di Joe Catron
Questa estate, i titoli sulla Palestina hanno dominato le notizie dalle assemblee delle chiese cristiane. La Chiesa Unita Metodista del Nord America, la Chiesa Presbiteriana (USA) e la Chiesa Unita del Canada hanno deciso di boicottare i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani.
Nel frattempo, il Sinodo Generale della Chiesa d’Inghilterra (consiglio) affermava il suo sostegno al Programma di Accompagnamento Ecumenico in Palestina e Israele, che fa una campagna contro i beni degli insediamenti (“appello dei Metodisti Uniti per boicottare i prodotti fatti da compagnie israeliane operanti nei territori palestinesi occupati”, Comitato Nazionale Palestinese BDS, 3 maggio 2012).
I siti web delle chiese e le pagine degli editoriali dei giornali si sono riempiti di dibattiti sull’apartheid e sul disinvestimento.
Al centro di questi sforzi sta un documento dal titolo “Un momento di verità: una parola di fede, speranza e amore dal cuore della sofferenza palestinese.” Conosciuto come il Documento Kairos Palestina, questo appello del dicembre 2009 proveniente dai cristiani palestinesi chiede alle chiese del mondo di usare “il boicottaggio e il disinvestimento come strumenti di nonviolenza per la giustizia, la pace e la sicurezza di tutti”, e alla comunità internazionale di avviare “un sistema di sanzioni economiche e di boicottaggio da applicare contro Israele”.
In questi tre anni il documento Kairos Palestina, e l’organizzazione che ci sta dietro, hanno alimentato l’attivismo delle chiese in favore della Palestina, con precisione e chiarezza.
Risposta all’appello di BDS
Dal Michigan, Anne Remley della Società Religiosa degli Amici, un gruppo Quacchero, ha affermato in una e-mail che: “Noi Amici di Ann Arbor (Quaccheri) siamo stati sollecitati a sapere che i Palestinesi, inclusi i cristiani e coloro che hanno preparato l’appello Kairos, chiedono alle persone di tutto il mondo di unirsi alla campagna urgente di BDS.”
Remley è anche membro del Gruppo d’Azione Palestina Israele, che ha propugnato con successo il disinvestimento, da parte della quacchera “Friends Fiduciary Corporation”, dalle aziende Caterpillar, Hewlett-Packard e Veolia Environment, compagnie che traggono profitti dall’occupazione israeliana. “Sappiamo che anche altre denominazioni cristiane stanno lavorando intensamente per rispondere a questo appello, e ci siamo sentiti partner con loro, con i cristiani palestinesi e con tutti i Palestinesi, mentre continuavamo a lavorare anno dopo anno a questo progetto, “ ha detto Remley.
Rifat Odeh Kassis, Luterano di 54 anni e direttore generale di “Defence for Children International” – Sezione Palestina, coordina Palestina Kairos e ha supervisionato la bozza della sua dichiarazione fondante. “Eravamo un gruppo di circa 15 membri che hanno lavorato insieme per circa un anno e mezzo per produrre il documento”, ha detto per e-mail. “La ragione per cui ha preso tanto tempo era principalmente dovuta alla grande varietà di appartenenza degli autori. Essi rappresentano un ampio spettro di denominazioni e di contesti; includono clero consacrato e laici, giovani e vecchi, uomini e donne, attivisti, accademici e così via”.
Ma i redattori sono emersi da questo lungo processo con un documento che sosteneva un vasto appello alla società cristiana palestinese. “Kairos Palestina ha una forte base di sostegno; più di 3000 cristiani palestinesi l’hanno firmato e adottato, come pure molte organizzazioni cristiane,” ha aggiunto Kassis.
Questo mostra un ampio sostegno agli scopi e alla strategia del movimento boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) in generale, ha affermato Kassis. “La maggior parte dei cristiani in Palestina e le loro organizzazioni appoggiano l’appello BDS… I capi delle chiese sono più esitanti nell’esprimere un pubblico sostegno per il tipo di relazioni che hanno con Israele. Israele li ricatta, scoraggiando la partecipazione a questo attivismo.”
Organizzarsi sotto la repressione
Come esempio significativo, Israele nel settembre 2010 ha cercato di revocare la residenza a Gerusalemme del vescovo Suheil Dawani della Diocesi Episcopale di Gerusalemme e di espellerlo dalla Riva Occidentale. Il Ministro degli Interni di Israele affermava che il vescovo Dawani, nativo di Nablus, aveva “agito con l’Autorità Palestinese nel trasferire terre di proprietà di Ebrei a Palestinesi e aveva anche aiutato a registrare terre di Ebrei sotto il nome della Chiesa.” Il vescovo Dawani e i suoi sostenitori protestarono che egli non aveva intrapreso nessun affare di terre di nessun tipo (“Vescovo di Gerusalemme avvia azione legale in séguito a rifiuto di visto”, Comunione Anglicana, 4 marzo 2011).
Il caso si concluse a suo favore un anno più tardi, dopo l’intervento dell’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (il capo della Comunità Anglicana globale), e del Rabbino Capo Sefardita Shlomo Amar. Mentre il vescovo Dawani non ha mai parlato delle ragioni della sua tentata espulsione, questa faceva séguito a una serie di iniziative, critiche della politica di Israele, prese da parte della Chiesa d’Inghilterra, inclusa l’intenzione del 2006 di disinvestire da Caterpillar.
Per Kassis, che è stato arrestato da Israele diverse volte, lo scopo principale della sua organizzazione è di rafforzare la capacità dei cristiani palestinesi di organizzarsi sotto la repressione. Il primo scopo di Kairos Palestina è rivolto al suo stesso popolo: “cerchiamo di mandare un messaggio di fermezza e resistenza nonviolenta ai cristiani in Palestina,” ha detto. “Abbiamo bisogno di essere pazienti e forti, non passivi. Il secondo obiettivo di Kairos è rivolto ai cristiani in tutto il mondo: schierarsi in solidarietà con i Palestinesi allo scopo di porre fine all’oppressione perpetrata contro di loro.”
Nella Palestina, le iniziative BDS sono solo una parte degli sforzi di Kairos Palestina. “Lavora anche sul fronte teologico”, ha detto Kassis, sottolineando la comprensione palestinese della cristianità e contrastando la teologia che danneggia i nostri diritti e la nostra lotta,” e porta avanti molti progetti di sostegno. Questi includono BDS, come pure i pellegrinaggi “Vieni e Vedi” e le campagne per la libertà religiosa e i diritti di residenza a Gerusalemme.
Le iniziative correnti dell’organizzazione non sono meno partecipative del suo processo fondante. “Kairos Palestina lavora con molteplici comunità differenti, ma in modo più spiccato con la gioventù, le donne e il clero,” ha spiegato Kassis. “Kairos è adesso al centro del lavoro intrapreso dalla maggior parte delle organizzazioni cristiane in Palestina, ed è diventato parte del programma in alcune scuole. Più ampiamente, i suoi messaggi e le sue attività sono stati personalmente assunti da molti attivisti e organizzazioni che partecipano alla lotta per una pace giusta in Palestina. La sua “appartenenza” è condivisa e resa viva in questo modo.”
Rete globale
Globalmente, Kairos Palestina cura una rete di attivisti e sostenitori. “Finora, abbiamo 16 gruppi Kairos che rappresentano un ampio spettro di organizzazioni e di chiese in molte località diverse,” ha affermato Kassis. “Sono state svolte mote conferenze e consultazioni su Kairos Palestina; molti gruppi sono venuti a dialogare con noi; e molte chiese hanno approvato risoluzioni per incrementare la loro cooperazione con Kairos e hanno preso decisioni per mettere in atto alcune delle raccomandazioni del documento, come il boicottaggio e il disinvestimento.”
“Nonostante questo progresso, speriamo ancora in qualcosa di più dalle chiese di tutto il mondo,” ha aggiunto Kassis. “Vogliamo che siano coraggiose e che stiano dalla parte degli oppressi promuovendo passi concreti per porre fine all’oppressione.”
Kassis vuole dire prendere le parti: “La nostra occupazione non è equilibrata,”, ha detto Kassis. “Non siamo paritari: Israele è la parte più forte, ci occupano e ci opprimono. Qualsiasi discorso sul mantenimento “dell’equilibrio” in una situazione profondamente squilibrata è un appello a mantenere lo stato di oppressione così com’è ora e giustifica lo stare zitti. Gesù fornisce un esempio completamente opposto: egli prese le parti degli oppressi e sfidò l’impero, Gesù cacciò di fatto coloro che vendevano i loro prodotti nel tempio – non fece semplicemente un discorso!”
Risposta agli attacchi della lobby israeliana
Gli sforzi profusi da Kairos Palestina hanno attirato l’attenzione dei sostenitori di Israele, come dimostrano le mobilitazioni contro le iniziative delle chiese da parte della Commissione Ebrea Americana e del Consiglio Ebreo per gli Affari Pubblici negli Stati Uniti, la Commissione dei Delegati degli Ebrei Britannici e il Centro per Israele e gli Affari Ebrei del Canada. Queste risposte hanno coinvolto petizioni online, appelli coordinati personali a pastori e altri leader locali, il dispiegamento di personale ai convegni delle chiese e accuse pubbliche di antisemitismo contro persone di chiesa e organizzazioni.
Mesi prima dell’Assemblea Generale dei Presbiteriani, la Rete Missionaria Israele/Palestina della chiesa (che sostiene le proposte di boicottaggio e disinvestimento) rispose alle accuse di “contenuti anti-Israeliani, anti-Sionisti e a volte anti-Semitici” all’interno del gruppo, da parte del Consiglio Ebreo per gli Affari Pubblici. La rete affermò che la tattica aggressiva di questi “lobbysti prezzolati pro-Israele” mostrava che “stavano lottando disperatamente per riprendere il controllo di un dibattito che non potevano più vincere attraverso il loro comportamento intimidatorio” e “calunnie e attacchi nel tentativo di cambiare l’argomento” (“La Rete Missionaria Israele/Palestina condanna la campagna diffamatoria”, 7 febbraio).
Nigel McCulloch, vescovo di Manchester e prominente sostenitore di Israele nella Chiesa di Inghilterra, ha suggerito che “l’eccessiva pressione da parte di alcuni membri della comunità ebrea” ha avuto l’effetto opposto nel Sinodo Generale della Chiesa: “sappiamo come funziona il Sinodo e non è un buon modo di fare le cose” (“effetto boomerang della pressione ebrea sulla Chiesa d’Inghilterra”, The Times of Israel, 10 luglio 2012 ).
Richiesta di diritti
Il successo di Kairos Palestina si è anche guadagnato il rispetto da parte di altri leader BDS. “Per noi, nel movimento palestinese BDS, la voce cristiana palestinese è molto importante nel promuovere la nostra lotta, nel senso che distrugge tutti gli stereotipi sionisti circa l’occupazione intesa come difesa degli ideali giudeo-cristiani contro la barbarie islamica,” afferma Haidar Eid, membro della Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele e professore all’Università Al-Aqsa di Gaza City.
“Kairos Palestina si rivolge a tutti i cristiani del mondo, chiedendo loro di schierarsi contro l’ingiustizia incorporata nella multiforme oppressione di Israele a danno dei Palestinesi, sia cristiani che musulmani,” ha detto.
Kassis sottolinea anche l’unità tra Palestinesi cristiani e musulmani, un argomento che ha studiato estesamente. “Nel 2008, due colleghi e io abbiamo condotto uno studio,” ha detto. “Abbiamo riscontrato che la principale ragione dell’emigrazione cristiana era la mancanza di stabilità politica (intorno al 35 per cento) e la ragione meno significativa era la persecuzione e discriminazione religiosa (meno dello 0.8 per cento). Le relazioni musulmano-cristiane sono state forti e solide negli ultimi 1500 anni” (“Cristiani Palestinesi: Fatti, Numeri e Tendenze,” Diyar, 2008, PDF).
Come il più vasto movimento BDS, Kairos Palestina chiede diritti, non risultati politici. “Kairos non parla di alcuna specifica soluzione politica, ma parla invece delle condizioni necessarie per ottenere una pace giusta per tutti”, ha affermato Kassis. “Una pace giusta nella nostra situazione significa porre fine all’occupazione, concedere ai Palestinesi il diritto all’auto-determinazione, concedere ai rifugiati palestinesi il diritto di ritornare, riconoscere le conseguenze della Nakba (il progetto di pulizia etnica sistematica che ha condotto alla fondazione di Israele) e porre fine alle discriminazioni contro di loro.”
“Personalmente penso che la “soluzione a uno stato” sia più umana, più civile e risponda più pienamente ai bisogni dei Palestinesi,” ha aggiunto. “Qualsiasi altra soluzione potrebbe dividere i Palestinesi tra troppi luoghi diversi ed ostacolare la loro unità come nazione.”
Attivismo crescente
Nel gruppo Ann Arbor, nel Michigan, Remley, che invita la chiesa a organizzare un “principale fronte di azione di BDS negli Stati Uniti,” si aspetta che cresca l’attivismo ispirato da Kairos Palestina. “Vedo questo lavoro come estremamente utile nel darci informazioni per coinvolgere le nostre congregazioni dove gruppi di studio si stanno sempre più sviluppando, specialmente tra i Luterani, i Presbiteriani, i Metodisti e gli Unitariani,” ha affermato.
Anche per Kassis il suo futuro sembra brillante. “All’interno della chiesa globale, Kairos è stato messo sull’agenda di quasi tutte le istituzioni ecclesiastiche,” ha detto. “E’ un invito che non possono ignorare; devono averci a che fare. Molte chiese ci hanno ringraziato di essere così uniti nel nostro messaggio e nel nostro linguaggio e vedono Kairos come il miglior strumento per radunarsi dietro la causa palestinese. Naturalmente, altre chiese di destra vedono il documento come qualcosa di radicale che rifiutano di sostenere. La nostra sfida, allora, è di educarle maggiormente.”
Joe Catron è un attivista statunitense con base a Gaza, Palestina. Lavora nel Centro per gli Studi di Politica e Sviluppo (CPDS) e con altri gruppi palestinesi e organizzazioni di solidarietà, particolarmente a sostegno della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni e dei movimenti dei prigionieri. Ha un blog a joecatron.wordpress.com.
Fonte: Electronic Intifada
Traduzione di Vincenzo Pezzino