Appello a tutte le organizzazioni per uguali diritti in tutta la Palestina storica e per il Diritto al ritorno di tutti i rifugiati.
Lo storico lancio della Coalizione per una Palestina libera (CFP), che ha avuto luogo venerdì 28 Settembre, ha riscosso un clamoroso successo. I partiti politici, i sindacati, le organizzazioni dal basso, i movimenti studenteschi e i gruppi in sostegno dei diritti umani hanno parlato appassionatamente della libertà della Palestina; il CFP si è dato un documento fondativo, un programma su come procedere nelle iniziative. Di seguito la dichiarazione.
Dichiarazione di lancio
28 Settembre 2012, Johannesburg, Sud Africa
“La tentazione nella nostra situazione è di parlare in toni smorzati riguardo ad una questione come il Diritto del popolo palestinese ad un loro Stato. Noi possiamo facilmente essere indotti a leggere la riconciliazione e l’imparzialità come una significativa parità tra giustizia e ingiustizia. Avendo raggiunto la nostra libertà, possiamo cadere nella trappola di lavarci le mani delle difficoltà che affrontano gli altri. Saremo men che umani se lo facessimo. E’ un dovere di tutti i sudafricani, noi stessi un tempo beneficiari di un generoso supporto internazionale nel difendere la causa della libertà e della giustizia ed annoverati tra coloro che hanno contribuito attivamente al loro conseguimento”.
Nelson Mandela, 4 Dicembre 1997
Noi sudafricani di diverse organizzazioni ed istituzioni da molti anni siamo impegnati nel campo della solidarietà con i palestinesi che stanno vivendo sotto il regime di apartheid imposto loro da Israele e sono stati espropriati dei loro beni da varie ondate di pulizia etnica.
Ci siamo radunati a Cosatu House, il quartier generale della più grande federazione dei sindacati del nostro paese, a Johannesburg il 28 settembre 2012;
Pienamente consci dei limiti delle trasformazioni nella nostra società e del lungo cammino che il nostro paese ha intrapreso verso una vita migliore per tutti, verso la liberazione dalla povertà, dallo sfruttamento economico, dal sessismo, dal razzismo e dalla xenofobia;
Profondamente consapevoli del profondo legame che unisce tutti gli esseri umani che soffrono e del debito di solidarietà che abbiamo l’un l’altro e convinti fermamente che la ferita di uno sia la ferita di tutti.
Rifiutando le evidenti falsità dell’imperialismo che sostiene che questo sia una disputa tra gruppi religiosi e che tenta di imporre questi stessi come onesti mediatori
Esprimendo la grave preoccupazione davanti al mancato rispetto delle convenzione dell’ONU e la violazione del diritto umano internazionale
Al corrente de:
- La punizione collettiva in corso ad opera del regime di apartheid israeliano nei confronti dei palestinesi, dell’occupazione e dell’assedio di Gaza.
- L’occupazione della Cisgiordania, inclusa la parte est di Gerusalemme e la continua costruzione dell’illegale Muro dell’Apartheid, il trattamento illegale e le ripugnanti politica dei nuovi insediamenti, l’esproprio delle famiglie e delle comunità, la demolizione di case, villaggi e il furto della terra.
- Il disprezzo per la volontà del popolo palestinese mostrato da Israele, Usa, Canada, UE e altri dopo le libere elezioni palestinesi del 2006
- I crimini di guerra commessi dallo Stato segregazionista di Israele durante l’invasione di Gaza nel 2009 e il massacro del 2010
- Le continue discriminazioni e repressioni nei confronti dei palestinesi da parte del regime di apartheid israeliano
- L’esilio continuo di milioni di rifugiati palestinesi
- La conoscenza del fatto che molti governi hanno dato e continuano a dare al regime segregazionista israeliano un sostegno diretto in ambito economico, finanziario, militare e diplomatico e gli consentono di agire nell’impunità.
- Il ruolo di diverse istituzioni di governance globale nell’ostacolare gli sforzi diplomatici dei palestinesi per la loro liberazione
- Il ruolo dei governi e delle società multinazionali nella cooperazione con l’apartheid israeliano, nel saccheggio del territorio palestinese e delle sue risorse naturali così come nel rafforzamento dell’apartheid, mascherato come assistenza alla popolazione palestinese
Riaffermiamo il nostro impegno per:
- L’autodeterminazione del popolo palestinese
- La fine dell’occupazione
- L’obbligo per il regime di apartheid israeliano a porre fine alla violazione delle risoluzioni dell’Onu e a quelle regionali
- Pari diritti per tutti nella Palestina storica
- Completo Diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi
- L’appello di un’unità dei palestinesi del giugno 2005 per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele
- La fine dell’imperialismo e del sostegno alla prosecuzione delle reiterate violazioni dei diritti dei palestinesi
Profondamente consapevoli di come la nostra sofferenza sotto il regime di apartheid e il colonialismo fu ridotta grazie a coloro che si opposero in favore della nostra libertà e del conflitto tra popolazione di colore e bianchi.
Sostenendo che il grande equilibrio tra oppressi e oppressori è un’evasione dalla realtà, acquiescenza, viltà e in ultimo, nel peggiore dei casi, complicità.
Immensamente debitori alla comunità internazionale –in particolare ai paesi in prima linea nell’Africa meridionale, al movimento dei Non-allineati e a numerose formazioni di solidarietà in Europa, Nord America e in qualsiasi altro luogo in cui qualcuno si è speso per la popolazione oppressa del Sud Africa nonostante l’enorme supporto dei loro governanti al regime di apartheid.
Pieni di rispetto per le considerazioni dei veterani e i leader della nostra lotta di liberazione che hanno parlato della quotidiana persecuzione e umiliazione dei palestinesi all’ombra dell’apartheid israeliana: alcune di queste considerazioni riguardano:
La politica di Israele nei confronti dei vicini stati arabi smaschera chiaramente la vera natura e il carattere del regime di Tel Aviv. Essa è caratterizzata da una arroganza spudorata, da una aperta aggressività nei confronti dei propri vicini, dall’oppressione spietata e dallo sfruttamento delle popolazioni arabe di Palestina tali da far assomigliare sempre di più Israele al regime sudafricano dell’apartheid. La sostanza è che, sotto l’influenza di esclusive ideologie nazionaliste, entrambi il nazionalismo Afrikaans e il sionismo israeliano pensano e si comportano nei confronti delle maggioranze indigene nei loro paesi e nei confronti degli stati confinanti con l’ostinata disumanità di tutti coloro che considerano gli altri una razza inferiore e meno umana.
(Alfred Nzo, primo ministro del Post-Apartheid)
Io non mi stancherò mai di parlare della profonda sofferenza durante la mia visita in Terra Santa; I Palestinesi mi ricordano così tanto ciò che è successo a noi, persone di colore, in Sud Africa. Io ho visto l’umiliazione dei palestinesi ai checkpoint e ai blocchi stradali, li ho visti soffrire come noi quando I giovani bianchi ufficiali di polizia ci impedivano di muoverci. Il mio cuore duole.
(Arcivescovo Desmond M. Tutu, premio Nobel per la Pace)
Le forze progressiste e di sinistra hanno bisogno di intensificare la loro lotta contro il razzismo, l’antisemitismo e altre forme di xenofobia come componenti critiche di una più vasta lotta contro la devastazione condotta dal capitalismo e dell’imperialismo. In modo ancor più critico noi chiamiamo a raccolta tutte le forze di sinistra nella loro totalità per intensificare le attività di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese e della loro lotta e di fare pressione sui governi in particolare di Europa e Stati Uniti per trovare una soluzione alla questione palestinese e alle problematiche del Medio Oriente.
(Blade Nzimande, Segretario generale del Partito Comunista Sudafricano e Ministro dell’Istruzione)
Molti aspetti dell’occupazione israeliana superano quelli del regime dell’apartheid. La demolizione su larga scala delle abitazioni palestinesi, la distruzione dei territori agricoli, le incursioni militari e gli assassini mirati dei palestinesi di gran lunga superano ogni pratica similare nel Sud Africa dell’apartheid. Nessun muro era stato costruito per separare I bianchi dai neri.
(Professor John Dugard, Inviato speciale sulla Palestina al Consiglio dei Diritti Umani presso le Nazioni Unite)
Questa è forse la sfida morale ed etica più impellente del nostro tempo, in questo inizio del XXI secolo: tutti coloro in questo mondo, noi compresi, che sono abbastanza fortunati da essere liberi dovrebbero esprimere il nostro sostegno totale e la nostra solidarietà alla popolazione palestinese in questo loro momento di sofferenza e bisogno probabilmente il più grande subito, ma al contempo dove il loro indomito coraggio e determinazione risplendono. I Palestinesi raggiungeranno il loro diritto all’autodeterminazione e a far parte dell’insieme delle nazioni libere e indipendenti del mondo. Sopravvivranno e vinceranno e saranno capaci di contribuire con il loro grande talento e la loro energia alla costruzione con noi di un mondo più prospero e giusto dell’attuale per le nuove generazioni. Io metto me stesso in campo senza riserve tra tutti coloro che credono che la giustizia in Palestina significhi pace, sicurezza e giustizia in tutta la Terra Santa, siano questi Cristiani, Ebrei, Musulmani, atei, siano israeliani o palestinesi. Questa è una causa che dovrebbe essere sostenuta dall’intera comunità internazionale, da tutti I governi e I popoli di qualunque origine, con la stessa passione che ha consentito al movimento contro l’apartheid di vedere la nascita di un Sud Africa democratico, libero dal razzismo e dal sessismo.
(Ronnie Kasrills, ex Leader dell’esercito di Liberazione del Sud Africa, Mkhonto we Sizwe, ed ex Ministro dell’Acqua e dell’ Intelligence)
Io sostengo un appello per le sanzioni contro Israele simile a quello che abbiamo lanciato contro il Sud Africa dell’apartheid: assolutamente! Pressione, pressione, pressione da ogni parte e in ogni maniera possibile. Sto parlando sulla base della mia personale esperienza. All’inizio noi avevamo delle sanzioni molto generiche e solo alla fine degli anni ’80 imparammo veramente ad individuare con precisioni cosa dovesse essere sanzionato. Allo stesso modo voi dovete osservare laddove Israele è più vulnerabile; dove è più forte il legame con la comunità internazionale? Allora dovete avere una forte solidarietà internazionale; questo è il solo modo in cui <le sanzioni> funzioneranno. Dovete ricordarvi che per anni e anni, quando noi mettemmo in piedi una campagna di sanzioni, non c’era nessun governo Occidentale a sostenerci. Giunsero in numero significativo molto più tardi.
(Professor Allan Boesak, ex Patron del Fronte Democratico Unito)
Il nostro ruolo come attivisti davanti a ciò che Nelson Mandela ha chiamato la più grande questione morale del nostro tempo è alzare le nostre voci e mobilitarsi per stare uniti in solidarietà con le masse oppresse di Palestina e di altre parti del mondo. Riecheggiando le parole del Che Guevara: “fino a quando ci sarà un solo essere umano al mondo che soffre sotto il giogo dell'oppressione, la nostra lotta non potrà essere finita”.
(Marius Fransman, Vice Ministro, Dipartimento delle Relazioni internazionali e della cooperazione)
Il muro di segregazione che l’esercito israeliano ha costruito e continua a costruire divide la terra palestinese, separando I contadini dai loro campi. I contadini palestinesi subiscono sulla loro pelle le torture quotidiane per cercare di raggiungere I loro terreni. Per poter prendersi cura dei loro olivi devono passare attraverso I check point che sono aperti e chiusi in modo imprevedibile. Molte volte non è consentito loro di passare e guardano attraverso il filo spinato come loro i loro ulivi muoiono - come loro e le loro famiglie si riducono in povertà.
(Pregs Govender, Commissario dei Diritti Umani in Sud Africa)
Palesemente l’apartheid fu una macchina di segregazione razziale ben programmata e oliata, progettata fin dall’inizio per opprimere, depredare e disumanizzare la popolazione di colore sudafricana, specialmente I lavoratori neri e la classe operaria nera. Sebbene ci siano numerose differenze tra la situazione dei lavoratori neri in Sud Africa e quella dei lavoratori palestinesi, l’oppressione e il saccheggio delle risorse ai danni della popolazione di colore sudafricana e quella palestinese si somigliano in molti aspetti, mentre I lavoratori ebrei israeliani somigliano all’aristocrazia operaia bianca in Sud Africa.
(Zwelinzima Vavi, Segretario generale del Congresso dei sindacati sudafricani)
Pertanto:
Rinnoviamo il nostro impegno ad agire in solidarietà con il popolo palestinese oppresso, quello residente nei Territori Occupati, quello della Diaspora e quello residente nello Stato sionista di Israele.
Seguendo in pieno accordo:
- I principi fondanti, la struttura organizzativa e il coordinamento per una effettiva Coalizione per una Palestina Libera (CFP)
- L’attuazione di un programma costante di attività di azione e di solidarietà a sostegno della Palestina. Ci impegniamo in particolare in sostegno alle seguenti azioni concrete di programmi/campagne:
- Costruire l'educazione di massa, la ricerca, la capacità di monitoraggio per rafforzare le nostre azioni della campagna a sostegno della causa del popolo palestinese.
- Costruire un movimento internazionale anti-apartheid contro Israele, con un focus specifico sulla nostra regione e il continente africano
- Stabilire collegamenti in rete e specifiche attività delle campagne con le organizzazioni palestinesi presentinei Territori Occupati, all'interno del regime di apartheid Israeliano e con i palestinesi della la Diaspora,in particolare quelli nei campi profughi;
- Far conoscere alla maggior parte delle persone la peculiarità principale di Israele cioè quella di essere uno Stato di apartheid e dare esposizione mediatica alla politica israeliana di apartheid e alle sue pratiche
- Fare il punto, aumentare la visibilità e costruire un sostegno per la causa palestinese in tutti i forum nazionali, regionali, continentali e internazionali
- Rispondere attivamente e sostenere la richiesta proveniente da quasi tutta la società civile palestinese per il boicottaggio di Israele nella maniera più ampia possibile, per il disinvestimento da società che operano in Israele e per le sanzioni richieste contro il regime israeliano (BDS);
- Sfidare l'uso crescente della lobby israeliana e di altri (anche se per ignoranza) nell’utilizzo della Bibbia, della fede cristiana e della religiosità al servizio dell’apartheid; e sostenere le profetiche leadership religiose (palestinesi) – siano cristiane, musulmane ed ebree - che, nel documento Kairos Palestina, acutamente ci ricordano che "quell'ingiustizia contro il popolo palestinese, che è l'occupazione israeliana, è un male che deve essere combattuto."
- Lanciare un'offensiva mediatica che metta in evidenza la difficile situazione del popolo palestinese sotto l'occupazione e l'apartheid e smascheri i media per la loro copertura sbilanciata della questione palestinese e la deliberata distorsione delle informazioni relative alla lotta del popolo palestinese.
- Continuare a costruire il rapporto tra le varie formazioni nella CFP e ad accogliere nuove organizzazioni che desiderano aderire alla CFP.
- Crea una pubblica consapevolezza intorno all’operato del CFP il suo programma solidale di azione.
- Costruire legami e sostenere il lavoro e programmi di altri movimenti di solidarietà, al fine di dare un senso alla nostra convinzione che l'ingiustizia ovunque sia è una minaccia alla giustizia di tutti
Chiediamo con forza al nostro governo di porre fine immediatamente al commercio con le aziende complici nell'occupazione israeliana e nelle colonie, di interrompere le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele fino a quando non rispetterà il diritto internazionale e di continuare a sostenere l'autodeterminazione palestinese
Nel raggiungimento dei nostri obiettivi ci impegniamo a rispettare i seguenti principi guida:
- Noi traiamo la nostra legittimità dal popolo in cui nome stiamo iniziando o sostenendo questa lotta, i palestinesi stessi;
- Sottoscriviamo il principio della consultazione, della trasparenza, della responsabilità e dell'onestà nello svolgimento delle attività di supporto, di raccolta fondi e nel portare avanti idee progressiste sulle questioni che riguardano la Palestina.
- Riconosciamo l'indipendenza delle singole organizzazioni che compongono la Coalizione, rispettando le differenze poiché siamo ancora una voce comune, costruita intorno alle esigenze e alle aspirazioni del popolo palestinese
- Rispettiamo le organizzazioni, le strutture e la leadership delle organizzazioni del popolo palestinese impegnata nella lotta di liberazione.
- Auspichiamo un aperto e franco, ma paritario, impegno critico sulle questioni di principio e sulle opinioni relative alle attività per far avanzare la lotta palestinese;
- Diamo priorità alle esigenze delle persone e delle organizzazioni direttamente coinvolte nella lotta per la liberazione della Palestina;
- Riconosciamo e affermiamo il diritto del popolo palestinese a resistere all’oppressione e alla lotta per la loro libertà e rispettiamo la scelta dei loro mezzi per farlo.
- Pur rifiutando con disprezzo i tentativi di equiparare le critiche a Israele come anti-semitismo, o tutti gli ebrei con i sionisti, ci opponiamo a ogni forma di discriminazione - tra cui l'antisemitismo e la xenofobia - che infrangono la nostra visione di un mondo in cui la dignità di tutti gli esseri umani rispettata
- Desideriamo sviluppare una stretta cooperazione e solidarietà con le organizzazioni palestinesi e altri gruppi di solidarietà, compresi i compagni che dirigono la lotta all'interno dello Stato segregazionista di Israele.
- Desideriamo giocare il nostro ruolo nella mobilitazione e nella partecipazione ad un movimento anti-apartheid internazionale e coordinato, come il movimento che ci ha aiutato nella nostra liberazione dall'apartheid, con particolare attenzione Sud Africa e il resto del continente.
Comunicato emesso dal Dottor Stiaan van der Merwe, Membro Commissione Nazionale del Lavoro e di Tahir Sema, in occasione della convocazione della Commissione stessa, in data 1 ottobre 2012
Fonte: Politics Web
Traduzione di Sara Montagnani