Il 9 Ottobre 2013, Barbara Harvey, avvocatessa del National Lawyers Guild e membro del Guild’s Free Palestine Subcommittee, ha inviato la seguente lettera all’Ufficio dei Supervisori della città di Sonoma County per conto di Omar Barghouti, organizzatore del movimento palestinese BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni).
La lettera è stata scritta in risposta ad un comunicato di Veolia [1], la corporazione multinazionale francese, alle autorità di Sonoma County, che parlava della vendita della sua linea di bus che operava nei Territori Occupati [2]. Veolia scrisse il comunicato in risposta alla campagna di massa della comunità della contea che chiedeva la riapertura della gara di appalto del sistema di trasporto pubblico della contea assegnato a Veolia, concentrando l’attenzione sul coinvolgimento della multinazionale nei Territori Palestinesi Occupati.
Nella sua lettera, Veolia attaccò il movimento BDS e Omar Barghouti con infondate ingiurie. La lettera di Harvey confuta i falsi proclami di Veolia e risulta essere una risorsa di informazioni per situazioni e accuse similari.
Spettabili supervisori della Contea di Sonoma,
vi scrivo su richiesta di Omar Barghouti, membro fondatori del movimento BDS, per rispondere alle dichiarazioni fuorvianti, false e diffamatorie fatte da Veolia nella sua lettera del 13 Settembre a voi indirizzata. La sua [di Barghouti, ndt] prima preoccupazione è il bene del movimento globale palestinese di boicottaggio disinvestimento e sanzioni contro Israele, movimento della società civile che ha co-fondato in Palestina nel 2005. Berghouti è inoltre preoccupato delle dichiarazioni diffamanti fatte sul suo conto nella lettera di Veolia; ma nonostante ciò le sue maggiori preoccupazioni sono ancora rivolte all’integrità del movimento BDS piuttosto che a sé stesso, in quanto confidente che gli attacchi di Veolia non oscureranno in alcun modo significativo la sua comprovata reputazione di onestà, apertura mentale, etica e categorica (ed esplicita) opposizione a tutte le forme di razzismo, antisemitismo incluso.
Veolia ha falsamento dichiarato che il movimento BDS è una risposta al boicottaggio di Israele da parte della Lega Araba. Ma, nei fatti, il movimento globale BDS non è nato affatto come risposta al boicottaggio commerciale della Lega Araba, ma da un appello fatto dalla società civile non governativa palestinese nel 2005, più di mezzo secolo dopo il boicottaggio della Lega Araba, ed è mirato a porre fine all’occupazione, all’eguaglianza di diritti per i palestinesi, e il riconoscimento del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, così come vuole la legge internazionale.
Questi sono gli obiettivi dell’appello, sostenuti dalla stragrande maggioranza della società civile palestinese. L’appello al BDS terminerà quando Israele porrà fine alle sue violazioni dei diritti legali e umani die palestinesi e si atterrà al rispetto degli standard internazionali.
Inoltre, l’appello palestinesi per il BDS non “demonizza” Israele. Questa accusa viene mossa regolarmente contro il movimento dallo stato israeliano, nel più ampio computo dei suoi sforzi per tacciare le critiche verso le sue violazioni dei diritti umani e della legge internazionali di “antisemitismo”. Infatti, l’appello per il BDS, ispirato dal movimento antiapartheid sudafricano e da quello per i diritti civili negli Stati Uniti, invita gli israeliani coscienziosi ad unirsi nella battaglia per una pace basata sulla giustizia e sull’uguaglianza dei diritti per tutti. Inoltre, le accuse che etichettano le critiche verso le politiche e le pratiche israeliane contro i palestinesi come antisemite sono ora state rigettate dal Dipartimento dell’Educazione degli Stati Uniti (DOE), con l’archiviazione di tutte le denunce pendenti su tre campus dell’Università della California (Berkeley, Santa Cruz e Irvine) [3] per volere del Title IV dell’ Atto del Codice Civile del 1964 (azione aggressiva volta ad intimidire i campus statunitensi e violare il diritto di libertà di parola degli studenti mettendo in dubbio l’idoneità degli istituti ai finanziamenti federali).
L’appello per il BDS si concentra sulle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi garantiti dalle leggi internazionali. Etichettare le critiche alle politiche e alle pratiche di uno stato come antisemite va seriamente a umiliare e svilire l’ebraismo globale, stereotipando tutti gli ebrei (la vera definizione di antisemitismo stessa). Così come decretato dal DOE, tali critiche sono di natura politica e quindi fortemente protette dai diritti di libertà d’espressione del Primo Emendamento, e il governo non ha alcuna autorità per interferire con tali discorsi o “controllare” l’esercizio di diritto di parola, così vigorosamente protetto.
La lettera di Veolia mistifica e distorce nel significato un editoriale di Barghouti, suggerendo che il cofondatore del BDS (e lo stesso movimento BDS) avrebbe chiamato “all’eutanasia” di Israele e, di conseguenza, degli israeliani. Questa mistificazione fatta in malafede della dichiarazione originale può causare non solo un’immeritata offesa alla reputazione personale di Mr. Barghouti, ma anche alla reputazione dell’intero movimento BDS.
Questo non è assolutamente il significato o il linguaggio usato nella dichiarazione originale, in cui l’autore, esprimendo la sua personale visione (e ovviamente non quella del movimento BDS), vedeva di buon auspicio l’autodistruzione del sionismo come movimento politico. Se ci fosse stata qualche discutibile ambiguità nella sua dichiarazione sarebbe comunque stata eliminata successivamente dal resto dell’editoriale, che ha coerentemente mostrato come Barghouti palesava il suo supporto per la caduta del sionismo come ideologia e movimento politico, per permettere la nascita di un unico stato democratico con uguali diritti per tutti. Barghouti afferma che:
“Nonostante il dolore, il senso di perdita e la rabbia che la disumanizzazione indubbiamente genera in loro, i palestinesi hanno l’obbligo di differenziare tra giustizia e vendetta, poiché la prima porta essenzialmente a una decolonizzazione morale, mentre la seconda in un circolo vizioso di immoralità e disperazione… Il circolo vizioso innescato dall’Olocausto deve essere portato a termine con l’aiuto di tutti insieme.
[…]
Gli israeliani dovrebbero riconocere questa sfida morale dei palestinesi alla loro realtà coloniale non come minaccia alla loro esistenza, ma piuttosto come un generoso invito a smantellare lo stampo coloniale dello stato [israeliano, ndt], per permettere finalmente ed ebrei e palestinesi di godere della normalità, come esseri umani e cittadini uguali di uno stato democratico secolare, un vera terra di promesse, piuttosto che una falsa Terra Promessa.”
Infine, si nota con gran soddisfazione che il movimento BDS sembra aver raggiunto un’importante vittoria con la vendita di Veolia del suo rimanente servizio di trasporto pubblico nei Territori Palestinesi Occupati (OPT), mostrando così alla multinazionale francese come ci sia un’effettiva intolleranza globale verso le corporazione che traggono profitto dalle violazioni dei diritti umani. Nella sua lettera, la stessa Veolia afferma di aver venduto la rimanente parte delle sue linee bus negli OPT, ma si è data vistosamente da fare nel negare ogni connessione tra questa dismissione e la pressione pubblica portata dal movimento BDS. La preoccupazione di Veolia sembra essere il non voler rischiare di perdere business nella contea di Sonoma e potenzialmente in altre parti degli Stati Uniti a causa delle sue implicazioni nelle operazioni di gestione di linee bus esclusivamente per israeliani nei Territori Occupati Palestinesi, in piena violazione con la legge internazionale.
Veolia ha già fatto proclami simili in passato, che sono stati provati essere inaccurati. Ha anche affermato di aver venduto la gestione della discarica di Tovlan nella Valle del Giordano occupata. Stando alla legge internazionale, la gestione della discarica di Tovlan è un’altra chiara violazione dei diritti della popolazione civile sotto occupazione. Le affermazioni di Veolia sulla dismissione delle sue operazioni nella discarica si sono rivelate false. Tuttavia, in questo caso un’organizzazione no profit di ricerca israeliana, WhoProfits, ha confermato la vendita della linea bus Veolia Israel [connex Israel, ndt] ad un’azienda di trasporto pubblico israeliana, l’Afikim. Prima di questo recente passaggio di proprietà, queste linee bus sono state proprietà di Transdev, compagnia posseduta congiuntamente da Veolia Environment e Caisse del Depots dopo la fusione di Transdev e veolia Transportation.
Assai significativo, comunque, che la lettera scritta da Veolia dimentichi di menzionare come la multinazionale francese, come coproprietaria di TransdevVeolia (che opera col nome di Transdev), continui ad essere attiva nella gestione del sistema di metropolitana leggera che attraversa i Territori Palestinesi Occupati, in violazione della legge internazionale. La metropolitana leggera di Gerusalemme (JLR) è stata progettata da Israele - senza consultare i palestinesi sotto occupazione di Gerusalemme Est - per servire le colonie israeliane costruite su terre palestinesi occupate. Tutti gli insediamenti israeliani negli OPT sono illegali secondo la legge internazionale e anche secondo le autorità governative degli Stati uniti. L’OLP ha manifestato la sue contrarietà alla JLR, e la società civile palestinese è stata quasi unanime nel denunciare la metropolitana leggera di Gerusalemme e ha chiesto che le compagnie coinvolte nella sue gestione siano ritenute responsabili per il mantenimento della violazione della legge internazionale. Veolia Environment possiede il 5% della JLR, che continua a gestire col nome di Transdev.
Veolia esprime ipocritamente il suo sostegno ai diritti della popolazione palestinese, ma continua a non riconoscere che la costruzione e la gestione della JLR e delle strade per soli israeliani, progettate e costruite per andare incontro esclusivamente ai bisogni delle illegali colonie israeliane in Cisgiordania, rappresentano una grave violazione della legge internazionale e costituiscono un’ideologia di apartheid nel sistema di trasporto (secondo quanto giudicato dall’ UNHCR [4] e da coloro che hanno lottato nel sud Africa dell’apartheid [5]), da cui la multinazionale francese trae non pochi profitti.
I rappresentanti della maggioranza della società palestinese hanno condannato Veolia per il suo coinvolgimento nei progetti illegali israeliani, e hanno chiesto alle persone di coscienza intorno al mondo di disimpegnarsi da tutti questi tipo di progetti.
Vostra,
Barbara Harvey
[1] http://www.bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/896-veolia-moldawer-attacco-bds-barghouti
[2] http://www.bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/886-veolia-vendita-linee-bus-afimikim
[3] http://www.bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-bac/825-sjp-rigettate-accuse
[4] Il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU (UNHRC) hanno espresso grande preoccupazione per la decisione di Israele di stabilire e operare una linea tamviaria tra Gerusalemme Ovest e la colonia di Pisgat Zeev, essendo ciò una chiara violazione della legge internazionale e di molte risoluzioni ONU. Ai tempi, Pisgat Zeev era l’unica fermata della JLR. Le preoccupazioni dell’UNHRC sono oggi ugualmente applicabili a tutte le altre fermate nelle colonie.
[5] “Lo studio conclude che le pratiche israeliane in questi territori costituiscono una forma sia di colonialismo che di apartheid” - Human Sciences Research Council of South Africa, IS ISRAEL AN APARTHEID STATE. L’intero studio è disponibile qui.
Fonte: nlginternational.org
Traduzione: BDS Italia