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BDS Italia celebra il successo della campagna di boicottaggio contro l'accordo tra l'italiana IREN e Mekorot, l'ente pubblico israeliano responsabile dell'apartheid dell'acqua contro i palestinesi. Ancora una volta abbiamo la prova che il BDS funziona.
Nei giorni scorsi la stampa locale e nazionale ha riferito che l'azienda multiservizi IREN, società che fornisce acqua, energia elettrica e gas, che serve numerosi comuni del nord Italia, ha rescisso un accordo economico con la società israeliana Mekorot, non rinnovando il contratto dopo appena un anno. IREN è di proprietà pubblica ed è nel mirino dal gennaio 2023, subito dopo la pubblicazione del protocollo d’intesa.
L'amministratore delegato di IREN non ha rivelato i contenuti dell'accordo, ma indiscrezioni pervenute dall'interno della società confermano che il memorandum avrebbe previsto uno scambio delle rispettive conoscenze tecnologiche nella gestione dell' acqua e una pianificazione congiunta per ottenere finanziamenti da parte dell'Unione Europea e a livello locale. livello. Mekorot voleva, in altre parole, condividere con IREN le stesse tecnologie che l'azienda utilizza nei territori palestinesi occupati per rafforzare il sistema di apartheid, discriminazione, oppressione e pulizia etnica del popolo palestinese, come documentato dalle ricerche svolte da attivisti dei diritti umani sia palestinesi che israeliani.
Attivisti e sostenitori del BDS, gruppi per la protezione dell'ambiente, amministratori di enti locali, sindacati, cittadini, tutti si sono uniti e hanno portato avanti la campagna.
Questa vittoria non fermerà la lotta contro la complicità con l’Israele dell’apartheid: ci sono ancora molte aziende da boicottare a causa del loro coinvolgimento nel progetto di occupazione militare, poiché tutti sappiamo che la cooperazione con le aziende israeliane legittima il regime coloniale dello Stato di Israele.
La campagna sottolinea l’importanza di unire le forze di tutti i movimenti politici territoriali e i gruppi di base per raggiungere un obiettivo comune: è stato inviato un messaggio chiaro a tutte quelle aziende che traggono profitto dall’occupazione israeliana. Chiediamo a tutte le parti economiche e politiche di tagliare i legami con Israele e di porre fine alla complicità nel genocidio in corso del popolo palestinese: non smetteremo di agire per interrompere le relazioni economiche e politiche con Israele fino alla fine dell'occupazione israeliana e del regime di apartheid, con pieno riconoscimento dei diritti di tutte e tutti.
BDS Italia
Ancora una volta esultiamo alla notizia che le nostre campagne di boicottaggio sono andate a segno! Nei giorni scorsi la stampa ha difatti reso noto che l’azienda multiservizi, acqua, luce e gas, IREN, a partecipazione pubblica, nel nostro mirino da gennaio 2023, ha interrotto i suoi accordi economici con l’azienda israeliana Mekorot, mediante il mancato rinnovo degli stessi. Gli accordi avrebbero previsto uno scambio sulle rispettive conoscenze tecnologiche nella gestione dell’acqua. In particolare Mekorot intendeva condividere con IREN le stesse tecnologie che l’azienda utilizza, nelle terre palestinesi occupate, per rinforzare il sistema di apartheid, discriminazione, oppressione e pulizia etnica del popolo palestinese.
Amaro il gusto di questa vittoria in quanto sono ancora molte le aziende da boicottare in virtù delle relazioni che intessono con le aziende israeliane, e che in tal modo legittimano il regime coloniale dello stato di Israele. Tuttavia riconosciamo in questa vicenda un segnale forte dell’importanza di unire le forze di tutti quei movimenti politici territoriali che organizzandosi insieme, dal basso, hanno deciso, per l’ennesima volta, di mandare un messaggio chiaro, a tutte quelle aziende che, facendo accordi economici con Israele, fanno profitto sul sacrificio di vite umane, ovvero che noi non saremo complici, noi non resteremo a guardare e non ci fermeremo finché tutte le relazioni economiche con Israele non verranno interrotte, finché non avverrà il cessate il fuoco, la fine dell’apartheid contro i palestinesi e l’occupazione coloniale israeliana.
BDS Italia
Genova, sit-in contro l’accordo tra la multiservizi Iren e l’israeliana Mekorot: “In Palestina acqua gestita come strumento di apartheid”
Una cinquantina di attivisti, sindacalisti e alcuni dipendenti Iren ha partecipato ieri, giovedì 25 gennaio, al presidio contro il protocollo d’intesa tra la multiservizi e la società idrica israeliana Mekorot. È la quarta iniziativa di protesta contro Iren a Genova, mentre in altri comuni tra Emilia-Romagna, Piemonte e Liguria si ripetono e sono annunciati nuovi volantinaggi che invitano a boicottare la società “fino alla chiusura dell’accordo”.
“La maggior parte dei dipendenti con cui ho parlato è contraria a questo protocollo dal punto di vista etico – spiega il delegato Usb Sandro Platone – ma c’è anche l’imbarazzo di dover mettere noi la faccia con i clienti, per scelte fatte dai vertici che rifiutano di fornire chiarimenti e temporeggiando nel tornare sui propri passi e ritirare l’accordo”. Una protesta che va avanti dallo scorso anno, questa contro il protocollo Iren-Mekorot, che è cresciuta di pari passo con l’escalation bellica a Gaza, dal momento che l’esercito di Netanyahu non fa mistero di avere usato proprio il monopolio dell’energia elettrica e dell’acqua come “armi” per convincere la popolazione civile della Striscia di Gaza ad abbandonare le proprie case prima dei bombardamenti e dell’ingresso dell’esercito. Ma le polemiche precedono la riacutizzazione del conflitto: “Da anni le Nazioni Unite denunciano come Mekorot sia strumento del sistema di apartheid di Israele contro il popolo palestinese”, scandiscono al microfono gli attivisti davanti alla sede commerciale di Iren di Genova (chiusa per lavori di manutenzione, come avviene ogni volta in occasione di queste iniziative). Alla protesta di attivisti e sindacati di base, in Liguria come in Emilia Romagna, si unisce la voce dei sindacati confederali, che rappresentano una grande fetta dei dipendenti della società e fin dall’inizio contestano il protocollo: “Alle nostre richieste di chiarimento non abbiamo ricevuto nessuna risposta dall’azienda – spiega al Fatto il segretario Filctem Cgil Silvano Chiantia – pensiamo sia opportuno ritirare questo accordo, soprattutto in questo momento drammatico, continueremo a chiederlo in tutte le sedi aziendali e istituzionali dove sarà possibile”.
Fin dalle prime contestazioni dello scorso anno, la linea ufficiale di Iren sulle critiche a questo protocollo è quella del silenzio stampa, un no comment, ribadito anche ieri al Fatto. Firmato nel gennaio 2023 dal presidente di Iren Luca Dal Fabbro e da Yitzhak Aharonovich, suo omologo di Mekorot, con questo accordo la società italiana dichiarava di averne ricavato attività di formazione in ambiti come le perdite di rete (in media Iren dichiara di perdere un 33% dell’acqua trasportata, la società israeliana meno del 3%), la qualità idrica con sistemi di filtrazione, depurazione, recupero acque reflue e desalinizzazione (che oggi presenta costi elevatissimi), cybersecurity. “Tutte tecniche che probabilmente l’azienda, i cui principali azionisti sono i comuni di Genova, Torino e Reggio Emilia, avrebbe potuto acquisire altrove – spiegano gli attivisti della Campagna BDS – forse a costi più elevati di quanto non possa proporre Mekorot, interessata all’accordo con società europee senza i quali non potrebbe intercettare (come già fatto in passato) i milioni di euro messi in campo dai bandi europei “Horizon” per la ricerca e l’innovazione”. Nei fatti, a distanza di un anno di questi “buoni propositi” di acquisizione di competenze pare non se ne sia fatto nulla. Intanto Mekorot, che gestisce il 90% dell’acqua potabile in Palestina, continua a ricevere accuse di violazioni. Tra altre violazioni contestate al governo israeliano, già in un report Onu del 2019 si contestavano le attività di sfruttamento delle risorse naturali presenti nei territori palestinesi occupati: “Violazioni dirette delle responsabilità legali che derivano dall’essere una potenza occupante – scriveva Michael Lynk per l’Alto commissariato per i diritti umani – portano quasi 5 milioni di palestinesi ad avere difficoltà nell’accesso all’approvvigionamento idrico”. Tutti aspetti che “i vertici di Iren avrebbero facilmente potuto verificare con una rapida ricerca su Google – osservano gli attivisti – dal momento che l’accesso all’acqua è diventato nel tempo uno dei più noti simboli delle violazioni dei diritti umani dei palestinesi”.
La proprietà di tutti i sistemi di approvvigionamento idrico della Cisgiordania e della Striscia di Gaza sono in mano a Mekorot, che le distribuirebbe in maniera estremamente disequilibrata. Se infatti il consumo di acqua nei territori occupati per i “coloni” è di 200 litri di acqua al giorno, la stessa quantità che viene erogata a Tel Aviv, ai palestinesi della Cisgiordania restano solo 85 litri al giorno, più dei 77 concessi a Gaza prima del conflitto, ma decisamente meno dei 100 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa come limite minimo di accesso all’acqua. Così le famiglie palestinesi, private di un bene essenziale come l’acqua, sono costrette a comprarla in bottiglia dalla stessa Mekorot, in una situazione che davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, ancora pochi giorni fa, è stata definita “apartheid dell’acqua”.
Il Consiglio comunale di Bagnolo in Piano ha approvato con voti unanimi, nella seduta del 23 gennaio 2024, la mozione sottoscritta da 𝗖𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮 𝗔𝘇𝘇𝗶𝗻𝗶 (Bagnolo Viva), 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗦𝗶𝗴𝗻𝗼𝗿𝗶 (Alternativa Bagnolo) e 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗔𝗿𝘁𝗶𝗼𝗹𝗶 (Bagnolo Viva), recante a oggetto
"V̳e̳r̳i̳f̳i̳c̳a̳ ̳v̳i̳o̳l̳a̳z̳i̳o̳n̳e̳ ̳c̳o̳d̳i̳c̳e̳ ̳e̳t̳i̳c̳o̳ ̳I̳R̳E̳N̳ ̳S̳p̳a̳ ̳n̳e̳l̳l̳a̳ ̳s̳t̳i̳p̳u̳l̳a̳z̳i̳o̳n̳e̳ ̳e̳ ̳n̳e̳l̳ ̳m̳a̳n̳t̳e̳n̳i̳m̳e̳n̳t̳o̳ ̳d̳i̳ ̳u̳n̳ ̳a̳c̳c̳o̳r̳d̳o̳ ̳d̳i̳ ̳c̳o̳l̳l̳a̳b̳o̳r̳a̳z̳i̳o̳n̳e̳ ̳c̳o̳n̳ ̳M̳e̳k̳o̳r̳o̳t̳ ̳I̳s̳r̳a̳e̳l̳ ̳N̳a̳z̳i̳o̳n̳a̳l̳ ̳W̳a̳t̳e̳r̳ ̳C̳o̳.̳"
Il Comune di Bagnolo è azionista di Iren e il dispositivo della mozione ha quindi carattere assai concreto. L'accordo Iren-Mekorot, annunciato a gennaio 2023, risulta secretato in quanto "vincolato alla riservatezza" e quindi non consultabile.
La mozione, dopo avere diffusamente rappresentato la condotta di Mekorot nei confronti dei palestinesi così come evidenziata da documenti ufficiali anche di fonti istituzionali internazionali, richiamati in un'ampia bibliografia allegata, ed essersi riferita al "Codice etico" di Iren, "𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘢 𝘭’𝘈𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘢𝘭𝘦, 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘚𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘰 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘦𝘨𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰𝘳𝘦, 𝘢 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘯𝘴𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘨𝘪𝘭𝘢𝘯𝘻𝘢, 𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘯𝘴𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘥’𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘢𝘭 𝘊𝘰𝘭𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰 𝘴𝘪𝘯𝘥𝘢𝘤𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘪 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘭’𝘢𝘱𝘦𝘳𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯’𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘢𝘭 𝘧𝘪𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘭’𝘈𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘶𝘰 𝘵𝘳𝘢𝘮𝘪𝘵𝘦 𝘢𝘪 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢𝘥𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘶𝘯𝘪𝘵𝘢̀ 𝘭𝘰𝘤𝘢𝘭𝘦" onde appurare:
- "𝘴𝘦 𝘴𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘢 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘥𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘪 '𝘥𝘶𝘦 𝘥𝘪𝘭𝘪𝘨𝘦𝘯𝘤𝘦' 𝘦 𝘥𝘪 𝘷𝘢𝘭𝘶𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘳𝘪𝘴𝘤𝘩𝘪𝘰 𝘢𝘯𝘵𝘦𝘤𝘦𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘦 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵 𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘢 𝘢𝘴𝘴𝘶𝘮𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 '𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰' 𝘥𝘪 𝘐𝘳𝘦𝘯" 𝘦 "𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘴𝘰 𝘢𝘧𝘧𝘦𝘳𝘮𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘪 𝘯𝘦 𝘴𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘭𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘥𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘢𝘭 𝘴𝘶𝘥𝘥𝘦𝘵𝘵𝘰 '𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰' 𝘦 𝘴𝘦 𝘥𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘦𝘥𝘶𝘳𝘢 𝘴𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘱𝘰𝘪 𝘳𝘪𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘳𝘴𝘰 𝘥𝘦𝘭 2023, 𝘪𝘯 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘭'𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘭𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘦𝘴𝘦 𝘥𝘪 𝘰𝘵𝘵𝘰𝘣𝘳𝘦";
- "𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘪𝘴𝘶𝘳𝘢 𝘭’𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘷𝘦𝘯𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘴𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢, 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘪𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 4.2 𝘥𝘦𝘭 '𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰'" di Iren;
- "𝘴𝘦 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵 𝘴𝘪 𝘴𝘪𝘢 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 '𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰' 𝘥𝘪 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰 𝘢𝘪 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘪 4.1 𝘦 4.2 𝘥𝘦𝘭 𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘮𝘦𝘥𝘦𝘴𝘪𝘮𝘰";
- "𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘢𝘱𝘱𝘶𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵 𝘯𝘰𝘯 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪𝘻𝘻𝘪, 𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘪 𝘷𝘢𝘯𝘵𝘢𝘨𝘨𝘪 𝘥𝘦𝘳𝘪𝘷𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰𝘴𝘤𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 𝘐𝘳𝘦𝘯 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘯𝘵𝘳𝘢𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘱𝘰𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘢𝘭𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘦𝘴𝘦 𝘱𝘳𝘢𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘨𝘦𝘯𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘮𝘮𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘷𝘪𝘰𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘯𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘳𝘪𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢".
Inoltre, "𝘲𝘶𝘢𝘭𝘰𝘳𝘢 𝘴𝘪𝘢 𝘢𝘤𝘤𝘭𝘢𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰𝘵𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵 𝘴𝘪 𝘴𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘪𝘰𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦 '𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘪̂ 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘦 𝘪 𝘷𝘢𝘭𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢𝘭𝘦' 𝘥𝘪 𝘐𝘳𝘦𝘯", il Consiglio comunale di Bagnolo "𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘥𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘦𝘥𝘦𝘴𝘪𝘮𝘢, 𝘢𝘪 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘨𝘭𝘪 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘪 𝘢𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 3.6 𝘥𝘦𝘭 '𝘊𝘰𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘦𝘵𝘪𝘤𝘰', 𝘳𝘦𝘤𝘦𝘥𝘢 𝘥𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘭𝘭𝘢𝘣𝘰𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘔𝘦𝘬𝘰𝘳𝘰𝘵, 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦𝘴𝘪̀ 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘢, 𝘯𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘦 𝘪𝘯𝘦𝘲𝘶𝘪𝘷𝘰𝘤𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘢𝘯𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘵𝘪𝘷𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘰𝘵𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢".
Tutta la parte di ricerca, di approfondimento e di reperimento delle fonti è stata curata da Chiara Azzini insieme ad Anna Cervi. A loro quindi va il merito principale.
Alternativa Bagnolo, nella persona del capogruppo Marco Signori, ha contribuito per la finitura tecnica e formale del documento.
Alternativa Bagnolo esprime grande soddisfazione per l'avvenuta approvazione e auspica che questa possa trovare riscontro in analoghe iniziative in altri comuni della provincia e in azioni civili del medesimo tenore promosse da associazioni, comitati e singoli cittadini.
Gruppo consiliare Alternativa Bagnolo
Per coloro che vogliano mandare un messaggio a IREN, a seguito del cambio di fornitore, per protestare contro il grave errore commesso nella stipula dell'accordo con Mekorot, complice del sistema di apartheid di Israele contro il popolo palestinese, proponiamo la seguente lettera da inviare ai tre indirizzi sotto:
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al proprio sindaco (se il comune è socio di Iren)
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Spett.le IREN,
comunico di aver cambiato gestore della fornitura di elettricità e gas a causa della vostra colpevole collaborazione con l’azienda israeliana Mekorot, tra i principali fautori delle discriminazioni e violazioni dei diritti umani nel sistema di apartheid attuato dallo stato di Israele nei confronti del popolo palestinese.
Mekorot, grazie alla concessione dello stato e dell’esercito israeliani, da più di 40 anni, ha acquisito il monopolio della gestione delle falde acquifere nel territorio palestinese occupato, vendendo l’acqua alle comunità palestinesi ad un prezzo 10 volte maggiore rispetto a quello offerto alle colonie illegali israeliane.
Mekorot a fianco dell’Amministrazione Civile Israeliana e l’Esercito di “Difesa” Israeliano impedisce al popolo palestinese di costruire le infrastrutture necessarie alla creazione di una gestione indipendente delle loro risorse idriche. Con questo stesso fine confisca e distrugge le infrastrutture esistenti.
Lo stato di Israele per mezzo di Mekorot utilizza l’acqua, che quest’ultima gestisce, come ricatto nei confronti di ogni tipo di dissenso da parte dell’Autorità Palestinese o del popolo palestinese nei territori occupati. Del resto le palestinesə ricevono normalmente un quantitativo di acqua inferiore a quello ritenuto minimo per un buono stato di salute dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, ovvero meno della metà di quella che ricevono i coloni israeliani.
Ad oggi, questa stessa azienda è colpevole di lasciare Gaza senz’acqua potabile, pur continuando a sfruttare la falda acquifera costiera che vi scorre sotto. Il sovrasfruttamento della falda acquifera costiera, per un uso non sostenibile nelle colonie israeliane illegali, ha inoltre generato da tempo un depauperamento del bacino sotterraneo, richiamando acqua marina nel sottosuolo e rendendola di conseguenza non più potabile. Ciò ha causato un inevitabile peggioramento dello stato di salute già precario della popolazione palestinese locale.
Attraverso l’utilizzo di un bene primario come l’acqua quale elemento di marginalizzazione, segregazione e pulizia etnica, l’azienda Mekorot, nel 2020 è stata elencata, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra le aziende che traggono profitto dall’occupazione della Palestina e che ne trasformano l’occupazione militare in un’occupazione amministrativa, definita come regime di Apartheid dall’ONU stesso, oltre che da svariate organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani quali Amnesty International, Human Rights Watch e altre.
L’accordo tra Iren e Mekorot è in chiara violazione del codice etico di IREN e della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione e la Repressione del Crimine di Apartheid.
L’azienda idrica Olandese Vitens nel 2013, e quella portoghese EPAL l'anno successivo, hanno interrotto le relazioni commerciali con Mekorot, nel rifiuto di una anche minima complicità con i crimini commessi da questa azienda, già chiari all’epoca ed oggi ancor più evidenti.
Cosa impedisce dunque a IREN, società partecipata dal mio comune, il quale, in qualità di azionista, è già stato più volte interpellato dai comitati locali contro l’accordo e che ha inesorabilmente respinto le loro istanze, di arrestare subito ogni collaborazione in atto con Mekorot?
Data__________ Firma____________________________ Cittadinə di ____________________
Interrogazione a risposta scritta al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Al Ministro dello Sviluppo Economico,
Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Premesso che:
Nel dicembre 2022, l'accordo tra la multiutility IREN, partecipata dai comuni di Genova, Torino e Reggio Emilia, e l'azienda idrica nazionale di Israele Mekorot ha sollevato serie preoccupazioni. Mekorot è stata inserita dall'Assemblea Generale dell'ONU nell'elenco delle aziende che beneficiano dell'occupazione dei territori palestinesi. L'accordo tra IREN e Mekorot prevede uno scambio di know-how, con implicazioni etiche e legali rilevanti.
L'azienda Mekorot è stata accusata di praticare politiche discriminatorie nell'accesso all'acqua nei territori palestinesi e di causare una crisi idrica a Gaza. Inoltre, l'accordo tra IREN e Mekorot sembra violare sia il codice etico di IREN che quello dei Comuni soci riguardo ai diritti umani.
Cittadini, comitati locali e sindacati hanno espresso disapprovazione, e un gruppo politico ha presentato un esposto in Procura contro il Comune di Reggio Emilia:-
Se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'accordo tra IREN e Mekorot e delle preoccupazioni sollevate in merito alla violazione dei diritti umani nei territori palestinesi.
Come intendano posizionarsi rispetto alle proprie responsabilità in merito al diritto internazionale e al rispetto dei principi etici e di giustizia sociale.
Quali azioni vogliano intraprendere per garantire la coerenza delle aziende a partecipazione pubblica con i codici etici nazionali e internazionali, in particolare in riferimento al trattamento dei diritti umani nei territori palestinesi.
Come valutino l'adeguatezza dell'accordo alla luce del dettagliato report pubblicato dall'ONG israeliana Who Profits, evidenziando lo sfruttamento delle risorse idriche palestinesi da parte di Israele.
On. Stefania Ascari
17:28
Reggio Emilia in Comune ha presentato nei giorni scorsi un esposto in procura per la vicenda dell’accordo tra Iren e la israeliana Mekorot. L’accusa è violazione Statuto Comunale.
"L’esposto chiama in causa l’Amministrazione e il suo legale rappresentante, il sindaco Vecchi, per non aver bloccato l’accordo Iren-Mekorot – scrivono da Rec – ll Comune di Reggio Emilia è tra i principali azionisti di Iren Spa con una quota pari al 6,42%.
Il sindaco risulta essere il coordinatore del Patto parasociale di Iren. Ricordiamo che la Mekorot Water Company Ltd., la compagnia idrica nazionale di Israele, compare nel database dell’Onu delle società che traggono profitto dall’azione di occupazione e colonizzazione israeliana sui territori palestinesi, complici quindi del progetto coloniale illegale di Israele.
Tutto questo si pone in contrapposizione con lo Statuto Comunale: l’articolo 13 obbliga la nostra Amministrazione a “riconoscere il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua potabile come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile”".
Fonte: Il Resto del Carlino
Alla presidente Commissione Speciale "Diritti umani", dott.ssa Marwa Mahmoud
Al presidente Commissione "Innovazione, sviluppo economico", ing. Paolo Genta
Il 10 gennaio 2023 Iren Spa, la multiutility italiana del Nord Ovest, e Mekorot, la compagnia idrica nazionale di Israele, hanno siglato un protocollo d'intesa per lo sviluppo e la condivisione delle rispettive conoscenze industriali nel settore idrico.
Organizzazioni internazionali, quali Human Rights Watch e Amnesty International, hanno documentato come Israele eserciti un controllo totale sulle risorse idriche palestinesi con conseguente appropriazione e prelievo di acqua palestinese, sottolineando come le politiche idriche israeliane siano uno strumento di espulsione: impediscono lo sviluppo e costringono le popolazioni palestinesi a lasciare le proprie terre.
Il crimine di apartheid commesso da Israele è stato documentato e denunciato da numerose organizzazioni internazionali e israeliane, incluse UNESCWA, Human Rights Watch, B'Tselem e Amnesty International. La convenzione internazionale contro il crimine dell'apartheid, cui anche l'Italia ha aderito, impegna le pubbliche amministrazioni a interrompere le relazioni economiche e di ricerca e sviluppo con stati accusati di apartheid.