Commento di Omar Barghouti sull'editoriale "Il vero vincitore delle elezioni israeliane: il BDS", pubblicato su Haaretz.
E’ raro leggere qualcosa di sincero che venga da personaggi legati alla lobby israeliana, dentro o fuori dalle università, soprattutto negli USA, in quanto disinformazione, propaganda a ruota libera e libelli menzogneri sono diventati il pane quotidiano dei dirigenti sionisti e dei loro portavoce – nella grande maggioranza stipendiati – negli USA.
Il potere corrompe. Il potere che si basa sul perfezionare un sistema di corruzione politica, intimidazione, distribuzione di denaro senza ritegno e spietata repressione dei dissidenti per ridurli al silenzio corrompe più di ogni altro.
Perdi semplicemente il contatto con la realtà e cominci a credere alle tue stesse menzogne secondo le quali la gente non critica Israele o tollera i suoi crimini perché “ami” realmente la nazione delle “start up” (o degli "stuck up" [presuntuosi]), e costoro sono convinti che il mondo non abbia possibilità di sopravvivere senza Israele.
Bene, difendere un ossimoro quale lo Stato “ebreo e democratico” richiede mezzi talmente sordidi come mentire e intimidire le persone per farle tacere.
Per cercare di nascondere o rifarsi un’immagine (a favore dei gay, dell’ambiente, delle nuove tecnologie, della religione, ecc.) il regime israeliano di occupazione, colonialismo di popolamento e apartheid deve abbandonare ogni senso di decenza morale, di logica e, molto spesso, di senso comune.
Così, quando un dirigente dell’irrimediabilmente sionista (ossia razzista) e inevitabilmente repressiva Hillel, un’organizzazione che per decenni è diventata dipendente dalle menzogne, che fa il tifo per ogni massacro e crimine di guerra israeliano e che partecipa alle più abiette prepotenze e intimidazioni contro chiunque abbia osato criticare l’unico apartheid che rimane nel mondo, prova a dire la verità, o almeno una parte della verità, vale la pena di citarlo e forse anche di riconoscerne il merito.
Deve essere un’esperienza esaltante e liberatrice il fatto di riuscire finalmente a far cadere alcuni miti e discorsi propagandistici e tirar fuori un po’ di coraggio…
Ancora una volta, non si può che dare atto a Netanyahu per l’impagabile appoggio che ha involontariamente offerto al movimento BDS.
E la gente si meraviglia che Jewish Voice for Peace [Voce Ebraica per la Pace, organizzazione pacifista ebrea nordamericana. N.d.tr.] stia conquistando i giovani ebrei americani nelle università e altrove!
Omar Barghouti
Il vero vincitore delle elezioni israeliane: il BDS
La rielezione di Netanyahu ha tolto agli studenti filo- israeliani l'arma più potente: un governo favorevole alla pace.
di Avinoam Baral
Nel suo discorso nel 2014 all'AIPAC [American Israel Public Affairs Committee la potente lobby filo-israeliana negli USA. N.d.tr.], il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato con forza di come il movimento del Boicottaggio, Disinvestimento , Sanzioni, focolizzato solamente su Israele, l'unico Stato ebraico, sia un movimento “antisemita”. Il suo discorso è stato così bene accolto che, quando ha lasciato il palco , Bibi ha ricevuto la più calorosa e forte ovazione della conferenza. In qualità di studente ebreo e attivista a favore di Israele all' UCLA [Università della California, con sede a Los Angeles. N.d.tr.], non ho potuto far altro che lasciare che queste parole mi toccassero nel profondo. In un mondo totalmente apatico, suona falsa l'ossessione solo per tenere il conto del rispetto dei diritti umani da parte di Israele . E data l'antica storia di individuare gli ebrei come capro espiatorio, non posso fare a meno di sentire che il movimento del BDS rappresenta un ulteriore capitolo di questa storia.
Ho passato una quantità infinita del mio tempo a lottare nella mia università direttamente o indirettamente contro il BDS – sia nel consiglio direttivo dell'associazione Bruins for Israel [associazione presente nell'UCLA che intende rafforzare i legami con Israele. N.d.tr.] sia nel direttivo degli studenti di cui ora sono presidente. Uno dei maggiori ostacoli che debbo affrontare in qualità di leader a favore di Israele è la risposta alla domanda: “Quale alternativa esiste al BDS”? È una giusta domanda, a cui dovrei sapere rispondere senza esitazione.
Inoltre sono consapevole che gli studenti favorevoli a Israele come me hanno a disposizione molte informazioni per contrastare la propaganda [avversaria], ma non sono in grado di proporre azioni che incidano sull'attuale status quo in Israele/Palestina. Appellarsi al “dialogo” mentre la gente muore appare [una proposta] debole e stereotipata. Finanziare le ONG che promuovono la collaborazione tra israeliani e palestinesi pare inefficace. Ma, soprattutto , la rielezione di Bibi toglie al campo pro Israele all'università l'arma più potente contro il BDS: l'esistenza di un governo favorevole alla pace.
Quando gli israeliani e i palestinesi sono coinvolti nei negoziati di pace, il loro coinvolgimento bilaterale fa apparire l'unilateralismo del BDS nel migliore dei casi maldestro e in quello peggiore distruttivo. Quando il conflitto sembra risolvibile e il governo israeliano sembra che vi si stia dedicando, anche i peggiori aspetti dello status quo – l'occupazione militare, i missili vaganti su Gaza- possono essere descritti per quello che io sinceramente penso che siano: un capitolo buio, temporaneo della nostra storia collettiva prima di una soluzione epocale.
Ma da quando l'anno scorso i negoziati sono falliti, i discorsi e le azioni di Netanyahu – il suo doppiogioco sulla soluzione dei due Stati, il suo commento razzista sulla partecipazione al voto degli arabi [ come vengono definiti dagli israeliani i palestinesi. N.d.t.], il suo sostegno all'espansione delle colonie, la riluttanza a reagire ad attacchi dichiaratamente razzisti, l'incessante uccisione di civili a Gaza, il disegno di legge sullo “Stato- nazione” [ebraico], i bus di linea con posti segregati – hanno mostrato al mondo intero la brutta, triste verità: che il suo governo non si adopererà a risolvere o perlomeno ad alleviare il conflitto in nessun modo. Nessuno nel campus crede che ci sarà un cambiamento positivo dello status quo sotto il governo di Bibi.
La situazione è diventata così grave, così indifendibile che , l'anno scorso, il gruppo a favore di Israele ha smesso di difendere le politiche di Netanyahu. Invece, l'attivismo di chi opera nel campus consiste di eventi innocui su Israele come paese dello “start up” e della ricerca innovativa riguardo alla conservazione dell'acqua.
Anche le azioni “difensive” di gruppi pro-Israele contro le risoluzioni BDS del consiglio degli studenti non mirano più ai principi del movimento BDS ( che vi sono violazioni dei diritti umani e che il modo migliore di fermarle consiste nel recidere i rapporti con coloro che ne sono complici) poiché, benché manchino spesso di una contestualizzazione critica, nelle risoluzioni BDS i riferimenti circa le violazioni da parte di Israele dei diritti umani sono inoppugnabili. Se il campo favorevole a Israele non può offrire un'alternativa al ciclo di violenze, è molto difficile contrastare gli studenti arrabbiati che a alta voce affermano di avere la risposta.
Questa settimana l'elettorato israeliano si è lasciato sfuggire l'occasione di eleggere qualcuno con una visione o una valida alternativa allo status quo. Invece ha scelto Bibi e la sua politica su come “trattare” la questione palestinese. La vittoria di Netanyahu è anche la vittoria del BDS. La sua coalizione nazionalista anti- araba, contraria alla soluzione dei due Stati, verrà utilizzata come una efficace fonte di propaganda per dipingere Israele come una potenza razzista e coloniale. Gli Studenti per la Giustizia in Palestina e il movmento BDS indubbiamente continueranno a guadagnare consensi per tutto il tempo in cui questo governo rimarrà al potere. Inoltre, le azioni di Netanyahu alieneranno nel futuro i giovani ebrei impegnati a favore di Israele, come il sottoscritto.
Non voglio dire che senza Netanyahu Israele avrebbe immediatamente eliminato le sue colpe e realizzato la pace con i palestinesi. Non ho fiducia che l'attuale dirigenza palestinese sia sinceramente impegnata a contrastare l'istigazione[alla violenza] e l'antisemitismo, o che rinunci alla richiesta di riavere l'intero territorio. Ma ritengo che in Israele le cose sarebbero andate meglio senza un primo ministro attivamente impegnato a peggiorarle.
Non sono così ingenuo da sostenere che l'allontanamento di Bibi avrebbe fatto cessare nel campus i sentimenti contro Israele. I campus delle università americane hanno allevato fieri oppositori di Israele fin dalla sua nascita – molto prima dell'occupazione, del movimento dei coloni o dei soprusi ai danni dei migranti africani. Quegli estremisti non costituiscono nessuna minaccia all'esistenza di Israele nel mondo. Il pericolo compare quando i moderati, liberali pacifisti che non vogliono nient'altro che la pace e la giustizia, sono costretti a stare al fianco degli estremisti perché non vedono nessuna alternativa, a causa delle posizioni del governo israeliano.
Avinoam Baral è uno studente "anziano" UCLA. È un dirigente studentesco dell'associazione Hillel [la più grande associazione ebraica dei campus sparsi per il mondo. N.d.tr.] all' UCLA e presidente del consiglio degli studenti, in rappresentanza dei 28mila associati. Le opinioni presentate in questo articolo appartengono all'autore e non rappresentano quelle di Hillel o del consiglio degli studenti dell' UCLA.
Fonte: Haaretz
Traduzione BDS Italia