I colloqui in corso sulla possibilità che l'UE acquisti il gas naturale israeliano mettono in discussione l'impegno dell'UE nei confronti dei diritti dei palestinesi in base al diritto internazionale.
L'UE ha assunto un forte impegno per la transizione energetica verso le fonti rinnovabili e ha sviluppato una strategia ambiziosa per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico dell'Accordo di Parigi. Allo stesso tempo, negli ultimi anni l'UE ha speso milioni di euro in progetti di infrastrutture per il gas e sono previsti ulteriori miliardi di euro per 104 nuovi progetti sul gas inclusi nel terzo elenco di Progetti di Interesse Comune (PCI) pubblicati dalla Commissione.
Il gas naturale è un combustibile fossile composto da metano, che è un gas 86 volte più potente nel trattenere il calore rispetto alla CO2. Con questo massiccio investimento, l'UE sta fissando la propria dipendenza dai combustibili fossili per i decenni a venire. Come riportato da un recente rapporto, la lobby delle compagnie del gas sta consolidando la dipendenza dell'Europa dai combustibili fossili. Nel solo 2016, "le società del gas e i loro gruppi di pressione hanno speso oltre € 100 milioni per influenzare la politica [dell'energia] dell'UE, con più di 1.000 lobbisti sul loro libro paga. ... In confronto, i gruppi di interesse pubblico che fanno pressione contro le nuove infrastrutture del gas sono riusciti a mobilitare solo il 3% della spesa dell'industria ".
Ciò non solo mette in discussione la capacità dell'UE di raggiungere gli obiettivi in materia di cambiamenti climatici, ma solleva anche gravi preoccupazioni in materia di diritti umani e riguardo l'impatto sociale negativo sulle comunità dove si prevede che passeranno i gasdotti.
I colloqui in corso sulla possibilità che l'UE acquisti il gas naturale israeliano mettono in discussione l'impegno dell'UE nei confronti dei diritti dei Palestinesi in base al diritto internazionale. Come spiega questo briefing del Comitato Nazionale BDS (BNC) palestinese, acquistando gas da Israele, direttamente o indirettamente, l'UE diventerebbe complice dell'annessione illegale da parte di Israele del territorio palestinese occupato, delle sue colonie illegali e del crimine di guerra di saccheggio di risorse naturali palestinesi - il tutto in contrasto con gli impegni e gli obblighi giuridici internazionali dell'UE.
Raccomandazioni
In linea con gli obblighi di uno stato terzo previsti dal diritto internazionale, in particolare il dovere di non-riconoscimento e non-assistenza a una situazione illegale creata dalle gravi violazioni israeliane del Diritto Internazionale Umanitario, l’UE, e i governi della Grecia e di Cipro in particolare, dovrebbero:
- Ritirare la gara d’appalto in corso per l'Eurasia Interconnector, rimuovere il progetto dall'elenco dei Progetti di Interesse Comune e mettere in attesa il progetto generale.
- Annullare lo studio di fattibilità e ulteriori piani per il gasdotto del Mediterraneo orientale.
- Mettere in guardia le aziende e gli investitori europei in merito ai rischi legali, economici e di sicurezza del coinvolgimento nei progetti sul gas israeliano
- Riconsiderare gli investimenti dell'UE nei progetti sul gas naturale inclusi nel terzo PCI, dato il loro impatto negativo sul cambiamento climatico e sui diritti umani
Le scoperte di gas di Israele
Nel 1999 Israele ha fatto le sue prime scoperte di gas naturale nel Mediterraneo, proprio al largo delle coste della Striscia di Gaza occupata. Dopo anni di trattative in stallo con l'Autorità Palestinese per l'esplorazione dei giacimenti, il Ministero israeliano delle infrastrutture nazionali nel 2011 ha unilateralmente ordinato lo sviluppo del giacimento di gas Noè, situato a soli 35 km al largo della costa di Gaza.
Dichiarazioni di funzionari israeliani indicano esattamente come queste scoperte sono state incluse nelle valutazioni di Israele riguardo l'applicazione del suo blocco navale illegale di Gaza. Si stima che i depositi di gas palestinesi sotto il controllo di Israele valgano più di $ 4 miliardi.
Nel frattempo Israele ha fatto importanti scoperte di gas al largo della costa di Haifa, a cavallo con le acque libanesi. Mentre il giacimento Tamar è già in produzione, destinato al mercato interno israeliano oltre che alle esportazioni controverse verso la Giordania, il più grande giacimento Leviathan dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2019, il 75% del quale destinato all'esportazione. Noble Energy Inc. (USA), Gazprom (Russia), ONGC Videsh (India), Union Gas Fenosa (Spagna) e Royal Dutch Shell (Regno Unito-Paesi Bassi) sono tra le società energetiche internazionali coinvolte.
Israele ha intrapreso un enorme sforzo diplomatico per trovare clienti e investitori internazionali per il giacimento Leviathan, considerato il più grande progetto energetico nella storia di Israele, ma con scarso successo. La possibilità di contestazioni legali da parte di palestinesi e libanesi, preoccupazioni per la sicurezza in caso di scoppio di conflitti, l'enorme costo per la trivellazione del gas nel Mediterraneo, la corruzione nel governo israeliano e la concorrenza di scoperte di gas più ampie e più economiche nei paesi limitrofi hanno tenuto a distanza gli investitori e costretto le aziende energetiche a rivalutare la portata del loro impegno.
Il triangolo energetico Grecia-Cipro-Israele
Date le fosche prospettive per il suo settore del gas, Israele si è rivolto all'Europa per una fattibilità economica e politica e come garante per le sue ambizioni di esportazione di gas. L'UE a sua volta ha incluso il gas proveniente dal Mediterraneo orientale - un Corridoio Meridionale del Gas - nella sua controversa strategia di sicurezza energetica.
L'approccio di Israele per accedere al mercato europeo del gas è stato quello di stringere un'alleanza con Cipro e Grecia, che abbraccia la cooperazione economica, politica e militare. Ciò è avvenuto a spese del sostegno storico di entrambi i paesi ai diritti palestinesi. Israele spera di beneficiare delle sovvenzioni e degli investimenti dell'UE per il suo settore del gas e, in ultima analisi, di un mercato di esportazione che darebbe una fattibilità economica alle sue scoperte di gas.
L'Eurasia Interconnector
Nel 2013 i governi di Israele, Grecia e Cipro hanno firmato un memorandum d'intesa per la costruzione di un cavo elettrico sottomarino da 2.000 megawatt da Israele all'Europa continentale via Cipro e Grecia.
Il progetto Euroasia Interconnector consentirà a Israele di esportare l'elettricità prodotta dal suo gas naturale direttamente verso l’Europa. La Commissione Europea ha incluso l'Interconnettore come parte dei suoi Progetti di Interesse Comune (PCI) ed è stata pubblicata una gara d'appalto da 3,5 miliardi di euro per la consegna del progetto entro il 2021. L'Interconnettore è definito esplicitamente come "trasmissione di elettricità multidirezionale e bidirezionale", collegando le reti elettriche europea e israeliana. Questo collegherebbe le colonie illegali di Israele con la rete elettrica europea, ponendo l'UE in diretta violazione delle sue stesse direttive e dei suoi obblighi di non riconoscimento e non assistenza alla situazione illegale creata dalle colonie.
Gasdotto del gas naturale del Mediterraneo orientale
Alla fine del 2017 Italia, Grecia, Cipro e Israele hanno firmato un Memorandum d'intesa per la costruzione di un gasdotto che collegherebbe i giacimenti di gas israeliani all'Europa attraverso Cipro e la Grecia.
Il gasdotto di 2.000 chilometri, che dovrebbe costare oltre $ 6 miliardi, dovrebbe essere completato entro il 2025. L'UE ha stanziato $ 34,5 milioni per la pianificazione e lo studio di fattibilità. I proprietari del progetto sono IGI Poseidon, una joint venture tra la società di gas naturale della Grecia DEPA e il gruppo energetico italiano Edison. JP Morgan e HSBC sono tra gli investitori privati. Tuttavia, rimangono preoccupazioni sull'attività vulcanica nel fondale marino che potrebbe minacciare la stabilità del gasdotto e sui costi elevati del gas israeliano rispetto a fonti alternative più economiche per Europa.
Le recenti scoperte cipriote di un grande giacimento di gas hanno messo in discussione i piani per un gasdotto congiunto con Israele. Si dice che Cipro stia considerando un gasdotto verso l'Egitto. Allo stesso modo, Israele ha firmato un imponente accordo sul gas da 15 miliardi di dollari con l'Egitto, avvicinando la prospettiva che l'Egitto diventi un hub regionale per le esportazioni di gas verso l'Europa data la sua avanzata infrastruttura di liquefazione del gas e le sue grandi riserve di gas.
Annessione illegale, crimine di saccheggio e obblighi internazionali dell'UE
Israele non solo nega ai palestinesi l'accesso alle riserve di gas al largo della costa di Gaza, ma ha anche sfruttato illegalmente queste risorse per il suo vantaggio esclusivo mentre priva i palestinesi delle entrate. Nel frattempo, Gaza continua a soffrire di una carenza acuta di elettricità aggravata dal rifiuto di Israele di assumersi le proprie responsabilità come potenza occupante.
L'appropriazione e lo sfruttamento da parte di Israele delle risorse naturali del territorio palestinese occupato (TPO) a proprio vantaggio e a beneficio delle colonie illegali è una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario, equivale al crimine di guerra di saccheggio, ed è parte e conseguenza della politica di annessione de facto dei TPO da parte di Israele . Quest'ultima è stata caratterizzata dal parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (2004) come una grave violazione israeliana del divieto di acquisizione di territorio con la forza e del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese.
I doveri legali dell'UE comprendono il non-riconoscimento e la non-assistenza nel mantenimento della situazione illegale creata da Israele nei TPO con queste gravi violazioni. Gli acquisti di gas israeliano da parte della UE consentirebbero entrate sostanziali da utilizzare per le gravi violazioni dei diritti umani di Israele, per le politiche di annessione de facto nel territorio palestinese occupato, e per l’appropriazione e lo sfruttamento illegali delle sue risorse naturali. L’UE deve condurre una analisi credibile dell’impatto sui diritti umani basata sui suoi obblighi di stato terzo e rispettando il Quadro strategico e piano d’azione su diritti umani e democrazia del 2012 dell’UE che obbliga alla “considerazione della situazione dei diritti umani nei paesi terzi in relazione al lancio e alla conclusione di accordi su commercio e/o investimenti”
Il militarismo israeliano e la minaccia del conflitto
Israele ha minacciato il Libano riguardo le sue riserve di gas. Israele ha contestato in particolare le recenti concessioni di gas fornite a due società europee nella zona economica esclusiva (ZEE) del Libano.
Contemporaneamente alle sue minacce verbali, Israele ha intensificato la militarizzazione dei mari, alimentando una corsa agli armamenti regionali in una regione già instabile. D'altra parte, Hezbollah ha promesso di rendere le piattaforme di gas israeliane un bersaglio nel caso Israele dovesse attaccare il paese.
Gli acquisti di gas da parte dell'UE da Israele fomenteranno conflitti armati tra Israele e Libano, che a loro volta minacciano la sicurezza energetica dell'Europa derivante dalle interruzioni delle forniture in caso di guerra. Inoltre, gli investimenti nell'infrastruttura pubblica e privata dell'UE associati alle esportazioni di gas israeliane hanno un'alta probabilità di perdite finanziarie a causa della situazione di sicurezza instabile e imprevedibile.
La potenziale importazione di energia o elettricità israeliana da parte dell’Europa non solo si opporrebbe alle sue politiche, ai suoi impegni climatici e ai suoi obblighi giuridici previsti dal diritto internazionale. Sarebbe anche piena di perdite finanziarie e di gravi rischi per la sicurezza. Perché l'UE investe ingenti risorse per far sì che ciò accada?