Con una lettera del Direttore Centrale per i Paesi del Mediterraneo e Medio Oriente (allegata), il Ministero degli Esteri (MAE) risponde alla nota che la CGIL ha inviato lo scorso 4 giugno al Ministro degli Esteri, a quello dello Sviluppo Economico e a quello degli Affari Europei.
Riprendendo un'iniziativa della CES, la CGIL, sulla base di recenti decisioni del Consiglio Europeo in merito al processo di pace in Medio Oriente, chiedeva ai ministri competenti di adoperarsi al fine di evitare che prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in Palestina, illegali secondo il diritto internazionale, potessero sfruttare le clausole preferenziali del trattato Europa -Israele.
Per impedire questa situazione, la CGIL chiedeva al governo di seguire l'esempio di altri paesi, come la Danimarca e la Gran Bretagna, che hanno disposto l'etichettatura di provenienza per questi prodotti, consentendo una scelta consapevole dei consumatori.
La risposta del MAE, allineandosi formalmente alle posizioni e decisioni europee, mentre riconosce l'illegalità degli insediamenti israeliani, non intende procedere verso forme di intervento sul terreno dell'etichettatura dei prodotti, demandando ogni eventuale atto alla revisione, da parte del Servizio di Azione Esterna dell'Unione Europea, della "complessa normativa esistente".
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