Lettera aperta a Thomas Quasthoff
27 dicembre 2010

boycottGentile Thomas Quasthoff,

siamo un gruppo di cittadini israeliani, le scriviamo in sostegno al Comitato britannico per le Università Palestinesi (BRICUP[1]). Appoggiamo la campagna palestinese per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro la politica israeliana fino a quando Israele non rispetterà la legge internazionale e cesserà le sistematiche violazioni dei diritti umani a danno dei Palestinesi; vorremmo esporle le nostre preoccupazioni in merito agli spettacoli da lei fissati in Israele ed esortarla a cancellarli.

La campagna BDS è un movimento non violento per i diritti umani nato in Palestina che sta crescendo rapidamente. Fu lanciato da oltre 170 organizzazioni della società civile palestinese, e dei tanti sostenitori a livello internazionale – tra i quali i registi Mike Leigh e Ken Loach, 180 artisti irlandesi, 500 artisti montrealesi e il gruppo Artisti Contro l'Apartheid – fanno parte cittadini israeliani ed ebrei contrari al tentativo di Israele di coprire con un velo di normalità la costante violazione dei diritti umani a danno dei Palestinesi.

Nella sua relazione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il relatore speciale delle Nazioni Unite Richard Falk sottolinea come la tendenza della comunità internazionale a chiudere un occhio di fronte alla violazione da parte di Israele dei diritti dei Palestinesi che vivono sotto il controllo militare israeliano in Cisgiordania e a Gerusalemme Est ha portato l'occupazione israeliana ad assumere di fatto caratteristiche di apartheid. Falk sottolinea per esempio come ai Palestinesi sia vietato percorrere le stesse strade che percorrono i loro vicini coloni. La loro mobilità è limitata tra i loro stessi paesi, e a volte all'interno di questi, data la presenza di checkpoint, recinzioni e un muro alto 8 metri circa, che impediscono l'accesso a servizi sanitari di base e al lavoro. I loro terreni agricoli privati vengono confiscati illegalmente e annessi al fine di espandere le colonie, e vengono sistematicamente ignorati gli attacchi da parte di coloni violenti presso uliveti e moschee. Per quanto riguarda i suoi spettacoli, la politica israeliana di apartheid implica anche che un suo fan palestinese che vive sotto l'occupazione israeliana non possa, per legge e a causa di muri, recinzioni e checkpoint assistere al suo spettacolo a Tel Aviv.

Chi le suggerisce che il suo spettacolo in Israele possa in qualche modo “rafforzare il concetto di coesistenza” non conosce la situazione in Israele e in Palestina oppure la ignora volontariamente così da essere certo di non essere disturbato da una pubblica presa di coscienza in merito alla situazione. Quasi tutte le performance internazionali – grandi e piccole – sono interpretate dal pubblico israeliano come una giustificazione della sistematica oppressione etnica e come una dichiarazione contraria alla necessità di cambiamento.

Mantenere le sue date in Israele implica lanciare un messaggio di supporto alla politica israeliana di apartheid e di oppressione. Una relazione recente di Amnesty, Oxfam e altre importanti organizzazioni per i diritti umani ha sottolineato anche la necessità di costanti pressioni su Israele “per garantire una immediata, incondizionata e completa abolizione del blocco” ai danni di Gaza: documenti ufficiali recentemente resi pubblici hanno dimostrato che nel caso del blocco di Gaza Israele ha messo in pratica “una politica di volontaria riduzione” di beni primari, calcolando la quantità di cibo autorizzata ad entrare nella striscia di Gaza usando formule matematiche per misurare la quantità di cibo tale da lasciare in vita gli abitanti della striscia di Gaza vicino alla soglia della malnutrizione, minacciando la salute e il benessere di uomini, donne e bambini[2] (permettendo una media di meno di un terzo dei beni necessari[3]). è stato dimostrato che beni “di tipo riabilitativo” non sono stati autorizzati ad entrare nella striscia di Gaza, ostacolando così la ricostruzione di scuole, ospedali e case.

Come sostiene Falk, “la campagna BDS cerca di rispondere al fallimento di Israele nel mantenimento degli obblighi che ha in merito alla popolazione palestinese sulla base delle norme internazionali”. Per decenni la comunità internazionale ha assecondato il tentativo di Israele di rendere normale una realtà di brutale oppressione – milioni di persone sottoposte alle regole della legge marziale in Cisgiordania, il blocco illegale di Gaza, la negazione dei diritti umani del ritorno e del risarcimento, sanciti dalle Nazioni Unite, ai rifugiati Palestinesi del 1948.

Gli spettacoli internazionali in Israele in questo momento lanciano un messaggio di “tutto è come sempre” – che nulla deve essere cambiato perchè le cose stanno bene così come sono. Lo scorso mese il Governo Israeliano ha approvato un disegno di legge che prevede che i non ebrei richiedenti la cittadinanza israeliana prestino giuramento di fedeltà a Israele in quanto stato ebraico. La scorsa settimana molti rabbini capo israeliani hanno firmato una pubblica presa di posizione contro la vendita o l'affitto di immobili ad arabi cittadini di Israele, il 20% della popolazione. La invitiamo a cancellare le sue date in Israele e a non dare la sua approvazione ai crimini israeliani contro l'umanità e alle violazioni dei diritti umani in corso.

Cordialmente,

Ohal Grietzer
Rachel Giora
Ofer Neiman
Shir Hever
Iris Hefets
Kobi Snitz
Ayala Shani
Jonathan Pollak
Tal Shapira
Edo Medicks

Per conto di "Boycott! Sostenendo l'appello BDS da dentro Israele"

Fonte: http://boycottisrael.info/content/open-letter-thomas-quasthoff


[1] N.d.T. British Committee for the Universities of Palestine

[2] Cfr. relazione dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari: http://www.ochaopt.org/documents/gaza_agriculture_25_05_2010_press_release_english.pdf

[3] Cfr. rapporto UNICEF 2009 http://www.unicef.org/infobycountry/media_49515.html e cfr. data base Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari http://www.ochaopt.org/GazaCrossings.aspx?id=1010003