Questa settimana, Anshel Pfeffer ha scritto su Haaretz che:
La battaglia che si combatte in questi giorni è quella contro il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Grandi sforzi sono stati fatti dal governo israeliano e dalle organizzazioni filo israeliane per soffocare il BDS. Questa settimana ho scoperto che nell’ambasciata israeliana a Londra, ci sono due persone (un diplomatico e un impiegato locale) il cui lavoro a tempo pieno è monitorare ed analizzare le azioni BDS. A quanto pare, il Ministro degli Affari Esteri israeliano e il suo corpo diplomatico da soli non sono sufficienti, così il Premier Netanyahu ha aggiunto l’obbligo di opporsi al movimento BDS alle responsabilità ufficiali di Yuval Steinitz, Ministro degli Affari Strategici.
In precedenza, Netanyahu aveva deciso di ampliare le responsabilità del Ministro degli Affari Strategici, affermando che avrebbe dovuto “coordinare I propri sforzi con le ONG in Israele e in tutto il mondo per mettere in piedi uno staff altamente specializzato per contrastare la delegittimazione di Israele”
Potrebbe questa essere la prima prova di questi crescenti sforzi?
Monitorare e sabotare le azioni BDS
Pfeffer non nomina nè persone nè compiti specifici di questo staff anti boicottaggio dell’ambasciata, ma nel 2010 l’Istituto Reut di Israele ha identificato Londra come uno dei maggiori centri della cosiddetta “rete di delegittimazione”.
Il report di Reut, che è stato adottato dal governo israeliano e dalle lobby filo israeliane di tutto il mondo, aveva chiesto ad Israele di “sabotare” e “attaccare” i membri del movimento di solidarietà con la Palestina.
In precedenza, Haaretz aveva rivelato che dopo l’attacco israeliano alla Gaza Flotilla e alla Mavi Marmara nel Maggio 2010, “l’intelligence israeliana cominciò a concentrarsi sul monitoraggio delle attività delle organizzazioni islamiche e degli attivisti stranieri soprattutto sui social networks”.
Il BDS funziona?
Lo stesso Pfeffer minimizza l’importanza del movimento di boicottaggio, affermando con coraggio che “il BDS ha fallito nel creare qualsiasi forma di pressione su Israele affinchè questo cambi le sue politiche, e che non è riuscito a fare niente per intaccare concretamente la sua economia”.
Ma sempre lo stesso Pfeffer sa bene quanto il BDS abbia un profondo impatto psicologico sugli israeliani, dai generali e politici che possono trovarsi ad affrontare uno scomodo benvenuto quando atterrano nei paesi esteri, rischiando perfino l’arresto, agli accademici che stanno cercando un’università per la loro specializzazione post dottorato e persone d’affari che si trovano ad affrontare contestazione durante le loro conferenze professionali.
Pfeffer ha affermato che come risultato di queste pressioni, “gli israeliani si sono resi prigionieri nelle loro proprie menti” e li ha esortati “a rompere l’assedio”.
Frase che appare alquanto ironica, poichè parte degli obiettivi del movimento BDS è attirare l’attenzione e porre termine al brutale assedio israeliano alla Striscia di Gaza.
Pfeffer non riesce a vedere che è precisamente questo tipo di pressione che sentono gli israeliani che va a rendere il boicottaggio effettivo. Molti israeliani hanno cominciato a capire che c’è un prezzo che va pagato per la continua imposizione di intollerabili ingiustizie su milioni di palestinesi. E’ indubbiamente questo tipo di pressione e il crescente isolamento (soprattutto il boicottaggio sportivo e culturale) che ha aiutato a far capire ai sostenitori e a coloro che traevano benefici dal regime di apartheid in Sud Africa che avrebbero dovuto cambiare direzione.
Fonte: electronicintifada.net
Traduzione: BDS Italia