di Asa Winstanley*
Questa settimana il quotidiano liberal israeliano Haaretz ha pubblicato un editoriale degno di nota dell'ex direttore del Mossad Shabtai Shavit. E' intitolato "Per la prima volta, ho paura per il futuro del sionismo"; ci sono varie lezioni da imparare da questo articolo.
Naturalmente non le lezioni che Shavit vorrebbe far imparare ai lettori. Lui non è in grado di istruire nessuno in etica o moralità.
Il Mossad, l'agenzia israeliana di spionaggio internazionale, è una delle organizzazioni terroristiche più importanti del mondo. E' esperta nel rapimento e omicidio di attivisti palestinesi, scrittori e scienziati. Ha ottenuto anche alcuni successi nell'uccidere leader politici palestinesi e combattenti della resistenza.
Questo è il gruppo che nel 1972 ha ucciso a Beirut con un'autobomba, Ghassan Kanafani, autore, drammaturgo e attivista palestinese. Questo è il gruppo che nel 2011 rapì Dirar Abu Sisi, un ingegnere di Gaza che all'epoca si trovava in Ucraina per una visita ai familiari.
Ha inoltre rapito Mordechai Vanunu, l'eroico dissidente israeliano che rivelò al mondo, sulle pagine del Sunday Times, il programma nucleare di Israele. Per il suo impegno fu rapito per le strade di Roma da teppisti del Mossad e, dopo un processo farsa, rinchiuso per 18 anni in una prigione israeliana, la maggior parte dei quali in isolamento.
La prima lezione che si può apprendere dal pezzo di Shabtai Shavit sull'ultimo numero di Haaretz è questa: Israele è seriamente preoccupato circa l'impatto del movimento globale guidato dai palestinesi di disinvestimento e sanzioni contro Israele. Israele non ha alcuna idea su come affrontare questa "minaccia" alla sua occupazione.
"Il movimento globale BDS," scrive Shavit, "è cresciuto e ne fanno parte numerosi ebrei." Questa è un'ammissione significativa sotto due aspetti. In primo luogo, questo ex capo dell'intelligence israeliana ammette che il movimento sta aumentando l'impatto della lotta contro i crimini di guerra di Israele, il razzismo e altre varie forme di ingiustizia contro il popolo palestinese.
Il secondo, il fatto che egli abbia osservato il "crescente numero di studenti ebrei [che] voltano le spalle ad Israele." Questo è importante, dal momento che "campus universitari in Occidente ... sono serre per la futura leadership del proprio paese."
Il punto sulla partecipazione ebraica nel movimento BDS è importante, in quanto mina l'arrogante e falsa pretesa di Israele di rappresentare tutti gli ebrei in tutto il mondo. Netanyahu una volta (nel 2011, parlando al Congresso degli Stati Uniti) ha pure affermato di "parlare a nome del popolo ebraico" come primo ministro - piuttosto che di tutti i cittadini israeliani (dato che avrebbe dovuto includere il circa milione e mezzo di palestinesi con apparente cittadinanza israeliana). Si indebolisce anche la tipica (e sempre meno credibile) linea della propaganda israeliana sugli attivisti palestinesi spinti da anti-semitismo.
Il paragrafo in cui Shavit ammette il potere del BDS è subito seguito da una sinistra insinuazione: "In questa epoca di guerra asimmetrica non stiamo usando tutte le nostre forze, e questo ha un effetto dannoso sulla nostra forza deterrente." Il significato è vago, ma non è esagerato immaginare che Shavit stia lasciando intendere che Israele dovrebbe iniziare a usare più spesso la forza al fine di scoraggiare gli attivisti BDS palestinesi e internazionali.
Questa non è un'idea tanto bizzarra quanto potrebbe sembrare. E' già ben documentato come le agenzie israeliane di spionaggio siano coinvolte nel sistematico monitoraggio dell'attivismo in solidarietà con la Palestina in tutto il mondo, e della loro probabile infiltrazione in esso.
Il Mossad può anche contare su risorse e reti di varie organizzazioni sioniste in tutto il mondo. Gruppi come per esempio la "Amcha Initiative" della California che, all'inizio di quest'anno, io e la mia collega di The Electronic Intifada Nora Barrows-Friedman abbiamo smascherato come infiltrato in una delegazione di studenti in Palestina e per averla spiata.
Mentre un rappresentante di Amcha si è rifiutato di commentare quando abbiamo chiesto se stessero inviando ad una qualche agenzia del governo israeliano le informazioni raccolte sugli attivisti, ci sono altri gruppi che hanno un rapporto molto più stretto con squadroni della morte internazionali di Israele.
Shurat HaDin, capeggiato dall'avvocato israeliano Nitsana Darshan-Leitner, si presenta sui media internazionali (tra cui alcuni giornali britannici creduloni, per esempio il Guardian) come un gruppo coraggioso di avvocati dei "diritti civili" che porta alla "bancarotta il terrore, con un'azione legale alla volta'' la realtà è molto più sinistra.
L'anno scorso si scoprì che il gruppo è strettamente legato al Mossad, e porta avanti in suo nome in tutto il mondo le azioni legali che il governo israeliano vorrebbe condurre, ma che, a causa di considerazioni politiche, non può fare direttamente.
"Il governo israeliano ha alcuni vincoli," ha spiegato Darshan-Leitner ad un comitato a Washington, DC nel 2012: "ha qualche problema, deve essere politicamente corretto. Ha relazioni estere, ha firmato trattati internazionali e non può fare quello che possono fare gli avvocati privati."
L'anno scorso - grazie al prigioniero politico e informatore Chelsea Manning - è stato rivelato in un cablo dell'ambasciata americana che Nitsana Darshan-Leitner nel 2007 confidò che il suo gruppo "ha ricevuto direttive ... su quali casi perseguire" e "ottenuto prove" dal Mossad e dal Consiglio di Sicurezza Nazionale di Israele.
Questo è in piena contraddizione con le affermazioni formulate pubblicamente, come ad esempio sul suo sito web in cui si afferma che è un'organizzazione "totalmente indipendente" "non affiliata ad alcun partito politico o organismo governativo."
Se sia vero o no che Shavit stia sostenendo una strategia più aggressiva contro la solidarietà internazionale con la Palestina, e che il suo consiglio sarà ascoltato, solo il tempo lo dirà.
Il mio prossimo pezzo affronterà il secondo aspetto degno di nota dell'editoriale di Shavit.
*Editor associato con The Electronic Intifada, Asa Winstanley è un giornalista investigativo che vive a Londra.
Fonte: Middle East Monitor
Traduzione di BDS Italia