LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Da quando L'Unione Europea ha annunciato le sue nuove linee guida riguardanti le sue possibili relazioni con attività nei Territori Occupati a Luglio, Israele, e più recentemente anche gli Stati Uniti, hanno fatto grandi pressioni contro la loro applicazione. Il 16 Settembre, un gruppo di ex ufficiali dell'Unione ha sottoscritto una lettera ai Ministri degli Esteri europei incitandoli a resistere alle pressioni e applicare le linee guida così come erano state pianificate.

Le nuove normative, che limiterebbero il coinvolgimento accademico e finanziario dell'Europa negli enti israeliani che operano al di là della Linea Verde, rappresentano un importante sviluppo della situazione, nonostante l'impatto limitato che potrebbero effettivamente avere: le nuove direttive rappresentano una delle prime serie conseguenze che Israele deve affrontare (negli ultimi anni) per la sua continua ed illegale espansione delle colonie e per l'attuale occupazione militare.

Come conseguenza finanziaria di questa decisione politica, la normativa dell'Unione Europea potrebbe verosimilmente essere il primo passo verso una, seppur lontana, campagna di sanzioni contro Israele e la sua occupazione. [1]

Anche se queste linee guida non sono proprio similari a quelle più efficaci e punitive che vennero rilasciate contro il Sud Africa né vanno a colpire direttamente la leadership israeliana o l'economia di Israele su larga scala, il messaggio lanciato dall'Europa sembra essere abbastanza chiaro: la nostra pazienza si sta esaurendo ed è arrivata l'ora di dire addio ai rapporti di cooperazione così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi.

E Israele, ovviamente, ha recepito il messaggio: sta lottando con le unghie e con i denti contro queste nuove normative, sia con negoziati diretti con l'Unione Europea (per modificarne o congerlarne l'applicazione) sia mandando avanti gli Stati Uniti per mettere pressione politica alle autorità del Vecchio Continente.

E questa è già la seconda volta che Israele chiede aiuto agli Stati Uniti per frenare una decisione dell'Unione che potrebbe mettere in pericolo il suo agglomerato delle colonie e la loro economia (anche se bisogna notare come l'economia delle colonie e quella propriamente di Israele siano inesorabilmente collegate, rendendo assai difficile l'efficacia di queste nuove linee guida [2]): bisogna ricordare infatti che in precedenza, le autorità di Washington pretesero per conto di Israele che l'Unione Europea ritardasse l'entrata in vigore della politica sulle etichette dei prodotti delle colonie nei Territori Occupati [3].

E voi vi starete chiedendo perchè l'Europa dovrebbe anche solo pensare di accantonare due delle sue più attese e coraggiose politiche di diplomazia del conflitto israelo-palestinese? Ovviamente, nel nome della pace.

Ma la probabilità che non mettere pressione ad Israele aiuti a salutare l'arrivo di una pace giusta e duratura è quasi come credere che Israele si dica d'accordo nel riconoscere le proprie violazioni di tutte le richieste palestinesi, dai confini, passando per Gerusalemme e arrivando alla questione dei profughi: ossia, non succederà.

Respingendo completamente quest'ipotesi, ex funzionari dell'Unione Europea di alto grado hanno scritto in una lettera indirizzata a Catherine Ashton, capo della politica estera dell'Unione, che ciò che è veramente un ostacolo per la pace sono le illegali colonie di Israele, non la pressione esercitata su quest'ultimo.

"La severa applicazione delle linee guida serve a confermare che l'Unione Europea non riconosce e non supporterà gli insediamenti israeliani e altri atti illeciti sul campo che dettano in maniera crescente ed unilaterale la non volontà di un accordo a due Stati. Sono queste azioni effettuate direttamente in luogo, e non le linee guida, che minacciano di rendere impraticabile l'arrivo ad una soluzione nel conflitto israelo-palestinese."

Se c'è ancora qualche residua speranza per una soluzione a due Stati, indipendemente dal fatto che sia il giusto obiettivo da perseguire, ci deve essere qualche parvenza di beneficio per entrambe le parti. Al momento, Israele non ha quasi niente da guadagnare da un compromesso del genere: l'occupazione non costa quasi niente ad Israele, anzi, al contrario riesce a trarne profitto. [4] Solo se la comunità internazionale metterà una vera ed efficace pressione, o addirittura arrivasse a minacciare Israele sanzioni, isolamento diplomatico o boicottaggio dei prodotti si potrebbe arrivare alla situazione in un cui lo stato israele avesse qualcosa da guadagnare nella negoziazione dei compromessi, ossia l'annullamento delle misure punitive.

Fino ad allora, i colloqui di pace verranno portati avanti da due controparti che godono di un diseguale potere contrattuale, dato che una (Israele) continuerà a tentare di imporre il proprio volere sull'altra (i palestinesi). Ci sarebbe anche la possibilità di arrivare ad un accordo tra queste due parti con diseguale potere politico, ma senza niente che potrebbe spingere Israele a contrattare non c'è alcuna possibilità di una giusta pace che ponga fine al conflitto.

Nella loro lettera a Catherina Ashton e a tutti i Ministri degli Esteri Europei, gli ex ufficiali dell'Unione, il segretario generale NATO Javier Solano e i Primi Ministri di 5 stati europei hanno dichiarato :

"Il ritardo o la sospensione dell'applicazione delle linee guida non aiuterà ad arrivare una soluzione [a due Stati]. Al contrario, andrebbe ad inficiare i negoziati isolando i palestinesi e rinforzando l'intransigenza di Israele. In più, danneggerebbe la credibilità dell'Unione Europea e andrebbe a scalfire la sua natura di comunità basata sullo stato di diritto."

Se al contrario l'Europa non applicasse le sue nuove linee guida sulle colonie così come pensate, manderebbe un chiaro messaggio ad Israele: la possibilità di continuare a fare ciò che vuole nella più totale impunità, immune dalle pressioni per le violazioni delle leggi internazionali e per il continuo dell'occupazione militare. Per tacere il messaggio lanciato a tutto il mondo, che l'Europa sia disposta ad ignorare perfino le proprie leggi per accomodare l'intransigenza di Israele.

 

 

 

[1] http://972mag.com/eu-diplomats-recommend-sanctions-against-israeli-settlements/66805/

[2] http://972mag.com/despite-outcry-eu-guidelines-will-have-little-effect/77509/

[3] http://972mag.com/watch-encouraging-europe-to-label-israeli-settlement-products/74860/

[4] http://972mag.com/the-profitable-occupation-and-why-it-is-never-discussed/49497/

 

 

 

Fonte: 972mag.com

Traduzione: BDS Italia