Il Love Sharing - Festival di Teatro e cultura nonviolenta, appena conclusosi a Cagliari, ha perso dei pezzi a causa della aspra ironia della sponsorship del governo israeliano.
La scorsa settimana, l’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina aveva denunciato la sponsorship del dell’Ufficio Culturale Ambasciata di Israele, chiedendo come fosse possibile “conciliare la violenza perpetrata dall’occupazione israeliana nei confronti dei palestinesi con la cultura nonviolenta”.
L'Associazione Amicizia Sardegna-Palestina ha ricordato le violenti pratiche che Israele porta avanti da decenni, tra cui la pulizia etnica degli indigeni palestinesi dalla loro terra, ripetuti crimini di guerra documentati dalle Nazioni Unite, la tortura dei prigionieri politici palestinesi, compresi bambini, e la demolizione di case palestinesi su larga scala.
L’imprenditore senegalese Mouhamed Dieng, relatore dell’incontro “Famiglie e Comunità” in programma il 25 ottobre, ha revocato la sua adesione al festival. In un post sul suo profilo Facebook, Dieng ha affermato:
“È necessario smascherare ogni forma di propaganda che abbia lo scopo di ‘normalizzare’ il comportamento dello stato di Israele facendolo apparire come pacifista, dialogante e promotore di iniziative sullo sfondo della non violenza quando in realtà è risaputo che pratichi da svariati decenni atteggiamenti del tutto opposti nei confronti del popolo palestinese.”
Anche “Sardegna per la Pace,” gruppo di supporto locale alla II Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, ha ritirato l’adesione al festival Love Sharing. In un comunicato ha dichiarato:
“Come comitato di associazioni che hanno fatto della non violenza uno dei principali tratti distintivi del loro agire politico apprezziamo tutte le forme in cui tale messaggio viene veicolato, compresa quella artistica, ma non possiamo accettare che essa possa essere finanziata da chi pratica da tempo ed in modo feroce comportamenti opposti.”
Sardegna per la Pace ha anche chiesto agli organizzatori “un ripensamento rispetto ad una scelta che contrasta con la sua adesione alla Marcia Mondiale per la Pace”.
Il Festival ha giustificato la sua scelta affermando che aveva invitato la compagnia israeliana di danza Tami Dance Company che porta avanti “una cultura nonviolenta”, il cui direttore è un “ferreo pacifista”.
L’Associazione Amicizia Sardegna-Palestina ha fatto notare che la Tami Dance Company dichiara sul proprio sito web di essere sostenuta dai Ministeri israeliani della Cultura e degli Affari Esteri.
Il governo israeliano, in particolare attraverso questi due ministeri, utilizza apertamente la cultura per ripulirsi l’immagine e nascondere i suoi crimini di occupazione e apartheid nei confronti del popolo palestinese. Un sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri ha affermato che mandare compagnie dello spettacolo all’estero serve per “mostrare il volto più bello di Israele in modo che non sia sempre visto in un contesto di guerra.”
Come parte del movimento palestinese nonviolento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), le associazioni culturali e gli artisti palestinesi chiedono il boicottaggio delle istituzioni culturali israeliane complici delle violazioni dei diritti del popolo palestinese, comprese le compagnie di danza. Possono evitare di essere oggetto di boicottaggio coloro che riconoscano i pieni diritti del popolo palestinese garantiti dal diritto internazionale e pongano fine alla loro complicità con le violazioni da parte di Israele di questi diritti. Cosa che Tami Dance Company chiaramente non ha fatto.
Il Festival ha anche cercato di difendere la sua decisione specificando che il contributo dell'ambasciata israeliana serviva per il viaggio della compagnia di danza. L’imprenditore Dieng ha commentato:
“Qualsiasi sia l’entità del contributo ricevuto da parte dell’ufficio culturale dell’ambasciata israeliana per la realizzazione del festival ciò non toglie la profonda contraddizione di una istituzione che rappresenta lo stato di Israele che da anni strangola i diritti e le vite di milioni di palestinesi con modalità violente e sistematiche.”
In risposta all’appello della società civile palestinese, diversi festival hanno rifiutato fondi dallo stato di Israele, compreso il São Paulo Biennial. Tanti spazi culturali e festival, anche in Italia, si sono dichiarati Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI) e si sono impegnati a non contribuire alle gravi violazioni israeliane dei diritti umani del popolo palestinese.
Invitiamo il festival Love Sharing, in linea con la sua professata cultura nonviolenta, a rifiutare future collaborazioni con chi viola i diritti umani e con chi se ne rende complice, e ad unirsi alla campagna Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana, che conta 150 aderenti in tutt’Italia.
BDS Italia
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BDS Italia è un movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'occupazione e l'apartheid israeliane, costituito da associazioni e gruppi in tutta Italia che hanno aderito all'appello della società civile palestinese del 2005 e promuovono campagne e iniziative BDS a livello nazionale e locale. Il movimento BDS sostiene la parità di diritti per tutte e tutti e perciò si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa.