La scorsa notte, circa alle 3.00 del mattino locali, il Consiglio dell’Associazione degli Studenti Universitari (USAC) dell’università UCLA ha votato per 5-7-0 [favorevoli-contrari-astenuti, ndt] contro una risoluzione che restringeva le possibilità degli studenti di impegnarsi nelle politiche di disinvestimento da compagnie che traggono profitto dall’occupazione israeliana.

La risoluzione, dal titolo “Risoluzione a sostegno di passi positivi verso una pace tra israeliani e palestinesi”, è stata presentata dal partito studentesco Bruins United. Secondo almeno una delle persone presenti all’audizione pubblica alla Kerckhoff Hall, la presentazione della normativa potrebbe essere stata deliberatamente calibrata per coincidere con il periodo in cui l’associazione Students for Justice in Palestine (SJP) sarebbe stata impegnata con l’organizzazione della Settimana per la Consapevolezza della Palestina (Palestine Awareness Week), uno degli eventi più importanti del semestre.

Reputando la fine degli investimenti in attività legate all’occupazione come “dannose per il campus” e con l’apparente volontà di “aggravare la tensione”, la risoluzione cercava di sostenere gli investimenti in “compagnie e aziende come Sadara Ventures, Al-Bawadar, Cisco Systems, Inc., Microsoft Corp., Intel Corp., e Google” come alternativa al disinvestimento da imprese belliche e altre compagnie che sono direttamente attive nella perpetuazione delle violenze.

L’investimento in Sadara, azienda israelo-palestinese, era già stato proposto come alternativa alle politiche di disinvestimento all’Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana nel 2012. Prima di annullare la sua presenza all’evento senza dare spiegazioni pubbliche, Saed Neshaf, Founding Partner di Sadara, era stato ingaggiato per condurre l’Assemblea Generale organizzata dall’Auburn Theological Seminary, noto per la sua politiche anti palestinesi.

La risoluzione della UCLA può essere considerata come il primo tentativo applicato in un campus universitario di una strategia di “investimenti positivi” in sostituzione alle politiche di disinvestimento, ritenute dagli strateghi anti BDS dell’ Israel Action Network come più  convincenti per un pubblico di stampo liberale.

Prima della sessione, il Daily Bruin, giornale dell’università UCLA, ha pubblicato un articolo riguardante le vere ragioni della risoluzione a firma di Rahim Kurwa e Omar Zahzah, entrambi membri di Students for Justice in Palestine:

Come la Banca Mondiale ha fatto notare nel 2012, “le restrizioni israeliane imposte agli accessi alle risorse naturali e ai mercati” sono tra i maggiori impedimenti alla crescita del settore privato palestinese. Sfortunatamente, gli autori di questa risoluzione si concentrano sui soli investimenti, chiudendo un occhio sui perché l’economia palestinese sia così paralizzata.

Invece che approvare una risoluzione che fa sorgere più domande di quante risposte fornisca, lo USAC dovrebbe impegnarsi in una seria indagine sulle politiche degli investimenti che fornisca a ciascun gruppo studentesco di poter dire la sua.

Secondo un comunicato stampa di SJP riguardante gli atti del Consiglio:

Durante le due ore e mezzo di dibattito pubblico, più di 40 studenti provenienti da varie comunità del campus hanno preso posizione contro la risoluzione, spiegando come le sue intenzioni di sostenere i rapporti tra le comunità fossero ipocriti, vista l’esclusione di SJP nel processo di stesura del testo della risoluzione. Grandi anche le critiche, soprattutto degli studenti palestinesi, verso il concetto di “investimenti positivi” e i tentativi di proibire le discussioni delle politiche di disinvestimento dai dibattiti pubblici. Due membri del consiglio hanno ammesso di aver goduto di viaggi gratis in Israele sponsorizzati dall’ Anti-Defamation League, attiva oppositrice delle politiche di disinvestimento all’ Università della California e di SJP.

A seguito del dibattito pubblico, lo USAC ha votato 12-0 per annullare le clausole della risluzione che tentavano di “parlare al posto dei palestinesi” o che limitavano le loro capacità di adoperarsi in attività di disinvestimento.

A seguito della mozione per bloccare le clausole, l’intera risoluzione è stata poi respinta ai voti (5-7-0). SJP ha espresso la propria riconoscenza ai membri dei diversi gruppi delle organizzazioni studentesche che si sono fermati alla sessione fino a tarda notte dopo il rigetto della risoluzione.

“Sono veramente felice del risultato di questa sera, che mostra la grande flessibilità di SJP e il forte support della nostra comunità” ha affermato Angélica Becerra, membro di SJP.

 

 

 

Fonte: electronicintifada.net

Traduzione: BDS Italia