Approvato in via definitiva l’accordo ACAA tra Ue e Israele. Il Parlamento si esprime mentre Gaza è sotto attacco e si prepara un ampliamento degli insediamenti coloniali. Le violazioni dei diritti umani ‘preoccupano’ Bruxelles. Ma non troppo.
di Cecilia Dalla Negra
A giudicare dal risultato, verrebbe da pensare che le violazioni della legalità internazionale e dei diritti umani, nei Territori Palestinesi Occupati, si siano interrotte per un istante.
Solo così, infatti, si spiegherebbe perché il Parlamento Europeo - nel voto che si è svolto il 22 ottobre scorso - abbia valutato di non dover tenere conto di quella clausola che gli impone di non stipulare accordi con stati terzi quando il diritto internazionale è violato, o i diritti umani sono ignorati.
Eppure, a Strasburgo, la riunione plenaria di lunedì scorso ha visto andare in scena un’altra storia: quella in cui con 379 voti a favore, 240 contrari e 41 astensioni il Parlamento ha approvato in via definitiva il Protocollo degli Accordi Euro-Mediterranei relativo a Israele, meglio noto come ACAA.
Che consentirà, con effetto immediato, la libera circolazione dei prodotti industriali farmaceutici israeliani sul mercato europeo senza che siano necessari quei controlli di qualità e conformità generalmente richiesti ai paesi non-membri. E che in futuro si annuncia sarà ampliato anche al settore cosmetico e a quello dei giocattoli per bambini.
Questo il principale risultato di una giornata molto attesa, in cui si è svolta una votazione complessa e a lungo rimandata in merito all’accordo. Passato infatti in Commissione per il Commercio Internazionale lo scorso 18 settembre, con due soli voti di scarto, l’ACAA è stato approvato dopo due anni di sospensioni forzate.
Prima nel 2009, durante l’offensiva israeliana “Piombo Fuso” su Gaza; poi ancora nel 2010, quando il governo Netanyahu non aveva rinnovato il congelamento (temporaneo) delle colonie illegali nei Territori Palestinesi Occupati.
Una misura d’obbligo in base alla legge, che impone all’UE di non stipulare convenzioni con stati terzi laddove sia riscontrabile una violazione della legalità internazionale o dei diritti umani. Ma un arresto di facciata, se è vero che sul campo, dal 2009, non è cambiato niente.
Anzi, la condizione della popolazione palestinese in Cisgiordania come a Gaza, semmai, è peggiorata.
Non si sono fermati i raid sulla Striscia ne’ la costruzione di insediamenti illegali.
Nelle stesse ore in cui il Parlamento si pronunciava Gaza era nuovamente sotto attacco e veniva presentato alla Knesset un piano urbano per l’ampliamento della colonia di Gilo, tra Betlemme e Gerusalemme.
Gli attivisti della nave umanitaria “Estelle” stavano ancora facendo ritorno ai loro paesi dopo l’arresto e l’assalto in acque internazionali da parte della Marina israeliana: solo l’ultima delle violazioni, e solo nell’ultima settimana.
A questo proposito Catherine Ashton, Alto Commissario per gli affari esteri dell’Ue, nel corso di un viaggio in Medioriente aveva espresso “preoccupazione”.
Quella parola ricorrente, in Europa, che serve a sottolineare che sì, ci saranno anche violazioni tanto palesi da non poter essere ignorate; ma che questo non è sufficiente a interrompere il rapporto virtuoso instaurato con Israele, un paese integrato de facto fra i membri dell’Unione.
“Non possiamo condannare Israele quando occupa i Territori Palestinesi e poi dare il consenso sulle questioni commerciali”, ha commentato Vital Moreira, socialista portoghese presidente della Commissione sul Commercio internazionale.
E invece l’Europa ha potuto, mascherando dietro l’apparente ‘tecnicità’ dell’accordo e ragionamenti di convenienza economica un rafforzamento della partnership con Tel Aviv che è tutto politico.
Secondo Niccolò Rinaldi (europarlamentare Idv) “la misura approvata non è politicamente neutrale e di fatto costituisce un successo per l’attuale governo israeliano”. Che in queste ore ha anche altro di che gioire.
Proprio oggi il premier Monti incontrerà Netanyahu a Gerusalemme per il terzo summit intergovernativo Italia-Israele, che rafforzerà ulteriormente le relazioni tra i due paesi. E la Francia ha fatto sapere che, con ogni probabilità, non sosterrà la richiesta palestinese alle Nazioni Unite.
Il Protocollo passerà nelle prossime ore al Consiglio europeo per il completamento delle procedure burocratiche e la pubblicazione finale. A quel punto l’Acaa sarà una realtà.