(Quella che segue è la traccia per un intervento fatto ad un'iniziativa che si è svolta a Torino nell'ambito della campagna del Movimento No TAV "C'è lavoro e lavoro" e BDS armamenti)

L'ultima volta che mi è sembrato di trovarmi in Palestina è stato poco meno di due settimane fa, quando insieme a qualche centinaio di persone del movimento No TAV ci siamo recat* a Lione per manifestare insieme ai/alle compagn* d'Oltralpe la nostra opposizione a questa grande opera nociva, inutile e costosa; lo abbiamo fatto nel momento in cui François Hollande e Mario Monti firmavano degli accordi imprescindibili -secondo i media main stream- sull'alta velocità ferroviaria, accordi in massima misura rivelatisi poi essere inerenti mantrici discorsi di crescita economica europea e a proposito del rafforzamento della cooperazione di polizia a livello bilaterale per la "sicurezza interna" (stavano forse il presidente ed il primo ministro facendo riferimento all'Eurogendfor, ovvero la Forza di Gendarmeria europea, una sorta di polizia politica europea svincolata da controlli parlamentari e non dipendente dalla magistratura per cui è stata scelta la sede della caserma dei carabinieri "Generale Chinotto" a Vicenza?), a proposito di ulteriori scambi commerciali di armamenti e di una da loro auspicata intensificazione della cooperazione militare tra i due Paesi (qui il documento completo http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/vertice_italo_francese_20121203.pdf).

In quell'occasione, il 3 dicembre, la quantità e soprattutto la qualità dello schieramento di forze e di mezzi della Gendarmerie, l'equipaggiamento delle forze del disordine (muniti anche di spray urticanti, flash bombs, taser, proiettili di gomma, etc), il numero e le modalità di controllo e sorveglianza che ci sono stati imposti diverse volte tra il nostro varco d'entrata e poi d'uscita attraverso il Frejus, hanno fatto sì che per alcuni momenti invece delle decembrine Alpi francesi innevate, mi ritrovassi davanti agli occhi della mente la terra dell'Intifada, di ulivi secolari, la terra lambita dal nostro stesso mar Mediterraneo, che come diceva Vittorio, non ci divide ma ci unisce, quella terra palestinese sottoposta alla devastazione e al saccheggio dell'occupante israeliano.

Quella volta a Lione eravamo in trasferta, ma non è la prima volta che mi capita col movimento No TAV di avere di questi "miraggi", soprattutto nella ben nota Striscia di Susa, dove sorge da un anno e mezzo un fortino militare circondato da un'agghiacciante filo spinato che come sappiamo è di produzione israeliana, dove è facile incorrere in check point da parte delle forze della repressione, dove abbiamo visto qualche mese fa aggiungere dei pannelli a mo' di muro alle già cospicue recinzioni e new jersey, dove con un brivido sempre più forte lungo la schiena stiamo vedendo costruire la "Berlinese", che ci richiama alla memoria non solo il muro dell'odierna capitale tedesca, ma anche il muro dell'apartheid che è stato eretto brutalmente in territorio palestinese, che una volta finito sarà lungo circa 730 km ed è in costruzione da 10 anni da parte dell'entità sionista foraggiata e sovvenzionata da governi conniventi statunitensi ed europei. Questa è la più grande opera devastante israeliana mai realizzata, poi sono seguite altre costruzioni di muri, ai confini spesso imposti dai sionisti col Libano, con la Siria, con l'Egitto, e quello con la Giordania è in fase di progettazione.
Questi muri, queste barriere, servono ad Israele ad impedire il libero movimento delle persone, e per chi, sebbene indesiderato, riuscisse comunque a passare, sono pronti quelli che in Italia chiamano CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione; il campo di internamento per migranti più grande del mondo e senza limiti temporali di detenzione si sta terminando di costruire nel deserto del Negev.

I centri di prigionia, siano essi per migranti o per palestinesi (attualmente più di 4500 palestinesi sono prigionieri dell'occupante israeliano), sono una vera cuccagna per tutta una serie di aziende che trovano nel controllo e nella sorveglianza la propria ragion d'essere: facciamo l'esempio della G4S, multinazionale anglo-danese di servizi che ultimamente si è occupata, insieme all'esercito inglese, della "sicurezza" per il grande evento delle olimpiadi inglesi. In Israele provvede agli equipaggiamenti di sicurezza delle prigioni, dei check point militari, presta servizi per i dispositivi di sorveglianza del muro dell'apartheid e per le colonie israeliane (per approfondire http://whoprofits.org/sites/default/files/WhoProfits-PrivateSecurity-G4S.pdf). Lunghi e numerosi sono i tentacoli della G4S anche in Italia, che lavora come ISS Italia nel settore dell'"Integrated Facility Management": immancabile chiaramente la fornitura di servizi in fatto di sicurezza (http://www.issfacilityservices.it/servizi/security-services).

Sul fronte della sorveglianza in ambito civile bisogna anche ricordare che è di fabbricazione israeliana il software "intelligente" (è in grado di identificare persone in movimento o "sospette" senza che necessariamente ci sia un operatore dall'altro lato dello schermo) delle telecamere installate per la prima volta a Milano nell'ottobre del 2010, software che era stato importato da Israele dall'ex vicesindaco meneghino De Corato già nell'intento di affrontare il rischio terrorismo in occasione di Expo 2015, altra grande opera inutile, nociva e costosa a cui Israele non ha potuto fare a meno di riservare un grande investimento.
I rapporti economico-militari tra Italia ed Israele si fanno sempre più stretti, nell'ambito della ricerca universitaria (attraverso accordi di cooperazione e progetti congiunti su argomenti e settori più o meno dichiaratamente militaristi), nell'ambito della compravendita di mezzi bellici (Alenia Aermacchi, società di Finmeccanica, sta per consegnare ad Israele 30 jet M346, addestratori già strutturati per essere armati con missili o bombe, in cambio di due velivoli di pronto allarme Gulfstream 550 con relativi centri di comando, controllo e sistemi elettronici ed un sistema satellitare elettro-ottico ad alta risoluzione di seconda generazione Ofeq; inoltre, anche Israele acquisterà i cacciabombardieri F 35, in numero di 20) e di sistemi di sorveglianza (sempre di produzione israeliana, precisamente della Elbit Systems -la stessa società che ha contribuito alla costruzione del muro della vergogna-, i cosiddetti "radar antimigranti" che si volevano installare sulle coste delle grandi isole e del meridione italiani). Ormai addirittura in alcuni aeroporti italiani all'imbarco per i voli per Tel Aviv si inizierà ad assaporare la mania di sicurezza, o meglio la voglia esasperata di controllo degli israeliani venendo sottopost* a procedure di controllo proprio da parte loro (http://www.aeroporti.com/aeroporti/enac/120921enac.html).

Procedono poi le operazioni militari congiunte tra i due Paesi, sia nel deserto del Negev che a Decimomannu, e sempre in Sardegna da anni ormai aerei da guerra israeliani testano le armi che poi vengono sistematicamente impiegate contro i palestinesi, in particolar modo questo accade nel Poligono Interforze del Salto di Quirra, nel sud-est dell'isola.
E sempre in Italia, precisamente nella base militare di Camp Darby in provincia di Livorno si ha notizia che vengano stoccate le DIME (Dense Inert Metal Explosive) che nella pratica sono delle atomiche in miniatura, che uccideranno o feriranno tanti e tante palestinesi grazie alla mano israeliana ed al sistema che la sorregge, mano peraltro già pesantemente armata per quanto riguarda il nucleare: infatti Israele da decenni è in possesso di almeno 200 testate atomiche, ed ha sequestrato,deportato ed imprigionato per 18 anni, di cui 11 passati in isolamento, Mordechai Vanunu, lo scienziato che ha messo il mondo a conoscenza della cosa.

Questo è solo un breve excursus di come vanno stringendosi le relazioni economico-militari tra Italia ed Israele, e tant* di noi stanno osservando sempre più spesso come le modalità e gli strumenti per il controllo delle popolazioni e per la repressione dei conflitti sociali utilizzati dagli Stati in gran parte del mondo si assomiglino sempre di più. Eppur questo non basta, perché le rivolte e le lotte non si fermeranno e non si arresteranno mai. E di questo sì, possono starne sicur*.

 

Valentina

BDS armamenti
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(Per approfondire, leggi anche http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2012/11/patto-militare-italia-israele-un.html e l'opuscolo "Il Sistema Israele e le sue tracce nel mondo" http://romperelerighe.noblogs.org/post/2011/09/28/il-sistema-israele-e-le-sue-tracce-nel-mondo/)