime è lo European Gaza Hospital. In questo ospedale hanno trovato rifugio più di 20000 bambini, soprattutto orfani, mutilati, rimasti ciechi o feriti gravemente. Non si deve inoltre dimenticare lo stato di grave malnutrizione cui sono sottoposti, dovuta alla scelta di Israele di usare la fame come arma genocidaria (avendo bloccato l’entrata di cibo, acqua e dispositivi sanitari a Gaza).
In questa situazione, i nostri colleghi a Gaza sono attualmente costretti dalle truppe israeliane a evacuare i pazienti dall’EGH al Nasser Hospital, obbligandoli a un percorso di 6 km su strade non sicure e in assenza di corridoi umanitari. Non è ovviamente possibile evacuare dall’ospedale pazienti con ferite gravi (ad esempio ferite addominali aperte, amputazioni, arti fratturati, …).
Essendo uno degli ultimi ospedali parzialmente funzionanti a Gaza, un attacco contro l’EGH significherebbe “sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale” (articolo II della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio).
L’Italia ha aderito alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio: per questo motivo, il nostro paese è tenuto a spendersi per la prevenzione del genocidio e il rispetto della Convenzione stessa (nonché del diritto internazionale).
Il diritto internazionale obbliga alla protezione di ospedali e civili, e non può più essere calpestato. Questa brutalità, questi trattamenti inumani e crudeli di civili e bambini devono finire ora.
Da mesi ormai esprimiamo la richiesta di un cessate il fuoco immediato e permanente e dell’instaurazione di corridoi umanitari, per permettere ai colleghi l’assistenza ai feriti, ai malati cronici e oncologici, alle donne in gravidanza, ai neonati a rischio.
Gli attacchi agli ospedali devono finire subito, e si deve puntare al pieno ripristino delle strutture sanitarie, delle forniture di cibo, acqua, elettricità, dispositivi medicali e medicinali.
La protezione delle strutture e del personale sanitario è conditio sine qua non per la protezione della vita e della salute umana, che per noi è e deve essere sacra e centrale. Confidiamo che i primi a farsi carico di quanto accaduto e che sta ancora accadendo in Palestina, supportando e facendo propria ufficialmente questa nostra richiesta, siano proprio gli Ordini Professionali che rappresentano le categorie di noi operatori sanitari, gli Organismi Accademici e delle Aziende Sanitarie, in virtù dei principi ispiratori che ci legano al Giuramento di Ippocrate, nonché al più universale obbligo etico di “restare umani”.
Rete Nazionale Sanitari per Gaza