Dopo la sentenza vincolante della Corte internazionale di giustizia (CIG) del 26 gennaio 2024 che conferma la plausibilità del genocidio da parte di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata e assediata e che ordina di fermare e prevenire tutti gli atti genocidi:
- Israele ha apertamente sfidato l'ordine della Corte, intensificando il genocidio e l'uso della fame come arma, portando a un crescente numero di vittime tra i palestinesi, soprattutto bambini.
- Gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e altre potenze occidentali hanno continuato ad armare, finanziare e consentire in altri modi il genocidio di Israele (compreso un altro veto statunitense), arrivando persino a tagliare i fondi dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, NdT) per favorire la guerra per fame di Israele, un atto condannato dagli esperti di genocidio come “coinvolgimento diretto nell’intensificazione di atti genocidari contro il popolo palestinese”.
- Esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno chiesto un embargo “immediato” sulle armi contro Israele e “sanzioni su commercio, finanza, viaggi, tecnologia o cooperazione”.
- Governi e aziende hanno iniziato a riesaminare e fermare i trasferimenti di armi e le relazioni militari con Israele e la sua industria militare complice, ma l’Assemblea Generale dell’ONU (UNGA) è chiamata a dare risposta al crescente consenso globale e ad aggirare la paralisi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite guidato dagli Stati Uniti.
- Nonostante il dominio della propaganda israeliana che giustifica il genocidio nei principali media statunitensi, la maggioranza degli elettori statunitensi, come la maggior parte dell’umanità, sostiene l’interruzione o il condizionamento dei finanziamenti militari e delle spedizioni di armi a Israele.
Sia nel caso sull'occupazione prolungata che nel caso sul genocidio presentati alla Corte Internazionale di Giustizia contro Israele, un gran numero di stati, organizzazioni regionali, avvocati per i diritti umani ed esperti di diritto internazionale hanno condannato il sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi e la sua guerra genocida. Hanno affermato che la “totale impunità” di Israele, come l'ha definita il Segretario Generale delle Nazioni Unite, rappresenta una minaccia non solo per i palestinesi, ma anche per il sistema legale internazionale e la pace nel mondo.
Le forze israeliane hanno commesso diversi massacri contro palestinesi affamati in cerca degli scarsissimi aiuti alimentari in arrivo, mentre continuavano la loro campagna di bombardamenti sfrenati, che hanno ucciso oltre 3 500 palestinesi dall’ordine della Corte internazionale di giustizia (con un totale che dall’ottobre 2023 supera i 31mila, per lo più bambini e donne).
Il 21 febbraio, a seguito di un ripetuto appello da parte del comitato inter-agenzie delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco, il capo dell’UNRWA Phillip Lazzarini ha nuovamente avvertito che “non esiste un posto sicuro a Gaza; le malattie dilagano; la carestia incombe; l'acqua è agli sgoccioli; la produzione alimentare si è fermata; gli ospedali si sono trasformati in campi di battaglia; un milione di bambini affrontano traumi quotidiani”. Lo stesso giorno, gli Stati Uniti, ancora una volta, hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco a Gaza.
La Convenzione sul genocidio, secondo gli esperti di diritto internazionale, obbliga gli stati “ad astenersi dall’essere complici attraverso aiuti o assistenza… nel momento in cui lo stato viene a conoscenza dell’esistenza di un grave rischio che venga commesso un genocidio”. L’incapacità di prevenire il genocidio, per non parlare della fornitura di aiuto o assistenza a Israele mentre lo sta plausibilmente perpetrando, rende gli stati complici.
Gli stati del Sud del mondo hanno ampiamente appoggiato il caso di genocidio presentato dal Sudafrica contro Israele alla Corte internazionale di giustizia, con un crescente sostegno all’imposizione di sanzioni legali contro di esso. La sentenza della Corte internazionale di giustizia, così come le mobilitazioni di solidarietà di massa, le azioni di disturbo pacifiche e altre forme creative di pressione contro il genocidio di Israele trasmesso in live streaming hanno spinto stati, aziende e istituzioni in tutto il mondo ad agire:
- La Bolivia ha sospeso completamente le relazioni diplomatiche con Israele, mentre Cile, Colombia, Ciad, Honduras, Turchia e Giordania hanno ridimensionato le relazioni con Israele.
- L'Unione Africana ha di fatto sospeso lo status di osservatore di Israele.
- Il fondo pensione norvegese, il più grande del mondo, ha completamente disinvestito dalle obbligazioni israeliane (quasi 500 milioni di dollari).
- Il 29 febbraio il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato la sospensione totale degli acquisti di armi da Israele.
- Il 12 febbraio un tribunale olandese ha ordinato al governo di sospendere l’esportazione di parti di aerei da caccia F-35 verso Israele.
- Il governo regionale belga della Vallonia ha sospeso due licenze di esportazione di armi verso Israele.
- Il 29 febbraio il Partito socialista operaio spagnolo, il principale partito al potere in Spagna, ha votato in parlamento, insieme ad altri partiti, a favore dell'immediata sospensione del commercio di armi della Spagna con Israele.
- I vice primi ministri di Belgio e Spagna hanno chiesto di “sospendere il trattato di associazione dell'UE con Israele, imponendo un embargo generale sulle armi o addirittura imponendo sanzioni nell'ambito del regime globale di sanzioni sui diritti umani dell'UE” per costringere Israele ad accettare un cessate il fuoco a Gaza.
- La Malesia ha impedito alle navi israeliane e alle navi dirette in Israele di utilizzare i suoi porti.
- Il 1° marzo, il Nicaragua ha intentato una causa contro la Germania presso la Corte internazionale di giustizia ai sensi della Convenzione sul genocidio, accusandola di “facilitare il genocidio di Israele” contro i palestinesi e di complicità in altri suoi crimini, compreso l'apartheid.
- Sempre il 1° marzo, oltre 200 politici e parlamentari di oltre 12 paesi hanno rilasciato una dichiarazione in cui si impegnavano ad “un’azione immediata e coordinata” nei loro parlamenti per impedire ai loro paesi di armare Israele.
- Il leader dell'UE Josep Borrell, dopo aver rilasciato in precedenza dichiarazioni che avevano dato il via libera al genocidio di Israele, ha recentemente invitato gli alleati di Israele, in particolare gli Stati Uniti, a smettere di armarlo.
- La Federcalcio dell'Asia occidentale ha chiesto alla FIFA di sospendere l'adesione di Israele.
Alcune grandi aziende stanno anche agendo per aggirare la responsabilità penale per complicità nel genocidio. Il 5 febbraio, Itochu Aviation, una divisione della giapponese Itochu Corporation, e Nippon Aircraft Supply Co. hanno messo fine alle rispettive partnership con Elbit Systems, il principale produttore di armi israeliano, citando esplicitamente la sentenza della Corte internazionale di giustizia.
Stati e aziende a parte, secondo esperti di diritto internazionale anche alti funzionari governativi potrebbero essere ritenuti penalmente responsabili per la loro complicità nel genocidio in seguito alla sentenza della Corte internazionale di giustizia.
L'accertamento della plausibilità del genocidio da parte della Corte internazionale di giustizia mette in guardia con urgenza stati, istituzioni, aziende e funzionari: fermare la complicità con il genocidio a Gaza da parte di Israele o essere ritenuti penalmente responsabili. Fino a quando Israele non porrà fine al genocidio e non adempierà pienamente ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale, gli stati unilateralmente, a livello regionale e collettivamente presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), nel quadro della riconvocazione della 10a Sessione di Emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell’ambito della procedura Uniting for Peace, devono:
- Imporre sanzioni economiche legali e proporzionate e altre contromisure nei confronti di Israele, in particolare un embargo militare bilaterale; annullare gli accordi di libero scambio, di cooperazione e sull’energia; vietare le merci provenienti da aziende implicate negli insediamenti illegali di Israele; ecc., e approvare una risoluzione dell'Assemblea generale in tal senso.
- Agire immediatamente per espellere Israele dai consessi internazionali, tra cui l’UNGA (e altri organismi delle Nazioni Unite come l’ECOSOC), il Comitato Olimpico Internazionale, la FIFA e altri, come è stato fatto per il Sudafrica dell’apartheid.
- Gli stati parti della Corte Penale Internazionale (CPI) devono fare pressione sul Procuratore affinché porti avanti rapidamente le indagini su tutti i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e gli atti di genocidio compiuti da autori israeliani contro il popolo palestinese, ed emetta immediatamente mandati di arresto davanti alla Corte dal 2014.
- Arrestare e perseguire, anche applicando la giurisdizione universale, i funzionari israeliani che hanno compiuto atti di genocidio contro i palestinesi, istigato o sostenuto il genocidio.
- Garantire che le entità aziendali e le istituzioni domiciliate nel loro territorio o sotto la loro giurisdizione cessino e desistano dal sostenere il genocidio di Israele e altri crimini ai sensi del diritto internazionale, compreso l'apartheid, e li ritengano responsabili di qualsiasi complicità.
- Unirsi al vasto e crescente numero di stati del Sud del mondo che sostengono il caso di genocidio del Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia.
Fonte: Anti-Apartheid Movement
Traduzione di BDS Italia