di Mel Plant, laurea in turco e arabo
Per promuovere la sua campagna per il boicottaggio accademico di Israele, l'Associazione palestinese della SOAS [School of Oriental African Studies dell'università di Londra] ieri ha ospitato l'insigne storico israeliano Ilan Pappe e il palestinese-americano Karma Nabulsi, professore a Oxford, per discutere del problema con gli studenti.
Dal 23 al 27 di febbraio gli studenti dell'Università SOAS avranno l'opportunità di votare un appello che impegni l'istituzione universitaria a perseguire attivamente il boicottaggio accademico di Israele, una mozione stilata in collaborazione con l'Unione degli Studenti. Sebbene all'inizio del suo intervento Pappe abbia dichiarato “assolutamente superfluo” spiegare il significato del boicottaggio, uno studente ha manifestato la propria preoccupazione con la domanda “In cosa consiste la lotta nel BDS”? Il BDS, universalmente noto come il movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni, che include il più ampio boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele, era considerato dallo studente come un mezzo di autogratificazione per il fatto di comportarsi in modo etico. Un altro studente ha messo in evidenza un altro approccio al BDS, sostenendo che sebbene il movimento abbia scarsi effetti sulla vita quotidiana dei palestinesi, “ avere a disposizione uno spazio è [di per sé] un risultato molto significativo,” manifestando il proprio orgoglio per la promozione da parte della comunità universitaria di uno spazio di libera discussione e dibattito sulla lotta dei palestinesi.
Analogamente, Nabulsi ha lodato la comunità del SOAS, sottolineando come il boicottaggio sia una tattica storicamente efficace. Qualcuno può mettere in discussione l'importanza del boicottaggio accademico verso un'istituzione che ha una comunità palestinese storicamente così attiva. Tuttavia, la SOAS, attraverso il suo corso di studi dell'ebraico e di Israele, mantiene rapporti con l'Università ebraica di Gerusalemme, un'istituzione che ha fornito sostegno all'IDF ed è situata sulla terra occupata a Gerusalemme Est.
Interrompendo tali legami, ha detto Pappe, non verrebbero danneggiati gli accademici israeliani che si sono già dissociati dalle politiche del governo israeliano. Pappe, che, tra i cosiddetti “Nuovi Storici”, ha modificato la concezione accademica israeliana della storia palestinese negli anni '80, ha imparato dalla propria esperienza che “se qualcuno accusa Israele [di praticare] la pulizia etnica, è molto probabile che subisca a sua volta la pulizia etnica”. Entrambi i professori hanno dichiarato che il boicottaggio accademico era “un discorso duro” che deve essere fatto. Anche se i docenti universitari avrebbero incontrato inevitabilmente i maggiori rischi riguardo alla loro carriera, il boicottaggio accademico è assolutamente necessario, e Pappe ha sottolineato la complicità di architetti, ingegneri, dottori, orientalisti e altri accademici nella costruzione dell'occupazione israeliana.
In risposta alla campagna, la SOAS ha fatto una dichiarazione: “Facciamo il possibile per mantenere la nostra neutralità, per essere sicuri di non compromettere con la complicità i nostri ricercatori o qualunque altra persona nella nostra comunità internazionale”.
“La Scuola compie ogni sforzo per evitare un coinvolgimento dell'istituzione con campagne politiche e sociali per poter continuare ad agevolare l'analisi critica e il pensiero originale che sono il segno distintivo del nostro lavoro di ricerca e di docenza”.
Alla luce dei recenti avvenimenti a Parigi, è stata espressa preoccupazione per la libertà di espressione. Pappe ha manifestato il suo disagio verso il movimento popolare in crescita, affermando che “non vi era niente di più terribile”che vedere quasi 4 milioni di persone manifestare in un paese che ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina e ha usato una legislazione contro vignette e discorsi antisemiti. Pappe ha assicurato che il boicottaggio accademico non comporta il fatto di mettere a tacere le posizioni sioniste, ma piuttosto richiede un eguale spazio per un altro punto di vista. Entrambi i professori universitari hanno insistito sul fatto che l'appoggio alla cultura accademica israeliana non ha promosso un clima nel quale i punti di vista palestinesi vengano tollerati, e parallelamente molte università israeliane hanno sostenuto la continua occupazione militare dei territori palestinesi.
Infine Nabulsi ha detto che “è ora che le politiche universitarie, gli investimenti e i disinvestimenti riflettano il pensiero degli studenti”. Se il corpo studentesco vota a favore del boicottaggio accademico, allora dobbiamo “spingere per cambiare la struttura” dell'università in modo che si unisca al sostegno del diritto palestinese alla libertà.
Fonte: The SOAS Spirit
BDS Italia