L'unica finestra di speranza per Gaza, oltre che nella nostra mobilitazione di massa, sta nella crescente campagna BDS.
L'esercito israeliano ha ucciso più di una dozzina di palestinesi che stavano manifestando lungo il confine orientale della striscia di Gaza nel Giorno della Terra, il 30 marzo 2018 . [AP]
Dopo l'imposizione di un blocco mortale ai due milioni di abitanti della Striscia di Gaza per 11 anni ed il lancio dei tre massicci attacchi genocidi durante gli ultimi sette anni - aiutata dalla complicità della cosiddetta comunità internazionale e dal silenzio dei regimi arabi reazionari - la settimana scorsa Israele ha commesso un nuovo massacro contro dimostranti pacifici che commemoravano il Giorno della Terra e che riaffermavano il loro diritto al ritorno.
Venerdì il 30 marzo, i soldati israeliani hanno ucciso 17 civili e ferito più di 1.400 altri - principalmente con munizioni vere. Secondo i militari israeliani, il massacro è andato secondo il programma. Il loro portavoce ha tweettato - e successivamente cancellato - che "[il 30 marzo] niente è stato effettuato senza controllo; tutto è stato accurato e misurato. Sappiamo dove è arrivato ogni proiettile".
All'inizio della seconda Intifada nel 2000, ho scritto quanto segue:
Gaza è diventata una zona di guerra: il più grande campo di concentramento sulla faccia della terra si è trasformato in un luogo di sepoltura - un cimitero rumoroso. Il corpo palestinese si è trasformato nel bersaglio finale della pallottola israeliana - più giovane è, meglio è (anche a Sara, una bambina di due anni di Nablus, è stato sparato in testa.) In altre parole, il corpo palestinese è diventato luogo di (in)giustizia: "eliminate il corpo e lascerà un vuoto che può essere occupato - una terra senza popolo per un popolo senza terra".
Oggi, abbiamo un senso di deja vu; siamo stati là prima e sappiamo che altri di noi saranno uccisi in quelli che la BBC chiama "scontri"! Le forze armate israeliane, o quelle che il coraggioso giornalista israeliano Gideon Levy chiama "le forze del massacro israeliane", sono una banda di criminali indottrinati da una ideologia che de-umanizza i bambini e giustifica lo sparare su civili innocenti.
Non è certamente il momento giusto per tali grandiose questioni filosofiche, ma cosa deve fare il palestinese quando lui o lei vive una così cruda realtà politica?
La domanda che è in ogni mente palestinese di Gaza è "perchè si permette che questo accada, 24 anni dopo la caduta del regime di apartheid del Sudafrica?" Sappiamo perchè Israele lo sta facendo; siamo i "goyim" indesiderati, i rifugiati la cui mera esistenza è un ricordo costante del peccato originale commesso nel 1948 - il crimine premeditato di una pulizia etnica di due terzi del popolo palestinese. Siamo stati maledetti semplicemente perché abbiamo la religione e l'etnicità "sbagliate", perché siamo nati da madri non-ebree! Il problema è che non stiamo morendo tranquillamente; stiamo facendo il rumore, molto rumore; stiamo battendo le pareti della cisterna di Gaza - per utilizzare una delle metafore del famoso intellettuale e autore palestinese Ghassan Kanafani.
Ho insegnato ai miei studenti dell'Università Al-Aqsa di Gaza uno dei migliori romanzi di Kanafani intitolato "Tutto ciò che vi resta". In questo romanzo, il protagonista, che per combinazione è un rifugiato che vive a Gaza, perde tutto tranne la sua volontà di resistere. Mantenere quella volontà, e affrontare l'orrore del colonialismo sionista, richiede una visione. Una visione che potrebbe metterlo in grado di ritornare a Jaffa, dove aveva perso suo padre per mano delle bande sioniste nel 1948. La maggior parte dei miei allievi si mettono in relazione, ed alcuni persino si identificano, con lui. Concordano che nessuna soluzione politica può essere raggiunta senza l'attuazione della risoluzione 194 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che richiede il diritto dei rifugiati palestinesi di ritornare ai villaggi e alle città dove sono stati oggetto di pulizia etnica nel 1948. Nessuna meraviglia, allora, che la maggior parte dei miei studenti sono fra i dimostranti sui confini di Gaza!
A Gaza, sappiamo che Israele la farà franca, semplicemente perché non è stata mai stata chiamata a rispondere per nessuno dei massacri che ha commesso; sappiamo inoltre che commetterà altri e peggiori crimini.
Non ha il rapporto di ESCWA provato oltre ogni dubbio che Israele sta commettendo il crimine di apartheid contro la gente autoctona della Palestina? Inoltre sappiamo che non avrebbe potuto compiere tutti questi crimini senza il sostegno degli Stati Uniti e dalla cosiddetta comunità internazionale. . Quindi, abbiamo perso la speranza in organismi ufficiali quali la Lega Araba e l'Organizzazione della Cooperazione Islamica. Invece, stiamo contando sulla società civile internazionale per mettere fine a questo continuo bagno di sangue commesso alla luce del giorno dall'Israele dell'apartheid .
Lo strumento? Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) fino a quando Israele non rispetterà il diritto internazionale. Dimenticate le trattative senza senso che si sono dimostrate essere disastrose, come lo scomparso Edward Said aveva giustamente predetto nel 1994; dimenticate la soluzione razzista dei due stati, a cui è stato sparato in testa dalla stessa Israele e che non riesce a fare i conti con il nocciolo della questione palestinese, vale a dire, 6-7 milioni di rifugiati che insistono nel riaffermare il loro diritto al ritorno sancito dall'ONU. L'unica finestra di speranza, oltre che la nostra mobilizzazione di massa, sta nella crescente campagna BDS sostenuta dalle persone di coscienza in tutto il mondo. Loro capiscono che la nostra lotta non è settaria, che è incorporata nei principi di base della Dichiarazione internazionale dei Diritti Umani, a prescindere da quanto pesantemente i media occidentali ipocriti provino a nascondere la verità.
Haidar Eid (Professore associato dell'Università Al-Aqsa a Gaza)
Fonte Al Jazeera
Traduzione di BDS Italia