- Circa 40 attivisti protestano davanti al Pala De André di Ravenna
- Batsheva come strumento di propaganda finanziato dal governo israeliano per nascondere occupazione e apartheid in Palestina
- La partecipazione di Batsheva al Festival offende la memoria di Mandela, difensore dei diritti dei palestinesi
- Le ragioni della protesta spiegate al pubblico: diverse persone rinunciano allo spettacolo
Il 6 luglio una quarantina di attiviste e attivisti della campagna italiana di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele (BDS Italia) e delle associazioni di Ravenna solidali con la Palestina hanno svolto un presidio davanti al Pala De André per protestare contro lo spettacolo della compagnia di danza israeliana Batsheva nell’ambito del Ravenna Festival.
Gli attivisti hanno distribuito un volantino e mostrato cartelli in cui si denunciava il ruolo di Batsheva come figura centrale della campagna di marketing Brand Israel, lanciata nel 2009 con lo scopo di presentare Israele come “paese normale” e distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale dalle continue violazioni dei diritti umani dei palestinesi e della legalità internazionale da parte del governo. Il tour di Batsheva in Italia, analogamente a quelli di altri artisti israeliani nel mondo, è finanziato dal governo di Israele e sponsorizzato dall'ambasciata israeliana. Il governo di Israele per sua stessa ammissione usa la cultura e l’arte come strumenti di propaganda.
Gli attivisti hanno anche sottolineato che partecipazione di Batsheva è in contrasto stridente con la dedica del Ravenna Festival a Nelson Mandela e offende la memoria del leader della lotta contro l'apartheid in Sudafrica, difensore dei diritti dei palestinesi.
Gli attivisti hanno parlato con il pubblico in attesa dello spettacolo spiegando le ragioni della protesta e facendo conoscere la campagna BDS. Gli spettatori non erano informati sul ruolo di Batsheva. In alcuni casi spettatori più consapevoli hanno deciso di rinunciare allo spettacolo.
Alla decisione del Ravenna Festival di confermare la partecipazione della compagnia di danza israeliana, nonostante l’appello di BDS Italia e delle associazioni di Ravenna e le lettere inviate dalla Palestina, dal Sudafrica e da Israele che chiedevano ritirare l’invito a Batsheva, le attiviste e gli attivisti hanno risposto con una serie di azioni di sensibilizzazione e di protesta in città e sui social media, culminate nel presidio di ieri sera.
Il boicottaggio culturale non è contro i singoli artisti israeliani, ma contro chi sceglie di mantenere rapporti istituzionali con il governo israeliano, prestando così i propri talenti per un uso propagandistico dell’arte, proprio come Batsheva.
Nonostante il direttore artistico della compagnia di danza Ohad Naharin abbia criticato gli abusi di Israele contro i palestinesi, le richieste di interrompere la collaborazione con Brand Israel, di rifiutare finanziamenti dal governo israeliano e di prendere una posizione netta contro le violazioni dei diritti dei palestinesi non sono state finora ascoltate.
Nei giorni scorsi nel rispondere alla domanda di un giornalista sul ruolo della danza per permettere una migliore comprensione delle istanze e delle culture altrui, il coreografo israeliano ha dichiarato: "L’arte può insegnare la virtù di una nuova soluzione e il vantaggio di rinunciare a vecchie (cattive) idee. La danza in particolare insegna che connotazioni nazionali, religiose, geografiche ed etniche non hanno importanza”. Ma l’arte di Batsheva potrà insegnarci questa virtù solo quando prenderà posizione chiaramente contro le violazioni dei diritti umani dei palestinesi e della legalità internazionale da parte di Israele, rifiutandosi di collaborare con un governo che basa la discriminazione e l’oppressione contro i palestinesi proprio sulle connotazioni nazionali, religiose, geografiche ed etniche delle sue politiche. Quando Batsheva rinuncerà alla vecchia (cattivissima) idea di essere complice delle politiche di colonizzazione e di apartheid del suo governo?
Le proteste contro Batsheva e altri artisti israeliani continueranno finche non dimostreranno di essere, nelle parole e nei fatti, contro le violazioni dei diritti dei Palestinesi, rifiutando di fare parte dell’apparato propagandistico del governo israeliano e di essere complici dell’occupazione coloniale e dell’apartheid in Palestina.
Libertà, giustizia e uguaglianza per le/i Palestinesi.
BDS Italia