LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

di Omar Barghouti

L'ondata internazionale di condanna del trattamento che Israele riserva alla Palestina, e a Gaza in particolare, sottolinea il crescente impatto del BDS.

Mentre rimane ancora profondamente complice nel perpetuare l'occupazione israeliana e   continua a consentire che Israele commetta gravi violazioni del diritto internazionale, l'Unione Europea ha adottato di recente una serie di misure che possono indicare una crescente propensione verso sanzioni contro Israele per il suo rifiuto di progredire verso una soluzione pacifica con la Autorità Palestinese. 

Il quotidiano israeliano Haaretz la scorsa settimana ha pubblicato un documento UE trapelato, in cui si discute di possibili sanzioni contro Israele e contro le aziende europee coinvolte nelle costruzioni e in infrastrutture negli insediamenti coloniali israeliani illegali nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est. 

Il documento chiede inoltre di vietare contatti con i coloni israeliani e personaggi pubblici che rifiutano la "soluzione dei due Stati", una misura che "potrebbe portare ad un boicottaggio di ministri di alto livello, come Naftali Bennett e Uri Ariel di Habayit Hayehudi (La casa ebraica – partito politico sionista), molti membri della Knesset del Likud e perfino, in casi estremi, il presidente Reuven Rivlin".

I diplomatici europei hanno spiegato come si è giunti a parlare di sanzioni, dicendo: "Questo è un segno di quanta rabbia e frustrazione ci siano negli Stati membri. Negli ultimi mesi ci sono stati incontri di ministri degli Esteri Europei in cui ministri che sono considerati molto vicini a Israele  hanno parlato in modo molto critico contro le politiche del governo di Netanyahu. "

L'ultimo assalto di Israele contro Gaza, condannato come un "massacro" dal Presidente del Brasile e persino dal Ministro degli esteri francese, ha esacerbato la rabbia nei confronti di Israele e eroso ulteriormente il già compromesso sostegno dell'opinione pubblica europea. Un ex vice Primo Ministro britannico e un ex Primo Ministro francese hanno chiesto sanzioni. Il vice presidente del  secondo partito più votato della Germania, Ralf Stegner del Partito socialdemocratico di centro-sinistra, ha chiesto un embargo sulle armi a Israele, Arabia Saudita e Qatar. Il 7 novembre, l'UE ha votato in blocco a favore di diverse risoluzioni delle Nazioni Unite che sostengono il diritti dei profughi palestinesi, così come stabilito dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite e che condannano, tra le altre violazioni, gli insediamenti di Israele come una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Un'ondata di risoluzioni da parte dei parlamenti europei che riconoscono lo "Stato di Palestina" è vista da Israele come un indicatore chiaro della frustrazione istituzionale in Europa nei confronti di Israele e di un largo malcontento verso le sue politiche, nonostante il fatto che questo riconoscimento sia ben lungi dall'affrontare l'obbligo degli Stati Europei a sostenere i diritti inalienabili del popolo palestinese. 

Vedendo, però, quanto rapidamente l'UE abbia adottato sanzioni contro la Russia per presunte violazioni in Ucraina che impallidiscono di fronte ai crimini di guerra di Israele a Gaza e Gerusalemme, non si può non accusare l'Europa di pura ipocrisia per stare ancora lì a discutere di  sanzioni contro Israele, dopo decenni di occupazione, pulizia etnica e altre gravi violazioni dei diritti umani.

Lungi dal rispecchiare un orientamento di principio che sostenga in maniera coerente i diritti umani e il diritto internazionale, il discorso sulle misure europee contro Israele riflette principalmente il logoramento del sostegno a Israele tra l'opinione pubblica europea e il crescente impatto del movimento globale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS ) sotto la  guida palestinese, a livello della gente comune e della società civile. 

Dare un'occhiata al rapido deterioramento della reputazione del paese presso la società civile europea potrebbe aiutare a spiegare il dibattito in corso nell'UE sulle possibili sanzioni contro Israele. Un appello lanciato questo mese all'UE perché sospenda il suo Accordo di Associazione con Israele, il principale meccanismo di collaborazione tra le due parti, è stato firmato da più di 300 partiti politici europei, dai principali sindacati, da ONG di primo piano e altri gruppi per la prima volta in assoluto.

Anche prima di Gaza, in un sondaggio del 2014 della BBC,  Israele contendeva alla Corea del Nord la posizione di terzo o quarto paese percepito come peggiore nel mondo secondo il parere della maggioranza dei due terzi  in tutta Europa. 

Molto dell'avvicinarsi ad uno status di paria di Israele nella considerazione degli europei può essere attribuito ad una maggiore consapevolezza riguardo ai crimini di Israele contro i Palestinesi, al suo spostamento politico verso una destra fanatica e all'efficacia della campagna BDS. 

Iniziata nel 2005 dalla più grande coalizione di partiti politici, federazioni sindacali e organizzazioni di massa nella società palestinese, BDS chiede che termini l'occupazione di Israele del 1967, termini la sua discriminazione razziale istituzionalizzata, a cui corrisponde la definizione ONU di apartheid, e assicuri il diritto dei profughi palestinesi a tornare alle case e terre da cui sono stati strappati e di cui furono espropriati nel 1948.

BDS era già stato percepito da Israele come una "minaccia strategica" ben prima della recente devastazione di Gaza. Come conseguenza dell'elevato tributo umano dovuto all'aggressione di Israele contro Gaza e della colonizzazione senza precedenti della Cisgiordania occupata, soprattutto all'interno e intorno a Gerusalemme Est, BDS è stato testimone di una serie eccezionale di successi importanti.

Si prevede un aumento dell'isolamento internazionale di Israele, che, a detta di un funzionario della Casa Bianca, potrebbe  diventare uno "tsunami" nel caso in cui Israele non metta fine alle "occupazioni". Con gli sforzi di mediazione del Segretario di Stato John Kerry falliti in maniera tanto spettacolare davanti all'intransigenza israeliana, è emerso un nuovo quasi consenso palestinese con l'intento di veder riconosciuti i diritti fondamentali dei palestinesi al di fuori del quadro degli interminabili i negoziati iniziati a Oslo due decenni fa. 

In effetti, i palestinesi stanno trovando ampio sostegno internazionale, anche tra la gente comune negli Stati Uniti e in Europa, a fare pressione su Israele con il boicottaggio economico, accademico e in altri modi perché  rispetti il diritto internazionale e metta fine all'oppressione dei Palestinesi. 

Il Kuwait è stato il primo membro dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica ad aderire alla decisione dell'organizzazione, presa al culmine dell'assalto israeliano contro Gaza nel mese di agosto, di "imporre sanzioni politiche ed economiche a Israele, e boicottare le imprese che operano negli insediamenti coloniali costruiti nel territorio palestinese occupato". 

Il ministero del commercio e dell'industria del Kuwait ha annunciato di non essere più disposto a intrattenere rapporti d'affari con 50 aziende e istituzioni internazionali che operano negli insediamenti, creando un precedente che può avere notevoli ripercussioni sulla vitalità delle imprese che hanno complicità con gli insediamenti. 

Cinque governi latinoamericani hanno imposto varie forme di sanzioni diplomatiche e commerciali, mentre il presidente boliviano Evo Morales si è unito a decine di importanti intellettuali latinoamericani e a personaggi pubblici nel sostenere il boicottaggio a Israele. Anche l'Alleanza del Sud Africa, guidata dal partito al potere l'African National Congress, ha apertamente approvato BDS.

I crimini di guerra di Israele a Gaza e il fatto che l'offensiva abbia ottenuto il sostegno del 95% degli ebrei israeliani hanno ulteriormente eroso il sostegno tra le comunità ebraiche liberali e progressiste di tutto il mondo. Un recente sondaggio di J Street, una lobby israeliana negli Stati Uniti, ha rivelato che il 15% degli americani ebrei sostiene BDS contro Israele. E' diventata  molto più accettabile per i pensatori sionisti di un tempo distinguere Israele dal giudaismo o descrivere il sionismo come ideologia "xenofoba e di esclusione" che si fonda su "una falsità, sul mito di una Palestina che era un paese senza un popolo" .

Un noto giornalista ebreo americano si è addirittura spinto fino a creare l'ashtag  #JSIL, che sta per lo Stato ebraico nel Levante. 

Per la prima volta, 327 fra i sopravvissuti all'Olocausto ebraico e i discendenti hanno pubblicato un annuncio di mezza pagina sul New York Times con lo slogan, "Mai più per nessuno!", condannando il "genocidio in corso" contro i palestinesi e chiedendo "il pieno  boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele". 

Un appello per un embargo militare contro Israele lanciato da sei premi Nobel e decine di celebrità ha ricevuto decine di migliaia di firme. Amnesty International ha allargato la sua richiesta di un embargo militare contro Israele esortando il governo degli Stati Uniti a bloccare un carico di combustibile destinato agli israeliani per uso militare. Anche Oxfam International ha pubblicato un invito a porre fine alla vendita di armi a Israele. 

I sostenitori di Israele a Hollywood hanno reagito furiosamente quando i premi Oscar Penelope Cruz, Javier Bardem e Pedro Almodovar hanno unito la loro voce a quella di un centinaio di altri artisti in Spagna per accusare Israele di "genocidio", con alcuni produttori  Cruz e Bardem sono nella "lista nera"; cosa che indica la nascita di un nuovo maccartismo che utilizza il sostegno incondizionato a Israele come ultima prova di lealtà.

Più di recente, Viggo Mortensen ha condannato il "terrorismo di stato" di Israele. 

Dando ascolto alle richieste del movimento BDS di bloccare le operazioni di carico-scarico delle navi israeliane nei porti, i lavoratori portuali e attivisti della comunità di Oakland, in California, sono riusciti a bloccare per più giorni consecutivi una nave israeliana di scarico. 

Particolarmente allarmante per Israele è il fatto che il boicottaggio questa volta sia andato ben oltre i confini dell'Europa, raggiungendo India, Turchia, Sud Africa, e la stessa economia prigioniera nei territori palestinesi occupati. Per la prima volta da decenni, consumatori, imprese e un certo numero di municipalità palestinesi si sono uniti in un diluvio di boicottaggi popolari efficaci contro i prodotti israeliani, nonostante le difficoltà pratiche poste dall'occupazione.

L'ininterrotta rapida crescita di BDS in ambienti moderati negli ultimi due anni ha provocato un acuto senso di urgenza in Israele ad aumentare gli sforzi per schiacciare il movimento nonviolento dei diritti umani. 

Questa crescita del movimento BDS ha dato una virata alla marea contro il regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid, anche tra coloro che hanno poteri decisionali. 

Israele potrebbe presto essere messo davanti al suo “momento Sud Africa”. 

Omar Barghouti è un attivista per i diritti umani, e co-fondatore palestinese del movimento per i diritti dei palestinesi  Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

Fonte: Middle East Eye

Traduzione BDS Italia

 

Dopo Gaza: l'Europa corre ai ripari per porre fine alla sua complicità

 

di Omar Barghouti

 

L'ondata internazionale di condanna del trattamento che Israele riserva alla Palestina, e a Gaza in particolare, sottolinea il crescente impatto del BDS.

Mentre rimane ancora profondamente complice nel perpetuare l'occupazione israeliana e continua a consentire che Israele commetta gravi violazioni del diritto internazionale, l'Unione Europea ha adottato di recente una serie di misure che possono indicare una crescente propensione verso sanzioni contro Israele per il suo rifiuto di progredire verso una soluzione pacifica con la Autorità Palestinese.

Il quotidiano israeliano Haaretz la scorsa settimana ha pubblicato un documento UE trapelato, in cui si discute di possibili sanzioni contro Israele e contro le aziende europee coinvolte nelle costruzioni e in infrastrutture negli insediamenti coloniali israeliani illegali nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est.

Il documento chiede inoltre di vietare contatti con i coloni israeliani e personaggi pubblici che rifiutano la "soluzione dei due Stati", una misura che "potrebbe portare ad un boicottaggio di ministri di alto livello, come Naftali Bennett e Uri Ariel di Habayit Hayehudi (La casa ebraica – partito politico sionista), molti membri della Knesset del Likud e perfino, in casi estremi, il presidente Reuven Rivlin ".

I diplomatici europei hanno spiegato come si è giunti a parlare di sanzioni, dicendo: "Questo è un segno di quanta rabbia e frustrazione ci siano negli Stati membri. Negli ultimi mesi ci sono stati incontri di ministri degli Esteri Europei in cui ministri che sono considerati molto vicini a Israele hanno parlato in modo molto critico contro le politiche del governo di Netanyahu. "

L'ultimo assalto di Israele contro Gaza, condannato come un "massacro" dal Presidente del Brasile e persino dal Ministro degli esteri francese, ha esacerbato la rabbia nei confronti di Israele e eroso ulteriormente il già compromesso sostegno dell'opinione pubblica europea. Un ex vice Primo Ministro britannico e un ex Primo Ministro francese hanno chiesto sanzioni. Il vice presidente del secondo partito più votato della Germania, Ralf Stegner del Partito socialdemocratico di centro-sinistra, ha chiesto un embargo sulle armi a Israele, Arabia Saudita e Qatar. Il 7 novembre, l'UE ha votato in blocco a favore di diverse risoluzioni delle Nazioni Unite che sostengono il diritti dei profughi palestinesi, così come stabilito dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite e che condannano, tra le altre violazioni, gli insediamenti di Israele come una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Un'ondata di risoluzioni da parte dei parlamenti europei che riconoscono lo "Stato di Palestina" è vista da Israele come un indicatore chiaro della frustrazione istituzionale in Europa nei confronti di Israele e di un largo malcontento verso le sue politiche, nonostante il fatto che questo riconoscimento sia ben lungi dall'affrontare l'obbligo degli Stati Europei a sostenere i diritti inalienabili del popolo palestinese.

Vedendo, però, quanto rapidamente l'UE abbia adottato sanzioni contro la Russia per presunte violazioni in Ucraina che impallidiscono di fronte ai crimini di guerra di Israele a Gaza e Gerusalemme, non si può non accusare l'Europa di pura ipocrisia per stare ancora lì a discutere di sanzioni contro Israele, dopo decenni di occupazione, pulizia etnica e altre gravi violazioni dei diritti umani.

Lungi dal rispecchiare un orientamento di principio che sostenga in maniera coerente i diritti umani e il diritto internazionale, il discorso sulle misure europee contro Israele riflette principalmente il logoramento del sostegno a Israele tra l'opinione pubblica europea e il crescente impatto del movimento globale per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS ) sotto la guida palestinese, a livello della gente comune e della società civile.

Dare un'occhiata al rapido deterioramento della reputazione del paese presso la società civile europea potrebbe aiutare a spiegare il dibattito in corso nell'UE sulle possibili sanzioni contro Israele. Un appello lanciato questo mese all'UE perché sospenda il suo Accordo di Associazione con Israele, il principale meccanismo di collaborazione tra le due parti, è stato firmato da più di 300 partiti politici europei, dai principali sindacati, da ONG di primo piano e altri gruppi per la prima volta in assoluto.

Anche prima di Gaza, in un sondaggio del 2014 della BBC, Israele contendeva alla Corea del Nord la posizione di terzo o quarto paese percepito come peggiore nel mondo secondo il parere della maggioranza dei due terzi in tutta Europa.

Molto dell'avvicinarsi ad uno status di paria di Israele nella considerazione degli europei può essere attribuito ad una maggiore consapevolezza riguardo ai crimini di Israele contro i Palestinesi, al suo spostamento politico verso una destra fanatica e all'efficacia della campagna BDS.

Iniziata nel 2005 dalla più grande coalizione di partiti politici, federazioni sindacali e organizzazioni di massa nella società palestinese, BDS chiede che termini l'occupazione di Israele del 1967, termini la sua discriminazione razziale istituzionalizzata, a cui corrisponde la definizione ONU di apartheid, e assicuri il diritto dei profughi palestinesi a tornare alle case e terre da cui sono stati strappati e di cui furono espropriati nel 1948.

BDS era già stato percepito da Israele come una "minaccia strategica" ben prima della recente devastazione di Gaza. Come conseguenza dell'elevato tributo umano dovuto all'aggressione di Israele contro Gaza e della colonizzazione senza precedenti della Cisgiordania occupata, soprattutto all'interno e intorno a Gerusalemme Est, BDS è stato testimone di una serie eccezionale di successi importanti.

Si prevede un aumento dell'isolamento internazionale di Israele, che, a detta di un funzionario della Casa Bianca, potrebbe diventare uno "tsunami" nel caso in cui Israele non metta fine alle "occupazioni". Con gli sforzi di mediazione del Segretario di Stato John Kerry falliti in maniera tanto spettacolare davanti all'intransigenza israeliana, è emerso un nuovo quasi consenso palestinese con l'intento di veder riconosciuti i diritti fondamentali dei palestinesi al di fuori del quadro degli interminabili i negoziati iniziati a Oslo due decenni fa.

In effetti, i palestinesi stanno trovando ampio sostegno internazionale, anche tra la gente comune negli Stati Uniti e in Europa, a fare pressione su Israele con il boicottaggio economico, accademico e in altri modi perché rispetti il diritto internazionale e metta fine all'oppressione dei Palestinesi.

Il Kuwait è stato il primo membro dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica ad aderire alla decisione dell'organizzazione, presa al culmine dell'assalto israeliano contro Gaza nel mese di agosto, di "imporre sanzioni politiche ed economiche a Israele, e boicottare le imprese che operano negli insediamenti coloniali costruiti nel territorio palestinese occupato".

Il ministero del commercio e dell'industria del Kuwait ha annunciato di non essere più disposto a intrattenere rapporti d'affari con 50 aziende e istituzioni internazionali che operano negli insediamenti, creando un precedente che può avere notevoli ripercussioni sulla vitalità delle imprese che hanno complicità con gli insediamenti.

Cinque governi latinoamericani hanno imposto varie forme di sanzioni diplomatiche e commerciali, mentre il presidente boliviano Evo Morales si è unito a decine di importanti intellettuali latinoamericani e a personaggi pubblici nel sostenere il boicottaggio a Israele. Anche l'Alleanza del Sud Africa, guidata dal partito al potere l'African National Congress, ha apertamente approvato BDS.

I crimini di guerra di Israele a Gaza e il fatto che l'offensiva abbia ottenuto il sostegno del 95% degli ebrei israeliani hanno ulteriormente eroso il sostegno tra le comunità ebraiche liberali e progressiste di tutto il mondo. Un recente sondaggio di J Street, una lobby israeliana negli Stati Uniti, ha rivelato che il 15% degli americani ebrei sostiene BDS contro Israele. E' diventata molto più accettabile per i pensatori sionisti di un tempo distinguere Israele dal giudaismo o descrivere il sionismo come ideologia "xenofoba e di esclusione" che si fonda su "una falsità, sul mito di una Palestina che era un paese senza un popolo" .

Un noto giornalista ebreo americano si è addirittura spinto fino a creare l'ashtag #JSIL, che sta per lo Stato ebraico nel Levante.

Per la prima volta, 327 fra i sopravvissuti all'Olocausto ebraico e i discendenti hanno pubblicato un annuncio di mezza pagina sul New York Times con lo slogan, "Mai più per nessuno!", condannando il "genocidio in corso" contro i palestinesi e chiedendo "il pieno boicottaggio economico, culturale e accademico di Israele".

Un appello per un embargo militare contro Israele lanciato da sei premi Nobel e decine di celebrità ha ricevuto decine di migliaia di firme. Amnesty International ha allargato la sua richiesta di un embargo militare contro Israele esortando il governo degli Stati Uniti a bloccare un carico di combustibile destinato agli israeliani per uso militare. Anche Oxfam International ha pubblicato un invito a porre fine alla vendita di armi a Israele.

I sostenitori di Israele a Hollywood hanno reagito furiosamente quando i premi Oscar Penelope Cruz, Javier Bardem e Pedro Almodovar hanno unito la loro voce a quella di un centinaio di altri artisti in Spagna per accusare Israele di "genocidio", con alcuni produttori Cruz e Bardem sono nella "lista nera"; cosa che indica la nascita di un nuovo maccartismo che utilizza il sostegno incondizionato a Israele come ultima prova di lealtà.

Più di recente, Viggo Mortensen ha condannato il "terrorismo di stato" di Israele.

Dando ascolto alle richieste del movimento BDS di bloccare le operazioni di carico-scarico delle navi israeliane nei porti, i lavoratori portuali e attivisti della comunità di Oakland, in California, sono riusciti a bloccare per più giorni consecutivi una nave israeliana di scarico.

Particolarmente allarmante per Israele è il fatto che il boicottaggio questa volta sia andato ben oltre i confini dell'Europa, raggiungendo India, Turchia, Sud Africa, e la stessa economia prigioniera nei territori palestinesi occupati. Per la prima volta da decenni, consumatori, imprese e un certo numero di municipalità palestinesi si sono uniti in un diluvio di boicottaggi popolari efficaci contro i prodotti israeliani, nonostante le difficoltà pratiche poste dall'occupazione.

L'ininterrotta rapida crescita di BDS in ambienti moderati negli ultimi due anni ha provocato un acuto senso di urgenza in Israele ad aumentare gli sforzi per schiacciare il movimento nonviolento dei diritti umani.

Questa crescita del movimento BDS ha dato una virata alla marea contro il regime israeliano di occupazione, colonialismo e apartheid, anche tra coloro che hanno poteri decisionali.

Israele potrebbe presto essere messo davanti al suo “momento Sud Africa”.

 

-Omar Barghouti è un attivista per i diritti umani, e co-fondatore palestinese del movimento per i diritti dei palestinesi Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all'autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Foto: Bambini palestinesi giocano intorno a una casa danneggiata a Gaza City, Gaza il 22 novembre, 2014 (AA).

 

 

Traduzione BDS Italia