Più di 60 (ora 100, ndt) organizzazioni per l'emancipazione dei queer e trans di quasi 20 paesi in Europa e oltre, chiedono alle comunità LGBTQIA in tutto il mondo di boicottare l'Eurovision Song Contest 2019 in Israele.
I firmatari condannano l'uso "vergognoso" che Israele fa dell'Eurovisione, che ha un forte seguito tra le comunità LGBTQIA, per "sviare l'attenzione dai suoi crimini di guerra contro i palestinesi" e "portare avanti il suo programma di pinkwashing, l'uso cinico dei diritti degli omosessuali al fine di distogliere l’attenzione dall’occupazione da insediamento e dall'apartheid israeliani normalizzandoli".
La dichiarazione, avviata da gruppi queer palestinesi, ricorda le rivolte di Stonewall del 1969, simbolo della resistenza LGBTQIA contro le molestie e le violenze quotidiane, tracciando un parallelismo con le decine di migliaia di palestinesi che protestano a Gaza, attraverso la Grande Marcia del Ritorno, contro decenni di violenta oppressione israeliana e negazione dei diritti fondamentali.
Dallo scorso marzo, i cecchini dell'esercito israeliano hanno sparato, uccidendo oltre 200 palestinesi disarmati che partecipavano alle proteste a Gaza, ferendone 18.000, provocando in molti delle disabilità che sconvolgono la vita, in ciò che Amnesty International ha descritto come "sforzi deliberati" di uccidere e mutilare.
Israele ha tenuto un concerto celebrativo con la vincitrice dell'Eurovisione 2018, Netta Barzilai, la sera del giorno più micidiale della protesta di Gaza, quando le forze israeliane hanno massacrato 62 palestinesi disarmati. Netanyahu ha definito Barzilai "il miglior ambasciatore di Israele".
I firmatari chiedono anche il boicottaggio del Tel Aviv Pride, sostenuto dal governo israeliano, che, affermano, "sta promuovendo l'Eurovisione a fianco del Tel Aviv Pride per trarre i massimi benefici per Israele da un mese intero di pinkwashing".
I firmatari includono i collettivi palestinesi al-Qaws for Sexual and Gender Diversity in Palestinian Society (al-Qaws per la sessualità e la diversità di genere nella società palestinese), Pinkwatching Israel e Aswat-Palestinian Femminin Center for Sexual and Gender Freedoms (Aswat- Centro femminile palestinese per la libertà di sessualità e di genere), il National LGBT Committee for UNISON, uno dei maggiori sindacati del Regno Unito, i gruppi ACT UP in Francia e Regno Unito, le Panteras Rosa in Portogallo, più di 20 gruppi queer e trans in Spagna e in Italia, la Gay Liberation Network (Rete di Liberazione Gay), la Methodist Federation for Social Action e Jewish Voice for Peace New York City Queer Caucus negli Stati Uniti.
La dichiarazione dei gruppi LGBTQIA fa seguito ad un'ondata di sostegno nei confronti dell'invito palestinese al boicottaggio dell’Eurovisione in Israele (#BoycottEurovision2019), che include artisti, ex-vincitori dell'Eurovisione, concorrenti e presentatori, politici, sindacati. Decine di migliaia di persone hanno firmato una petizione che sollecita un boicottaggio dell'Eurovisione, e la band britannica The Tuts ha rifiutato l'invito a partecipare al concorso dell’Eurovisione nel Regno Unito.
Haneen Maikey, direttrice di alQaws for Sexual & Gender Diversity in Palestinian Society, ha commentato:
Come queer palestinesi, siamo rincuorati dal crescente numero di comunità LGBTQIA che prendono posizione contro il programma di "pinkwashing" di Israele in una vera manifestazione di efficace solidarietà.
Le comunità LGBTQIA si rifiutano di permettere che l'emancipazione dei queer e trans venga costantemente utilizzata dal regime di oppressione israeliano come schermo per nascondere la sua violenta oppressione nei confronti dei palestinesi. "I nostri diritti” affermano “sono inscindibili dai diritti di tutte le comunità oppresse".
Partecipare e promuovere l'invito a boicottare l'Eurovisione 2019 in Israele e il Tel Aviv Pride consente di denunciare la riprovevole cooptazione da parte del governo israeliano dei diritti degli omosessuali come strumento di pubbliche relazioni per nascondere i suoi crimini contro i palestinesi. Viene inferto un duro colpo alla sua vergognosa strategia di "pinkwashing" rivolta a mantenere il proprio regime di apartheid e i decenni di colonizzazione e occupazione della Palestina.
Per l'elenco completo dei firmatari, consultare il sito web di Pinkwatching Israel.
Per aggiungere firme di gruppi LGBTQIA, si prega di compilare questo modulo.
La campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) è stata avviata nel 2004 per contribuire alla lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza dei palestinesi. Il PACBI sostiene il boicottaggio delle istituzioni accademiche e culturali israeliane, data la loro profonda e persistente complicità nella negazione dei diritti dei palestinesi da parte di Israele, come previsto dal diritto internazionale.
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