Soldati israeliani appartenenti alla unità dell’IDF (Forze di difesa israeliane) Sky Rider durante un'esercitazione di formazione presso la base militare Tze'elim, 5 agosto 2013. La Sky Rider Unit utilizza veicoli aerei senza equipaggio prodotti dalla Elbit Systems. (Miriam Alster / Flash90)
Un nuovo corso universitario presso il Technion Institute of Technology di Israele insegna agli studenti come valorizzare e commercializzare a un pubblico globale l'industria israeliana della difesa.
di Shimrit Lee
Contrariamente alla credenza popolare, il complesso militare-industriale di Israele non si fonda solo sul governo e sui produttori di armi. Il mondo universitario (una sfera spesso immaginata come bastione della libertà di parola e indipendente dagli interessi corporativi) gioca un importante, anche se meno visibile, ruolo nell'establishment. La sua complicità nella violenza non dovrebbe essere ignorata.
Ecco perché lo scorso giovedì sera, mi sono unito a un piccolo gruppo di attivisti della Coalition of Women for Peace (Coalizione delle Donne per la Pace) per protestare nel centro di Tel Aviv contro un nuovo programma, realizzato dal Technion (Israel Institute of Technology, principale università di ricerca israeliana, con sede ad Haifa) fuori dal suo campus di Tel Aviv, nelle vicinanze della città di Sarona.
Il programma di tre mesi, dal titolo “Strategia della difesa per i mercati internazionali,” si concentra su come valorizzare e commercializzare l'industria israeliana della difesa rispetto a un pubblico globale. Progettato per dirigenti, avvocati, consulenti e ricercatori nel campo delle esportazioni della difesa, è la seconda volta che il corso viene offerto dal Technion. Workshop concentrati su norme per l'esportazione, guerra informatica, sicurezza interna, strategie di comunicazione e di marketing, e "case studies" provenienti da Sud Africa e India.
Alcuni passavano davanti alla sobria manifestazione di protesta, altri si fermavano a leggere con curiosità i nostri cartelli e a chiedere il motivo per cui eravamo lì, altri ancora erano più sulla difensiva. Per esempio, un uomo ci ha addirittura minacciato con una pistola infilata nei pantaloni, mentre ci agitava in faccia un puntatore laser, borbottava che ci avrebbe “cancellato”.
Attivisti antimilitaristi protestano nel centro di Tel Aviv contro un nuovo corso promosso dal Technion che insegna agli studenti come promuovere l'industria israeliana della difesa a un pubblico globale. (Shimrit Lee)
Non ho potuto fare a meno di notare l'ironia nella sua scelta delle parole, dal momento che la cancellazione - delle vite, dei diritti e della storia - era esattamente quello per cui eravamo lì a protestare. L'industria della difesa è in Israele il più grande datore di lavoro, questo spiega perché sia stata quasi sempre immune da critiche. Ma di recente è oggetto di un maggiore controllo per il suo ruolo nelle esportazioni di armi verso regimi repressivi.
Nel mese di gennaio, un gruppo di avvocati israeliani per i diritti umani ha presentato una petizione urgente alla Corte Suprema israeliana per chiedere la fine delle esportazioni militari israeliane in Birmania, mettendo in evidenza la persecuzione sistematica del paese nei confronti dei suoi 1,2 milioni di abitanti appartenenti alla minoranza etnica rohingya musulmana. Avvocato per i diritti umani con sede a Gerusalemme coinvolto nella presentazione della petizione, Eitay Mack ha intentato una causa per l’apertura di indagini penali nei confronti di funzionari israeliani che hanno partecipato a traffici di armi con il regime dittatoriale brutale di Augusto Pinochet, responsabile di aver ucciso, torturato e fatto scomparire, dal 1973 al 1990, decine di migliaia di cittadini cileni.
Israele è stato complice anche nel mantenere i legami commerciali e militari con le milizie sudanesi del Sud Sudan nella sanguinosa guerra civile in corso, con il governo del Sud Africa durante l'apartheid, e con il governo hutu, mentre portava avanti un genocidio contro la popolazione tutsi del Rwanda.
Il presidente cileno Augusto Pinochet incontra il segretario di Stato americano Henry Kissinger nel 1976.
Tuttavia, la complicità del mondo accademico israeliano rispetto a questi e altri conflitti viene presa in considerazione meno frequentemente. Questo deve cambiare, dice Weisbein della coalizione Shahaf. “La protesta mira a rendere più visibile il militarismo nel mondo accademico”, sostiene Shahaf. “Attraverso il mondo universitario, l'industria delle armi può presentarsi come portatrice di progressi tecnologici e teorici, scollegati da qualsiasi effetto violento sul terreno”.
Nel mese di dicembre, uno dei rami della coalizione che indaga sull'industria della sicurezza di Israele, Hamushim ha lanciato la campagna di Hannukah [Hannukah campaign] che comprendeva otto piccole azioni di sensibilizzazione sul tema dell'industria delle armi, inclusa una condanna della Anti-Defamation League (Lega Anti-Diffamazione, N.d.T.) per la sponsorizzazione della legge statunitense sulla formazione delle forze dell'ordine in Israele. Questa settimana, il gruppo ha lanciato una campagna attraverso l'invio di lettere al Technion, chiedendo all'università di annullare il corso in futuro e di evitare “di cedere al militarismo nel mondo universitario”.
Il corso “Strategia della difesa per i mercati internazionali” può essere un nuovo corso, sostiene Shahaf , ma questa non è la prima volta che il Technion lavora insieme all'industria della difesa.
L'università ha sviluppato il bulldozer telecomandato Caterpillar D9, usato dall'esercito israeliano per demolire le case palestinesi. L'Electro-Optics Research & Development (EORD), una filiale dell'università, ha fabbricato lo “Scream”, un sistema acustico che “crea dei livelli sonori insopportabili per le persone a distanze fino a 100 metri”. Chiamato anche “Shofar,” quest'arma “non letale” per il controllo della folla è utilizzata principalmente per reprimere manifestazioni non violente nei Territori Palestinesi Occupati.
Bambini palestinesi osservano una scavatrice Caterpillar che demolisce una proprietà palestinese a Sheikh Jarrah per far posto a nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme Est, 9 gennaio 2011. (Ryan Rodrick Beiler / Activestills.org)
Nel 2013, il direttore accademico del corso Technion, Meir Shalit, fu costretto a dimettersi dalla sua posizione di capo del dipartimento per le esportazioni della difesa presso il Ministero della Difesa dopo che una spedizione di armi verso la Francia finì in Cina, in violazione dei regolamenti statunitensi sul commercio delle armi.
Più sconcertanti, forse, sono gli stretti legami del Technion con la Elbit Systems, la più grande società israeliana di armamenti e sicurezza quotata in borsa e responsabile della produzione dell’85 per cento dei droni utilizzati dai militari israeliani e del sistema di sorveglianza elettronica sul muro di separazione israeliano in Cisgiordania. Secondo il ricercatore Shir Hever, il Technion di Haifa ha aperto un centro per la ricerca elettro-ottica con la Elbit e “addestra specificamente gli studenti a lavorare per la Elbit”.
Nella sinistra israeliana, la resistenza al militarismo è spesso pensata solo in termini di rifiuto dell'esercito. Ma Sahar Vardi, un'attivista anti-militarista, dice che il mondo accademico è spesso trascurato da studenti e professori come spazio efficace di mobilitazione.
Secondo Sahar Vardi, “questo progetto, portato nell'arena internazionale, può alimentare la discussione riguardante il boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane”.
Alla fine della protesta di giovedì, è comparso il direttore del corso, chiaramente irritato, con due agenti di polizia al suo fianco. Sahar ha descritto il confronto che ne è seguito come un successo: “Si spera che l’organizzazione di qualche tipo di azione contro un tale esempio di schietta complicità accademica, serva come forza energizzante per maggiori interventi sull'argomento”.
Fonte: +972
Traduzione di BDS Italia