Il movimento BDS è destinato a crescere se l'Unione europea non imporrà sanzioni a Israele
di Sharif Nashashibi
Il giornale israeliano Haaretz ha recentemente riportato la notizia dell'esistenza di una bozza di documento interno dell'Unione europea che proporrebbe sanzioni contro Israele nel caso il suo Governo continuasse a compiere azioni tali da rendere impossibile la soluzione dei due stati. L'annuncio ha avuto immediata ed ampia risonanza sui social media, interpretato come un segnale del fatto che l'UE ne aveva abbastanza dell'intransigenza israeliana.
Tuttavia tali speranze sono state rapidamente infrante dal nuovo commissario europeo per la politica estera Federica Mogherini, che la scorsa settimana ha negato che ci siano in programma sanzioni nei confronti di Israele. Piuttosto, ha detto, la discussione tra i Ministri degli esteri UE si è incentrata su "come dare avvio ad un percorso positivo tra Israeliani e Palestinesi per rilanciare il processo di pace. Non si è occupata per nulla isolare o sanzionare chicchessia".
La faccenda è interessante, dato che Haaretz è un giornale autorevole i cui articoli sull'argomento sembrano sempre essere ben documentati, affidabili e verificati. Sta di fatto che la smentita della Mogherini è venuta lo stesso giorno in cui Haaretz ha pubblicato il documento dell'UE.
È davvero triste che l'ipotesi di sanzionare Israele non possa nemmeno essere presa in considerazione. L'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele, che costituisce la base legale di tutte le loro relazioni, afferma che queste ultime "si baseranno sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici". Eppure nei confronti dei Palestinesi Israele viola platealmente questo articolo.
Ostruzionismo e distruzione
Ancora peggio è negare pubblicamente che quella delle sanzioni sia un'opzione da prendere in considerazione. Il messaggio inviato al governo israeliano è che ha carta bianca per continuare senza alcun impedimento la propria politica ostruzionistica e distruttiva. Nell'attuale situazione di radicalizzazione della società e del sistema politico israeliano, e in un clima di tensione e agitazione che non si vedeva dai tempi dell'ultima rivolta palestinese, questo è un atteggiamento estremamente irresponsabile e pericoloso.
Come se non bastassero le azioni compiute nel corso della settimana precedente la smentita della Mogherini a dimostrare in quale considerazione Israele tiene le preoccupazioni europee, due giorni dopo la condanna dei piani di espansione degli insediamenti da parte dei ministro degli esteri dell'UE, Israele ha annunciato la costruzione di ulteriori colonie illegali nei Territori occupati (in aggiunta alle migliaia già annunciate di recente).
Israele ha anche respinto un appello da parte dei cinque big dell'UE (Germania, Francia, GB, Italia e Spagna) a non demolire ulteriori case palestinesi, una pratica che, come ha detto Human Rights Watch venerdì, "equivale a una punizione collettiva, un crimine di guerra". Perché mai Israele dovrebbe dare ascolto all'UE o ad alcuno dei suoi Stati membri quando sa che non rischia misure punitive?
L'UE sta scegliendo di sprecare la grande influenza che potrebbe esercitare su Israele quale suo secondo partner commerciale e questo non fa che sommarsi al senso di impunità israeliano, già abbondantemente foraggiato dall'ampio ed incondizionato sostegno statunitense, espresso anche attraverso l'esercizio del diritto di veto, che paralizza qualsiasi decisione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, rendendola inefficace nei riguardi del conflitto arabo-israeliano.
La dichiarazione della Mogherini priverà di senso le votazioni in corso in diversi parlamenti europei per il riconoscimento dello Stato di Palestina; in più darà ragione a chi reputa esclusivamente simbolici tali passi, attenuando al contempo la pressione sui governi affinché si comportino coerentemente rispetto a quanto deciso dai propri parlamenti.
L'inazione dell'UE va anche contro il sentimento dell'opinione pubblica in Europa, dove i sondaggi hanno a più riprese dimostrato che i simpatizzanti dei Palestinesi sono di gran lunga più numerosi dei sostenitori di Israele, anche in quei Paesi i cui governi hanno strettissime relazioni con quest'ultimo.
I sondaggi della BBC World sulle opinioni riguardo a Israele effettuati negli ultimi tre anni dimostrano che, tra gli Stati membri UE, la più alta percentuale di opinioni positive è solo il 21% (riscontrato in Francia), mentre la più bassa è il 4% (in Spagna nel 2013). La percentuale di opinioni positive non raggiunge il 10% neanche in Germania (8%). Ciò considerato, l'inazione dell'UE riguardo al trattamento israeliano nei confronti dei Palestinesi mostra lo scollamento esistente tra l'UE stessa, l'opinione pubblica e gli stessi parlamentari eletti.
Abbaia ma non morde
Anche senza la smentita della Mogherini, comunque, diverse delle sanzioni eventualmente ventilate non appaiono particolarmente dure. Secondo Haaretz, tra queste ci sono: "condanne coordinate degli insediamenti; proteste congiunte agli uffici del Ministro degli esteri e del Primo ministro; comunicati dai toni più taglienti sull'argomento Israele-Palestina al termine degli incontri mensili dei ministri degli esteri dell'Unione europea". In altre parole, l'UE potrebbe smettere di dire "per favore".
Haaretz ha riferito inoltre che "c'è anche la proposta di riconsiderare l'impegno dell'Unione europea a non partecipare a dibattiti del Consiglio ONU dei Diritti dell'uomo secondo la Clausola 7, collegata in modo specifico allo stato dei diritti umani nella West Bank". Tuttavia non è chiaro come la partecipazione dell'UE possa mai fare la differenza, dal momento che Israele, fin da quando il Consiglio è stato istituito nel 2006, ne ha sistematicamente ignorato le risoluzioni.
Niente di tutto questo sembra poter fornire a Israele alcun motivo di seria preoccupazione.
Un esperto del diritto internazionale concernente il conflitto arabo-israeliano, che ha scritto molto sulle relazioni tra UE e Israele, mi ha detto: "Indicare in etichetta le merci prodotte negli insediamenti, applicare in modo corretto l'accordo commerciale UE-Israele e distinguere tra Territori palestinesi occupati e Israele, secondo me non sono vere sanzioni".
L'intera vicenda fa apparire l'UE in una posizione passiva, eppure per Israele non c'è motivo per festeggiare. La tendenza dell'opinione pubblica europea continua ad essere sempre più contro Israele, dato che non può essere ignorato per sempre.
Oltretutto il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele continua a fare importanti progressi in Europa, indipendentemente dalle posizioni espresse dai singoli governi. L'inazione dell'UE probabilmente non farà che accrescere il sostegno al BDS, se quest'ultimo viene visto come unica strada percorribile per manifestare il rifiuto europeo alle politiche israeliane.
Le opinioni espresse in quest'articolo sono ascrivibili solo all'autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Al Jazeera.
Sharif Nashashibi è giornalista e analista del mondo arabo, assiduo collaboratore di Al Jazeera English, Al Arabiya News, The National, The Middle East magazine e The Middle East Eye.
Fonte: Al Jazeera
Traduzione di Renato Tretola