LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Perché medici e professionisti della salute dovrebbero occuparsi della guerra?

Lo dice chiaramente la “Dichiarazione in favore della pace delle società scientifiche sanitarie” promossa dall’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), insieme alla rivista Epidemiologia & Prevenzione (E&P): chi ha il compito professionale e morale di operare per il diritto alla salute non può non considerare uno dei suoi principali determinanti: il militarismo e le guerre a esso collegate.

Nel suo recentissimo libro Guerra o salute: dalle evidenze scientifiche alla promozione della pace, Pirous Fateh-Moghadem analizza in modo estremamente documentato alcune caratteristiche intrinseche di tutti i conflitti armati, compresa l’impossibilità di discriminare tra obiettivi militari e civili (inclusi ospedali e strutture sanitarie).

Nelle guerre più recenti, tuttavia, abbiamo assistito a un tragico salto di paradigma: la distruzione di ospedali si trasforma da “danno collaterale”, ossia conseguenza indesiderata dovuta appunto all’incapacità di distinguere tra obiettivi legittimi e no, in un vero e proprio obiettivo intenzionale. Gaza ne è un esempio eclatante.

Dal 7 ottobre 2023 la Striscia di Gaza [1] è sotto continuo bombardamento da parte dell’esercito israeliano, con più di 11.500 vittime (tra cui circa 4.500 bambini) e oltre 20.000 feriti, sfollamenti di massa della popolazione e diffusa distruzione di proprietà civili e infrastrutture. In questo periodo l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato 335 attacchi all’assistenza sanitaria nei territori palestinesi occupati, 178 dei quali nella Striscia di Gaza con 202 morti tra gli operatori sanitari in servizio. A seguito di questi attacchi e della carenza di carburante, medicinali, acqua potabile e altre risorse essenziali, la capacità dei posti letto ospedalieri a Gaza è scesa da 3.500 prima del 7 ottobre a 1.400, lasciando lacune critiche per i pazienti con ferite e altre malattie che richiedono il ricovero ospedaliero [2].

Questa guerra di Gaza, talmente asimmetrica nel dispiegamento delle sue opposte forze da non essere degna – secondo l’intellettuale americano Noam Chomsky – di questo nome, appare sempre più come una “guerra agli ospedali”.

Da quando Hamas ha vinto libere elezioni legislative palestinesi nel 2006, Israele ha ripetutamente affermato che le strutture civili a Gaza, come università, scuole e, soprattutto, ospedali, sono nascondigli per Hamas e le sue armi. Sebbene privo di prove concrete a sostegno di tali affermazioni, le ha ripetutamente utilizzate per giustificare il bombardamento di strutture civili.

In realtà, al di là dell’ovvia debolezza della tesi del “danno collaterale”, questa guerra di Gaza, talmente asimmetrica nel dispiegamento delle sue opposte forze da non essere degna, secondo l’intellettuale americano Noam Chomsky [3], di questo nome, appare sempre più come una “guerra agli ospedali”.

È ciò che è successo all’ospedale al Shifa, il più grande dell’intera Palestina occupata. Racconta così quel momento Chris Hedges, giornalista ed ex corrispondente di guerra statunitense:

“È notte. I carri armati israeliani sparano direttamente verso il complesso ospedaliero. Lunghi lampi rossi orizzontali. Un attacco deliberato a un ospedale. Un crimine di guerra deliberato. Un massacro deliberato dei civili più indifesi, compresi i malati più gravi e i neonati. … Ci sediamo davanti ai monitor. Restiamo in silenzio. Sappiamo cosa significa. Senza energia. No acqua. Senza internet. Nessuna fornitura medica. Ogni bambino in un’incubatrice morirà. Ogni paziente in dialisi morirà. Tutti quelli che si trovano nel reparto di terapia intensiva moriranno. Tutti coloro che hanno bisogno di ossigeno moriranno. Tutti coloro che avranno bisogno di un intervento chirurgico d’urgenza moriranno” [4].

Ma perché gli ospedali?

Secondo Nadav Weiman, ex-soldato israeliano, membro dell’ong Breaking the Silence, Israele sta applicando la “dottrina Dahiya” [5], elaborata nel 2006 dopo la guerra contro il Libano da una think tank dell’università di Tel Aviv. Tale strategia militare, utilizzata anche nell’attacco a Gaza del 2014, prevede l’uso di una forza sproporzionata sulle infrastrutture civili allo scopo di creare deterrenza. Con risultati fallimentari, si direbbe osservando gli eventi in corso. Tuttavia, se il risultato finale atteso non fosse tanto “scoraggiare” il nemico, ma l’azzeramento del sistema sanitario di Gaza avesse un altro fine, allora l’efficacia della “dottrina Dahiya” apparirebbe in tutta la sua disumana efficacia.

A detta di più di 800 esperti di studi sull’olocausto e sul genocidio [6] le forze israeliane stanno commettendo un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Dello stesso parere è Craig Mokhiber, dell’Alto commissariato per i diritti umani presso le Nazioni Unite, dimessosi dal suo incarico denunciando che “ancora una volta, stiamo assistendo a un genocidio sotto i nostri occhi e l’Onu sembra impotente a fermarlo” [7].

Le esplicite dichiarazioni di leader israeliani come Netanyahu, il presidente Herzog e il ministro della difesa Yoav Gallant confermano l’intento di commettere un genocidio. Gallant ha emesso il famigerato decreto che nega alla popolazione di Gaza cibo, acqua, carburante ed elettricità e paragona i civili palestinesi assediati ad “animali umani” che meritano di essere trattati “di conseguenza”, un linguaggio disumanizzante che dimostra l’intento genocida [8].

Israele, quindi, non sta facendo una guerra, non sta attaccando gli ospedali di Gaza perché sono “centri di comando di Hamas”. Israele sta sistematicamente e deliberatamente distruggendo le infrastrutture mediche di Gaza come parte di una campagna di terra bruciata per rendere Gaza inabitabile: una nuova Nakba [9], la totale pulizia etnica della Striscia di Gaza, e verosimilmente dell’intera Palestina occupata.

“Gli ospedali godono di protezioni speciali ai sensi del diritto internazionale umanitario”, ha affermato Omar Shakir, direttore di Human Rights Watch per Israele e Palestina. Inoltre, Israele come potenza occupante ha il “dovere di assicurare e mantenere, (…) le strutture e i servizi medici e ospedalieri, la sanità pubblica e l'igiene nel territorio occupato” [10].

Se perdiamo di vista l’etica professionale e il diritto internazionale volti a tutelare l’assistenza sanitaria, anche in tempo di guerra, finiamo in un percorso molto cupo che alcuni medici in Israele sembrerebbero indicare.

L’abisso morale rappresentato dalla guerra a Gaza non finisce qui. Un gruppo di circa cento “Medici per i diritti dei soldati israeliani” ha firmato una dichiarazione a favore del bombardamento dell’ospedale Al-Shifa, come “diritto legittimo” da parte dell’esercito israeliano [11].

La lettera rappresenta un’ovvia negazione della Dichiarazione di Ginevra, il “moderno giuramento di Ippocrate” della World Medical Association, particolarmente rilevante dopo i crimini medici commessi dal nazifascismo in Germania. La lettera dei medici israeliani rappresenta un rifiuto freddo, calcolato e flagrante dell’intera base di tale etica, vale a dire la nostra comune umanità e l’impegno a fornire assistenza sanitaria indipendentemente da chi ne abbia bisogno.

La loro lettera, improntata alla ripetizione costante del mantra dell’“autodifesa” intende far sì che il bombardamento degli ospedali – pieni di malati, feriti, personale medico e migliaia di persone che non hanno altro posto dove andare – diventi legittimo. I civili vengono improvvisamente resi non-persone, irrilevanti o superflui, semplicemente sulla base del fatto (non provato) che alcuni combattenti utilizzino lo stesso edificio.

Trovo singolare che il commento del direttore del Lancet al lavoro della "Commission on Medicine, Nazism, and the Holocaust”, il cui scopo è di “recuperare (…) i valori indivisibili e universali dell’umanità, della dignità umana e della difesa dei diritti individuali”, non citi questa notizia apparsa sui media internazionali ben due settimane prima della pubblicazione della sua rivista [12].

Se perdiamo di vista l’etica professionale e il diritto internazionale volti a tutelare l’assistenza sanitaria, anche in tempo di guerra, finiamo in un percorso molto cupo che alcuni medici in Israele sembrerebbero indicare. Ma che sono certo non riflettono le molte voci ebraiche coraggiose e convincenti che chiedono la pace.

Angelo Stefanini
Co-fondatore del Centro Salute Internazionale (CSI), Università di Bologna
Volontario del PCRF – Palestine Children’s Relief Fund

Bibliografia

  1. 365 km2, meno del comune di Ferrara ma con quasi 20 volte la sua popolazione.
  2. Who appalled by latest attack on Indonesian Hospital in Gaza, 20 novembre 2023
  3. Secondo il filosofo Noam Chomsky “Israele utilizza sofisticati aerei d’attacco e navi militari per bombardare campi profughi densamente affollati, scuole, condomini, moschee e baraccopoli, per attaccare una popolazione che non ha aviazione, difesa aerea, marina, mezzi pesanti, armi, nessuna unità di artiglieria, nessun armamento meccanizzato, nessun comando di controllo, nessun esercito… e la chiama guerra. Non è una guerra, è un omicidio”.
  4. Hedges C. The Horror, The Horror. The Chris Hedges Report, 11 novembre 2023.
  5. Weiman N. La “Dottrina Dahiya” e i deliberati bombardamenti di Israele sui civili di Gaza. Altreconomia, 15 novembre 2023.
  6. Public statement: Scholars warn of potential genocide in Gaza. TWAIL Review, 17 ottobre 2023.
  7. Mokhiber C. Palestina. “Un genocidio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi”. Orient XXI, 6 novembre 2023.
  8. Fabian E. Defense minister announces ‘complete siege’ of Gaza: No power, food or fuel. The Times of Israel, 9 ottobre 2023.
  9. Al-Mughrabi N. Palestinians leaving besieged Gaza City fear new Nakba. Reuters, 9 novembre 2023.
  10. Durgham N. Israel-Palestine war: How and why did Gaza hospitals become primary targets? Middle East Eye, 14 novembre 2023.
  11. Deveci M. Israeli doctors group calls for bombing Al-Shifa hospital in Gaza. Anadolu Agency, 5 novembre 2023.
  12. Horton R. Medicine and the Holocaust—it’s time to teach. Lancet 2023; 394: 105.

Fonte: https://ilpunto.it/gaza-una-sfida-al-diritto-internazionale-e-alletica-medica/