di Andrìa Pili
L’oppressione del popolo palestinese ad opera dello Stato d’Israele – espressa nel colonialismo, nel regime di apartheid e nei crimini contro l’umanità commessi dai sionisti – chiama in causa ogni individuo cosciente, ovunque si trovi, perché prenda posizione. Le periodiche esercitazioni militari israeliane in Sardegna sono il legame più concreto e diretto tra noi e il genocidio dei palestinesi; ma la lotta contro le basi militari non è l’unico contributo che i sardi possono dare all’emancipazione della Palestina. Tra i mezzi validi a tal fine c’è anche il boicottaggio di ogni tipo nei confronti dell’entità sionista, compreso quello accademico.
L’Università di Cagliari – nel novembre 2011 – ha stretto un accordo di cooperazione nella ricerca farmacologica con il Technion di Haifa, istituto che ha collaborato ai crimini di Israele producendo la tecnologia drone impiegata nei bombardamenti sulla Striscia di Gaza, oltre a quella dei mezzi utilizzati per la demolizione delle case palestinesi. La scadenza di questa convenzione è prevista per il prossimo novembre. Il gruppo «Studenti contro il Technion» – raggruppante diverse associazioni studentesche di Sinistra e indipendentiste, oltre a singoli sensibili alla causa – è nato per chiedere che essa non sia rinnovata, portando avanti – durante tutto l’anno in corso – delle iniziative di sensibilizzazione e dibattito che hanno incontrato l’ostilità delle massime istituzioni accademiche.
La Rettrice Maria Del Zompo, a febbraio, revocò l’utilizzo degli spazi dell’Ateneo per lo svolgimento della quarta edizione dell’Israeli Apartheid Week; malgrado i massimi organi di UniCa non abbiano mai gradito questo evento, non era mai avvenuto un così evidente cedimento alle pressioni degli ambienti filosionisti. Il 14 marzo, durante un incontro con gli Studenti – avvenuto solo dopo un primo rifiuto ed il tentativo delle guardie di bloccare fisicamente gli stessi, diretti verso l’ufficio della Magnifica – è proprio la Del Zompo ad ammettere di aver ricevuto una chiamata dall’Ambasciata israeliana; episodio da lei minimizzato come se si fosse trattato di una normale interlocuzione e come se i rappresentanti di Israele fossero legittimati a interferire nelle azioni dell’Università. Tuttavia, non fu questa la cosa più sconcertante di quel dialogo. Infatti, la Rettrice negò sia di conoscere i dettagli dell’iniziativa da lei ufficialmente osteggiata, sia di conoscere l’accordo dell’Ateneo con il Technion, malgrado esso riguardi la sua stessa area di insegnamento: la farmacologia.
Ad aprile avvenne un incontro tra il gruppo e la referente dell’accordo contestato, la professoressa Micaela Morelli, da un anno anche Prorettrice. Le sono stati consegnati dei dossier informativi sul Technion e sulla collaborazione dell’ateneo di Cagliari con aziende belliche nel Distretto AeroSpaziale Sardo; tuttavia, ha comunque manifestato la sua avversione – condivisa dalla Rettrice e dagli altri prorettori – ad ogni genere di boicottaggio accademico in nome della libertà di ricerca.
Nel mese di ottobre, con l’inizio del nuovo anno accademico, gli Studenti contro il Technion hanno organizzato due assemblee sul tema del rapporto tra etica e scienza. Il primo si è tenuto il 6 ottobre, con la relazione di Riya Hassan, attivista del BDS. Tuttavia, si è svolto all’ingresso del Palazzo delle Scienze anziché nell’aula prima concessa dal Direttore del dipartimento di Informatica e Matematica Andrea Loi e poi subito revocata. Sembrerebbe che il docente abbia dato l’assenso iniziale senza pensare che l’accordo tra il Dipartimento di Scienze Biomediche e il Technion potesse essere oggetto esplicito di riflessione, cosa abbastanza scontata tenendo conto della nazionalità palestinese dell’ospite. Per il 21 ottobre, invece, anche le stesse massime autorità accademiche sono state invitate al dibattito con
Enrico Bartolomei – ricercatore promotore di una petizione contro il Technion firmata da 340 accademici italiani – e Fausto Gianelli, avvocato e attivista per i diritti umani; ad oggi non è ancora arrivata la sicura disponibilità. Segno evidente di quanto sia ritenuto sconveniente, per loro, affrontare l’argomento di una ricerca responsabile.
Il pluralismo e la libertà della ricerca da ogni condizionamento ideologico, confessionale e politico. Questi i presunti valori fondanti l’ateneo con cui, fino ad ora, è stato giustificato il rifiuto del boicottaggio accademico contro Israele e l’ostilità verso gli studenti che vogliono rendere la comunità universitaria consapevole dell’oppressione palestinese. Ma non si tratta che di paraventi, per allontanare da sé le responsabilità conseguenti al proprio ruolo di massimi esponenti dell’Università di Cagliari. I succitati principi, infatti, sono stati continuamente calpestati di fronte alle esigenze delle grandi imprese inquinanti (vedi accordo tra UniCa e la Saras), delle Forze Armate – ospiti sempre graditi nei locali di UniCa (dalle iniziative di orientamento ad eventi come le giornate del IX Seminario Anti-inquinamento della Marina Militare) – e delle aziende belliche con cui l’ateneo collabora nel progetto del Distretto AeroSpaziale Sardo, strumento della riqualificazione in chiave militarista del Poligono di Quirra. Proprio questo dovrebbe far pensare che, malgrado l’accordo del 2011 non sia direttamente legato ai crimini israeliani, potrebbe essere solo l’inizio di una proficua collaborazione anche in campo militare.
Una ricerca accademica veramente libera e indipendente dovrebbe interrogarsi anche sulle basi etiche dei propri rapporti di collaborazione, senza cedere alle pressioni politiche. Non è ammissibile che l’Università di Cagliari sia associata ad un istituto criminale. Perciò gli Studenti contro il Technion proseguiranno nella propria azione per eliminare questa onta e rendere i membri della comunità accademica cagliaritana più avveduti della propria azione, che mai può essere in contrasto con i diritti dell’uomo e l’autodeterminazione dei popoli.
Fonte: Il Manifesto Sardo