LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Le organizzazioni non governative denunciano che l'Europa da un lato non riconosce gli insediamenti colonici e dall'altro commercializza i loro prodotti

Roma, 30 ottobre 2012, Nena News - Basta all'import di prodotti delle colonie israeliane in Cisgiordania etichettati in modo fraudolento con il «Made in Israel». 

E' questo l'appello-denuncia ("Trading Away Peace: How Europe Helps Sustain Illegal Israeli Settlements") che oggi 22 Ong internazionali attive nei territori palestinesi occupati rivolge all'Unione europea, accusata di non riconoscere da un lato gli insediamenti israeliani, illegali per le risoluzioni internazionali, e dall'altro di importare le merci delle colonie con il "Made in Israel", peraltro in misura maggiore rispetto alle produzioni palestinesi.

Stando a quanto riferito dalle 22 Ong sulla base di dati della Banca Mondiale, l'Ue importa annualmente merci dalle colonie israeliane per 230 milioni di euro: 15 volte di più del totale delle importazioni dai palestinesi. Se si tiene conto che gli israeliani insediati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est (territori occupati per la legge internazionale) sono circa 500mila, l'Ue importa 100 volte di più da un colono che da un palestinese.

In gran parte le importazioni dalle colonie riguardano ortaggi, frutta e generi alimentari, prodotti negli insediamenti nella Valle del Giordano. Diverse imprese europee hanno investito nelle colonie.

Al momento dei 27 paesi dell'Ue solo la Gran Bretagna e la Danimarca hanno richiesto che le produzioni delle colonie non vengano etichettate con il «Made in Israel» e che sia precisato con esattezza il luogo di provenienza.

Fonte: Nena News

Leggi il rapporto complete in inglese