Dopo essersi esibito a Tel Aviv, a dispetto degli appelli palestinesi di non permettere a Israele di usare il suo nome per coprire il proprio regime di oppressione, Caetano Veloso ha ora concluso che "non tornerà" in Israele. In un articolo intitolato "Visitare Israele per non tornare in Israele", pubblicato l'8 novembre, l'importante artista brasiliano rivela come ha preso la sua decisione dopo aver visto la realtà dell'occupazione israeliana e la sistematica, violenta repressione dei diritti umani dei palestinesi.
Veloso descrive come la sua visita al villaggio palestinese di Susiya nei Territori palestinesi occupati abbia contribuito a far luce sulla triste realtà di vivere sotto il regime israeliano di occupazione e di colonizzazione vecchio ormai di decenni. Ciò che Veloso ha ascoltato dagli abitanti palestinesi sottoposti a quotidiani violenti attacchi da parte di fanatici coloni israeliani, sotto la protezione delle forze di occupazione israeliane, lo ha fatto giungere alla conclusione che «tutte le denunce degli attivisti BDS hanno fondamento".
Rivelando che «la pace che avevo creduto [esistesse] all'interno di Tel Aviv" è sempre stata "fragile, superficiale e illusoria", Veloso scrive che lui ora vuole una pace vera, quella pace che i palestinesi hanno sempre sostenuto debba essere basata sulla giustizia e il pieno rispetto della legge internazionale. Scrive Veloso: "Ma ora la desidero sentendomi molto più vicino ai palestinesi di quanto avessi mai potuto immaginare - e più lontano da Israele di quanto il mio cuore non avrebbe nemmeno potuto [immaginare] solo un poco più di un anno fa".
Veloso dice di essersi consultato con il regista palestinese di "Paradise Now", Hany Abu-Assad, sull'appello del BDS ad annullare il concerto, e il suo consiglio era stato quello di "ascoltare le richieste del BDS".
Le opinioni di Yeshayahu Leibowitz, lo scomparso scienziato e filosofo israeliano profondamente critico riguardo l'occupazione di Israele e che ha messo a confronto alcune delle politiche israeliane, non solo con quelle dell'apartheid del Sud Africa, ma anche con le pratiche naziste durante la Seconda Guerra Mondiale, "mi hanno colpito più di tutto", scrive Caetano Veloso, "avrei dedicato il nostro concerto alla sua memoria".
Mahmoud Nawajaa, coordinatore generale del Comitato Nazionale Palestinese BDS (BNC), che guida il movimento mondiale BDS, ha risposto all'articolo di Caetano Veloso dicendo: "Siamo lieti che Caetano si sia impegnato a non esibirsi di nuovo in Israele. Ci auguriamo vivamente che tutti gli artisti brasiliani e latinoamericani diano ascolto alla richiesta di boicottaggio culturale di Israele, fatta dalla maggioranza assoluta della società civile palestinese, tra cui gli artisti palestinesi".
"Gli artisti internazionali sono tutti invitati a venire a vedere la realtà del brutale regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid sotto il quale i palestinesi vivono e contro il quale stanno conducendo l'attuale ondata di resistenza popolare. Ma possono farlo senza attraversare il picchetto internazionale, senza esibirsi a Tel Aviv, la capitale israeliana dell'apartheid e della propaganda di guerra”.
All'inizio di quest'anno Caetano Veloso e Gilberto Gil si erano rifiutati di annullare un concerto a Tel Aviv nonostante i numerosi appelli brasiliani, palestinesi e internazionali. Grandi personaggi come l'arcivescovo Desmond Tutu, Roger Waters, l'ex ministro per i diritti umani del Brasile e relatore delle Nazioni Unite Paulo Sérgio Pinheiro, scrissero allora alle due stelle brasiliane chiedendo loro di non comportarsi come se nulla fosse con uno Stato che sta commettendo crimini orribili contro il popolo palestinese.
Nel suo appello a Caetano e Gil, la Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele (PACBI) scrisse: "Il vostro Tropicalia Way prende posizione contro il razzismo e per la giustizia sociale, fate che non offra ad Israele una foglia di fico per coprire le sue violazioni dei diritti umani".
Nella sua lettera per loro l'Arcivescovo Desmond Tutu ha scritto: "Io stesso sono stato testimone della realtà dell'apartheid che Israele ha creato all'interno dei suoi confini e nei Territori palestinesi occupati (...) Se non possiamo perlomeno ascoltare gli appelli della società palestinese ad evitare di minare la loro pacifica resistenza e le aspirazioni per una vita senza oppressione, verremo meno ai nostri obblighi morali. In situazioni di oppressione, essere neutrali significa prendere le parti dell'oppressore".
Roger Waters ha scritto: "Così come i musicisti non andavano a suonare a Sun City [in Sudafrica], siamo sempre di più a non andare a suonare a Tel Aviv. Non c'è posto oggi in questo mondo per un altro regime razzista di apartheid".
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
Traduzione di BDS Italia