LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

GERUSALEMME - Se i tentativi del Segretario di Stato USA John Kerry di rilanciare i colloqui tra Israele e l’Autorità Palestinese dovessero fallire a causa della continua costruzione di insediamenti illegali da parte di Israele, è probabile che il governo israeliano debba affrontare un inasprimento del boicottaggio internazionale, aveva avvertito Kerry nell’agosto 2013.

Ultimamente Israele sembra terrorizzato dalla crescita “esponenziale” del movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) promosso dai palestinesi, almeno come lo è dalla crescente influenza dell’Iran nella regione. Nel giugno 2013 il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sostenuto in effetti che il BDS è una minaccia strategica. Lo ha chiamato movimento per la “delegittimazione”, e ha assegnato al Ministero per gli Affari Strategici la responsabilità di coordinare la lotta contro di esso. Ma il BDS non rappresenta tanto una minaccia all’esistenza di Israele, quanto una seria sfida al sistema israeliano di oppressione del popolo palestinese, che è la causa principale del suo crescente isolamento a livello mondiale.

Il fatto che il governo israeliano veda il BDS come una minaccia strategica rivela come sia aumentata la sua ansia in seguito alla recente diffusione del movimento presso il grande pubblico. Inoltre riflette il fallimento della campagna Brand Israel promossa con notevoli risorse finanziarie dal Ministero per gli Affari Esteri, che riduce il BDS a un problema d’immagine e impiega la cultura come strumento di propaganda, inviando noti esponenti israeliani in tutto il mondo per mostrare il volto migliore di Israele.

Il movimento BDS, promosso a partire dal 2005 dalle maggiori federazioni sindacali e organizzazioni della società palestinese, chiede la fine dell’occupazione israeliana iniziata nel 1967, “il riconoscimento del fondamentale diritto alla piena uguaglianza dei cittadini arabo-palestinesi di Israele”, e il diritto dei profughi palestinesi a tornare alle case e alle terre da cui sono stati cacciati ed espropriati nel 1948.

Perché mai Israele, una potenza nucleare con una forte economia, si sente così vulnerabile di fronte a un movimento non violento per i diritti umani?

Israele è profondamente preoccupato per il crescente numero di ebrei americani che esplicitamente si oppone alle sue politiche - in particolare quelli che appoggiano o promuovono campagne BDS. Inoltre percepisce come una profonda minaccia il dissenso crescente tra personalità di spicco, ebrei che rifiutano la tendenza di Israele a parlare a loro nome e che si oppongono alla sua pretesa di essere la “patria nazionale” di tutti gli ebrei, o che evidenziano l’intrinseco conflitto tra il suo autodefinirsi in termini etnico-religiosi e il ritenersi una democrazia. Il giornalista statunitense Isidor Feinstein Stone nel 1967 ha scritto profeticamente che Israele stava “creando una sorta di schizofrenia morale nel mondo ebraico”, a causa del suo ideale “razziale e esclusionista”. Questo è quello che vediamo ora.

Israele è anche minacciata dall’efficacia delle strategie nonviolente utilizzate dal movimento BDS, compresi i suoi sostenitori israeliani, e dall’impatto negativo che queste hanno avuto su come l’opinione pubblica mondiale considera Israele. Come ha detto un comandante militare israeliano nel contesto della soppressione della resistenza popolare palestinese all’occupazione, “Ghandi a noi non viene molto bene”.

Il sostegno al boicottaggio accademico di Israele approvato a grandissima maggioranza dall’American Studies Association nel dicembre 2013, arrivato sulla scia di una simile decisione da parte dell’Associazione per gli Studi Asiatico-Americani, tra gli altri, così come il voto a favore del disinvestimento di diverse associazioni studentesche universitarie, dimostra che il BDS non è più un tabù negli Stati Uniti.

Anche l’impatto economico del movimento sta diventando evidente. La recente decisione del fondo pensionistico olandese PGGM, valutato 200 miliardi di dollari, di disinvestire dalle cinque maggiori banche israeliane a causa del loro coinvolgimento nei territori occupati palestinesi ha fortemente scosso le istituzione israeliane.

Per sottolineare il pericolo che il BDS pone all’“esistenza” di Israele, lo stato e i suoi gruppi di pressione ricorrono spesso all’accusa di antisemitismo, nonostante la coerente e inequivocabile posizione del movimento contro ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo. Tale affermazione infondata ha lo scopo di intimidire e ammutolire coloro che criticano Israele e di confondere tali critiche con il razzismo anti-ebraico.

Sostenere che il boicottaggio di Israele è intrinsecamente antisemita non solo è falso, ma presuppone anche che Israele e “gli ebrei” siano la stessa cosa. Questo è assurdo e fazioso, è come sostenere che, ad esempio, un boicottaggio di uno stato che si definisce islamico come l’Arabia Saudita, causato della sua terribile situazione riguardo ai diritti umani, sarebbe necessariamente islamofobo.

L’appello del movimento BDS per la piena uguaglianza dei diritti legali e politici dei cittadini palestinesi di Israele preoccupa particolarmente Israele perché solleva domande sulla sua autodefinizione come stato esclusivamente ebraico. Israele considera qualsiasi messa in discussione di quello che anche il Dipartimento di Stato USA ha criticato come sistema di “discriminazione istituzionale, giuridica e sociale” nei confronti dei cittadini palestinesi come una “minaccia alla sua esistenza”, in parte perché questa critica evoca l’immagine dell’apartheid.

Significativamente, la Corte Suprema ha recentemente respinto la richiesta da parte dei liberali israeliani che nel Registro della popolazione nazionale (che contiene categorie come ebreo, arabo, druso, ecc.) la nazionalità o l’etnia sia indicata semplicemente come “israeliana”. La corte ha ritenuto che questo potrebbe seriamente minacciare l’identità fondante di Israele come stato ebraico per il popolo ebraico.

Israele rimane l’unico paese al mondo che non riconosce la propria nazionalità, in quanto questo comporterebbe teoricamente uguali diritti per tutti i suoi cittadini, minando la sua identità “etnocratica”. L’affermazione che il BDS, un movimento nonviolento che fa riferimento ai principi universali dei diritti umani, ha lo scopo di “distruggere” Israele deve essere compresa in questo contesto.

Davvero giustizia e diritti uguali per tutti distruggerebbero Israele? L’eguaglianza ha forse distrutto il sud degli Stati Uniti? O il Sudafrica? È vero, ha distrutto le politiche razziali discriminatorie che avevano prevalso in entrambi i luoghi, ma non ha distrutto il popolo o il paese.

Allo stesso modo, solo le politiche ingiuste di Israele sono minacciate da boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.

Fonte: New York Times

Traduzione di Federico Zanettin