Parte 7 della serie #ShutDownNation (Nazione in fallimento)
A parte l'intensificarsi della fuga di capitali e la diminuzione degli investimenti stranieri nell'alta tecnologia israeliana, nel maggio 2024 130 economisti israeliani di alto livello hanno inviato al premier israeliano un "chiaro ed appassionato avvertimento" sull'"alta probabilità" che l'economia e la società israeliana cadano in una "spirale di collasso".
L'importante economista israeliano Dan Ben-David sostiene che "entro quattro anni Israele....collasserà", a meno che le politiche governative non subiscano drastici cambiamenti.
Il debito di Israele è salito a circa 340 miliardi di dollari nella seconda metà del 2024, con un aumento del 20% rispetto alla fine del 2022, a causa del genocidio a Gaza sempre in corso. Con un rating vicino alla definizione "spazzatura", secondo Moody's, e un tasso di crescita stimato a ZERO nel 2024, secondo S&P, Israele è costretto a pagare tassi di interesse enormi per pagare il suo debito in crescita.
Tra i molti segnali che indicano che Israele sta diventando una #ShutDownNation, Intel ha dovuto chiudere Granulate, una start-up israeliana che aveva acquisito per 650 milioni di dollari nel 2022, dopo non essere riuscito per mesi a trovare un acquirente. Nel giugno 2024, Intel è stata costretta ad abbandonare un progetto da 25 miliardi di dollari che aveva pianificato di costruire non lontano da Gaza.
In Cina, il principale produttore mondiale di auto elettriche dichiara che "c'è una crescente preoccupazione per le auto dotate di tecnologia israeliana" dopo il "massacro tramite cercapersone" per mano di Israele in Libano. "I sistemi di sicurezza sviluppati in Israele potrebbero essere all’origine di incidenti automobilistici a causa della possibile presa di controllo a distanza da parte di agenti israeliani", hanno dichiarato fonti cinesi.
"Diverse delle maggiori società finanziarie europee hanno ridotto i loro legami con le società israeliane o con quelle che hanno legami con il Paese, come risulta da un'analisi della Reuters, mentre cresce la pressione di attivisti e governi per porre fine alla guerra a Gaza".
Il fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo, ha venduto tutte le sue azioni di Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni israeliana, a causa dei suoi "servizi alle colonie israeliane nella Cisgiordania occupata". La Norvegia ha adottato una posizione "più dura" nei confronti delle imprese coinvolte nell'occupazione a seguito della decisione della Corte internazionale di giustizia che, nel luglio 2024, ha dichiarato illegale l'intera occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.
Storebrand, uno dei maggiori investitori della regione nordica, ha venduto le sue partecipazioni in Palantir Technologies perché teme che "il suo lavoro per Israele possa mettere l'asset manager a rischio di violazione del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani". Palantir è accusata di aver consapevolmente favorito il genocidio per mano di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza.
"La decisione della società giapponese Yokohama di chiudere la fabbrica di pneumatici Alliance di Hadera, che impiegava quasi 500 lavoratori... solleva interrogativi sul futuro dell'intera industria manifatturiera israeliana".
Le vendite globali di McDonald's, uno dei principali obiettivi del BDS, "sono diminuite dell'1,5% tra luglio e settembre, il più grande calo in quattro anni, più del doppio di quanto previsto dagli analisti. Dopo un calo dell'1% nel periodo aprile-giugno". "McDonald's ha affrontato boicottaggi e proteste per la sua posizione percepita come filo-israeliana e per i suoi presunti legami finanziari con il Paese".
"7-Eleven ha chiuso tutti i suoi otto negozi in Israele", un altro indicatore della fuga di capitali e imprese dall'economia che sta gradualmente "collassando".
Gli esperti israeliani prevedono che il 2024 sarà segnato come "l'anno in cui il turismo in Israele è morto". "Tutti coloro che parlano della situazione del turismo in Israele sembrano pronunciare un elogio funebre su una tomba aperta". I media israeliani riportano che di recente cinque ristoranti hanno chiuso i battenti a Tel Aviv in una sola settimana.
I 130 economisti israeliani hanno dichiarato che: "Molti di coloro che sopportano il peso preferiranno emigrare da Israele. I primi a partire saranno [le persone altamente qualificate] con opportunità all'estero". Attribuendo la colpa agli Haredim, hanno aggiunto: "La popolazione rimanente di Israele sarà meno istruita e meno produttiva, aumentando così il peso sulla popolazione produttiva rimanente. Questo, a sua volta, incoraggerà un'ulteriore emigrazione da Israele".
Hanno concluso che "I crolli non avvengono quando la situazione è completamente deteriorata, ma prima, quando una quota sufficientemente ampia di individui prevede che il declino sia irreversibile. Una volta che la popolazione che sostiene Israele giunge alla conclusione che il Paese ha imboccato una strada definitivamente irreparabile, il collasso nazionale seguirà inevitabilmente".
Ad aumentare le difficoltà di Israele ci sono anche i mandati di arresto della Corte penale internazionale contro i leader israeliani che hanno deteriorato la posizione internazionale dello Stato. Essi "potrebbero anche portare a richieste di sanzioni economiche o boicottaggi contro Israele, che danneggerebbero l'economia. Gli investitori internazionali potrebbero vedere un aumento dei rischi nel fare affari con Israele, con conseguente riduzione degli investimenti esteri e della crescita economica".
Un avvocato senior di uno dei maggiori studi legali israeliani afferma che i mandati di arresto della Corte penale internazionale "sono sicuramente un'aggiunta negativa". Nell'ultimo anno, ha aggiunto, "abbiamo assistito a una crescente preoccupazione delle aziende internazionali di essere identificate con investimenti in Israele. Le aziende, soprattutto quelle pubbliche o che dipendono da fondi pubblici, temono reazioni negative, come manifestazioni contro di loro e mosse da parte di dipendenti o investitori, per cui alcune transazioni non si sono affatto concretizzate".
Gli esperti israeliani si aspettano che l'incriminazione di Netanyahu da parte della Corte penale internazionale "incida sulle transazioni nell’ambito della sicurezza della vendita di armi a Israele".
Il genocidio israelo-statunitense in corso da quasi 14 mesi contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza sta distruggendo centinaia di migliaia di vite e mezzi di sostentamento palestinesi. Sembra che stia anche accelerando la discesa del regime israeliano di colonialismo e apartheid lungo 76 anni in una "spirale al collasso".
Fonte: BNC
Traduzione di BDS Italia