L'organizzazione palestinese per i diritti umani Al Haq accusa la Pizzarotti & C. SpA di Parma che ha firmato un accordo con il governo israeliano per la costruzione del treno ad alta velocità Tel Aviv - Gerusalemme. "L'Italia ha il dovere di intervenire". "Atti che potrebbero procurare violazioni del diritto internazionale, come i crimini di guerra, saccheggio, distruzione e appropriazione di beni"

L'organizzazione palestinese per i diritti umani Al Haq ha pubblicato un parere legale sul coinvolgimento della Pizzarotti & C. SpA di Parma nella costruzione del treno ad alta velocità Tel Aviv - Gerusalemme, che attraversa i Territori palestinesi occupati. L'Italia - sostiene Al Haq -  ha il dovere di intervenire, ai sensi del Diritto Internazionale. Secondo l'opinione legale dell'organizzazione palestinese, ci sono "fondati motivi per determinare che la Pizzarotti & C. S. p. A. possa essere ritenuta responsabile ... di atti che potrebbero procurare gravi violazioni del diritto internazionale, come i crimini di guerra di saccheggio e di distruzione e appropriazione di beni", sia ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra che dello Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI).

La confisca dei terreni. L'impresa Pizzarotti ha infatti stipulato un contratto con le Ferrovie israeliane per l'escavazione di due tunnel destinati al passaggio della nuova linea ferroviaria ad alta velocità che collegherà Tel Aviv e Gerusalemme, attraversando per ben 6,5 km i Territori palestinesi occupati. La realizzazione di questi tunnel, uno dei quali sarà il più lungo mai scavato in Israele, ha già determinato la illegittima confisca di terre palestinesi nei villaggi di Beit Iksa, Beit Surik e Yalu. L'azienda, per questo motivo, è oggetto di una campagna di pressione portata avanti dalla coalizione italiana Stop That Train, affinché "cessi di operare in violazione del diritto internazionale".

"Attività di Traforo e Crimini di Guerra". Al Haq nota che "i beni sono stati appropriati al fine di fornire un efficace sistema di trasporto ai cittadini israeliani e per favorire gli interessi economici degli appaltatori coinvolti nelle attività minerarie". Per questo motivo, le attività compiute e configurabili quali crimini di guerra riguardano sia l'espropriazione delle terre confiscate che "il materiale estratto dagli scavi" il quale, contrariamente a quanto previsto dalle norme del diritto internazionale, verrà sottratto "a vantaggio esclusivo della Potenza occupante e delle imprese che per questa operano sul territorio". Viene rilevato come "la nuova infrastruttura di fatto danneggerà gli interessi della popolazione locale palestinese, la quale perderà una parte considerevole della propria terra". Da sottolineare che Israele ha già confiscato gran parte delle terre dei villaggi palestinesi di Beit Iksa e Beit Surik, i cui abitanti sono per lo più rifugiati del 1948, per la costruzione degli insediamenti e del Muro.

I tedeschi si sono già ritirati. Al Haq evidenzia che "Pizzarotti ha dimostrato di essere perfettamente consapevole del carattere problematico del progetto secondo il diritto internazionale". Tanto è vero che la Deutsche Bahn, la compagnia ferroviaria di stato della Germania, si è ritirata dal progetto proprio a causa del suo carattere problematico dal punto di vista del diritto internazionale. Al Haq afferma che l'Italia, quale Stato facente parte della Corte Penale Internazionale, "ha il dovere di esercitare la giurisdizione penale per quanto riguarda azioni compiute dai suoi cittadini (in questo caso i membri del Consiglio di Amministrazione e i dirigenti di alto livello della Pizzarotti) che possano ammontare a crimini di competenza della Corte". In aggiunta, Al Haq evidenzia che "tutti gli Stati sottostanno all'obbligo, derivante dal diritto internazionale consuetudinario, di indagare e perseguire i responsabili delle infrazioni gravi delle Convenzioni di Ginevra."

La condanna di alcuni Comuni italiani. Al Haq, accogliendo con favore le delibere di condanna alla Pizzarotti approvate dai consigli comunali di Rho, Napoli, Arenella-Vomero, Corchiano e Sasso Marconi nel ambito della campagna di Stop That Train, "incoraggia altri comuni italiani e le autorità pubbliche a seguire questi esempi". 

Fonte: La Repubblica