Le rappresentanze sindacali del Politecnico di Torino hanno avanzato una richiesta precisa al CdA dell'ateneo: sospendete le partnership del Politecnico con le università israeliane fino a che non sarà cessato il fuoco. Per ora i vertici dell'ateneo non si sono ancora espressi sulla richiesta, ma la sollecitudine mostrata nella recente risposta alla lettera dei dottorandi non borsisti lascia sperare che i vertici mediteranno e risponderanno al più presto. Nel mentre noi ripubblichiamo il testo dell'appello, che è circolato presso il personale dell'ateneo.
Al Presidente del Consiglio di Amministrazione
Prof. Marco Gilli
Ai componenti del Consiglio di Amministrazione
Politecnico di Torino
Torino, 22 luglio 2014
Circa 100 personalità di tutto il mondo, anche italiani, hanno pubblicato una lettera aperta per chiedere che l'ONU e i governi del mondo impongano "un embargo militare totale e giuridicamente vincolante verso Israele, simile a quello imposto al Sud Africa durante l'apartheid".
La lettera porta la firma dei Premi Nobel Desmond Tutu, Mairead Maguire, Jody Williams e Rigoberta Menchú. Tra le firme italiane il deputato Giulio Marcon e Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento europeo.
L'appello per l'embargo ad Israele viene pubblicato dopo l'invasione di terra a Gaza, il cui bilancio si aggira ad oggi ad oltre 500 palestinesi uccisi, l'80% civili innocenti, secondo l'ONU.
Una lettera aperta della comunità accademica internazionale, rivolta agli accademici israeliani, affinché condannino quanto sta avvenendo a Gaza, ha velocemente attratto un migliaio di firme da accademici di tutto il mondo. Quasi tre dozzine di accademici israeliani hanno risposto all'appello ed hanno pubblicato un appello:
"I firmatari di questa dichiarazione, tutti accademici presso università israeliane, vorrebbero sia reso pubblico che si depreca fortemente l'aggressiva strategia militare sviluppata dal governo israeliano. Il massacro di un gran numero di persone totalmente innocenti sta mettendo sempre più ostacoli insaguinati sulla strada di un accordo negoziato, che è l'unica alternativa alle infinite occupazione ed oppressione del popolo palestinese. Israele deve accettare un cessate il fuoco immediato, e iniziare negoziati in buona fede per la fine dell'occupazione e degli insediamenti, attraverso un accordo di pace giusta."
A fronte dell'atteggiamento degli accademici di tutto il mondo, compresi gli israeliani, stupisce che nessuna voce si levi da questo Politecnico. Nell'ultima seduta del Consiglio di Amministrazione è stato riferito dell'intenzione del Politecnico di stringere una futura «partnership» con l'accademia israeliana, con l'annuncio di nuovi incontri ufficiali con i vertici degli Atenei israeliani. La separazione fra ambiti strettamente civili e quelli militari, per quanto riguarda la ricerca, è un sottile foglio di carta velina: l'esercito e il ministero della difesa israeliani sono i maggiori finanziatori per ricerca e sviluppo delle università e centri di ricerca in quel paese.
Riteniamo doveroso, oltre che opportuno, che il Politecnico dichiari ufficialmente perlomeno di sospendere qualunque ulteriore iniziativa di collaborazione con Atenei israeliani, fino a che l'appello, condiviso anche da diversi accademici israeliani, non trovi un ascolto. Se in situazioni estreme di violazione dei diritti umani e dei principi della morale l'Università si rifiuta di criticare e schierarsi, essa collabora con il sistema di oppressione.
Confidando nella vostra sensibilità sui temi della pace e conseguentemente in un vostro positivo riscontro porgiamo cordiali saluti,
CUB- SUR Politecnico Torino
FLC- CGIL Politecnico Torino
USB/ P.I. Politecnico Torino
Fonte: UniNews24