LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

di Alborz Gandanhari, David McCleary, Kumars Salehi e Tory Webster

"Noi, rappresentanti della società civile palestinese, chiediamo alle organizzazioni internazionali della società civile ed alle coscienze degli uomini di tutto il mondo di imporre ampi boicottaggi e realizzare iniziative di disinvestimento contro Israele". Questo appello alla solidarietà fu emanato nel luglio del 2005 da centinaia di organizzazioni palestinesi, comprese le maggiori sigle sindacali. La confisca sistematica della terra, le carcerazioni di massa, le demolizioni e gli attacchi ormai abituali che lasciano senza vita centinaia di civili sono diventati parte integrante della vita di tutti i giorni nella Palestina occupata da Israele. I cosiddetti "colloqui di pace" promossi dagli Stati uniti non hanno fatto altro che la strategia del regime di occupazione israeliano: cioè piuttosto che schierare il proprio esercito all'interno delle città e dei villaggi palestinesi, ora Israele li circonda con i checkpoint e con i muri; ostacola la possibilità da parte dei Palestinesi di lavorare, studiare e viaggiare, assicurandosi che la Palestina rimanga economicamente dipendente da Israele. Una volta preso atto che Israele ha usato i negoziati per normalizzare e mantenere l'occupazione, la società civile palestinese ha adottato la strategia nonviolenta del Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro il proprio oppressore.

Rispetto ai suoi omologhi internazionali, il movimento dei lavoratori statunitense è stato lento ad aderire al BDS. Michael Letwin, cofondatore del gruppo di solidarietà "Labor for Palestine", ritiene che questo possa dipendere dallo storico e ininterrotto sostegno fornito a Israele da parte del movimento dei lavoratori americano. I principali sindacati statunitensi, dice Letwin, tengono depositati centinaia di milioni di dollari in fondi pensione investiti in Israele. I leader sindacali più anziani, per timore di alienarsi le simpatie del Partito democratico e di altri alleati, spesso denunciano il BDS e criticano gli altri sindacati che in giro per il mondo lo sostengono.

A livello di base, però, le cose sembrano andare diversamente. La scorsa estate centinaia tra dirigenti e sindacalisti statunitensi hanno posto la propria firma alla "Dichiarazione per il BDS di Labor for Palestine". In aggiunta a questi incoraggianti sviluppi, il 4 dicembre prossimo il UAW 2685, un sindacato che rappresenta 13000 studenti lavoratori in nove sedi della University of California, diventerà il primo sindacato statunitense a tenere una votazione tra i propri membri sull'adesione al movimento BDS. Altrettanto incoraggianti sono le recenti iniziative di solidarietà tenute nella baia di San Francisco, le quali dimostrano che, nonostante le incertezze che albergano in alcune direzioni sindacali, i normali iscritti non esitano a schierarsi dalla parte degli oppressi.

Nello scorso agosto, nel corso di cinque giorni e cinque notti di manifestazioni nel porto di Oakland, diversi gruppi di attivisti per la Palestina e per la giustizia sociale hanno dato luogo, sotto la bandiera della coalizione "Block the Boat", a diversi picchetti sulle banchine dove il cargo israeliano Zim Piraeus cercava di attraccare. Gli attivisti sono ritornati al porto ogni volta che venivano mandati dei lavoratori a scaricare la nave - in certi casi anche in piena notte. Il numero di questi attivisti, che oscillava tra le poche decine e le centinaia, non sempre è stato sufficiente a bloccare fisicamente tutte gli ingressi all'imbarcazione; ciononostante l'iniziativa è comunque riuscita, grazie al supporto fornito dagli scaricatori del porto di Oakland, iscritti al sindacato ILWU (International Longshore Workers Union - Sindacato internazionale degli scaricatori di porto) Sezione 10, che si sono rifiutati di passare attraverso le file dei picchetti. Anche quando in più occasioni la polizia ha circondato e disperso i manifestanti, gli scaricatori si sono rifiutati di procedere allo scarico della nave. La nave alla fine ha lasciato il porto senza aver scaricato la maggior parte del carico.

Il massacro di oltre 2000 Palestinesi perpetrato da Israele la scorsa estate ha fatto andare su tutte le furie Samantha Levens, un'iscritta al comparto marittimo dell'ILWU la quale, appena saputo che gruppi di cittadini si stavano organizzando per bloccare la nave israeliana, ha preparato dei volantini e li ha distribuiti agli scaricatori. "Non stavamo dicendo di non occuparsi del carico", ha detto Levens. "Stavamo solo dando informazioni sull'argomento: cosa accadde durante l'apartheid in Sudafrica, la storia dell'ILWU che rispetta i picchetti dei cittadini, la posizione dei sindacati internazionali sulla situazione a Gaza". La reazione degli scaricatori è stata positiva. Anche al terzo e al quarto giorno di picchetto, racconta, quando gli iscritti erano impazienti di tornare al lavoro, "io in generale ho visto che la gente aiutava sempre più".

Clarence Thomas, scaricatore di porto per tutta la vita, membro dell'ILWU ed attivista spiega: "Non posso stare in silenzio su queste questioni. Sono sicuro che ci sono scaricatori di porto a Gaza che non hanno lavoro da anni. Non è assurdo che le navi possono andare dove vogliono nei porti israeliani ma non possono arrivare a Gaza? La solidarietà, afferma Thomas, è un valore fondamentale dell'attivismo all'interno del mondo del lavoro: "La politica è una cosa, ma i sogni e l'unità della classe operaia sono un'altra cosa", dice citando tante iniziative di solidarietà che l'ILWU ha realizzato a partire da quelle degli anni '30 contro i regimi oppressivi di tutto il mondo. "Come afroamericano non ho alcuna difficoltà ad immedesimarmi nella difficile situazione del popolo palestinese", aggiunge. "So cosa significa essere considerati in base alla razza ed essere presi a bersaglio da una polizia militarizzata. Sono stato fermato molte volte, con la polizia che mi puntava le pistole addosso. Conosco questo fenomeno".

Le forti similitudini tra l'oppressione di stato negli USA e quella razziale in Palestina sono alla base della consuetudine dell'ILWU Sezione 10 di non attraversare i picchetti. "Noi non lavoreremo mai scortati dalla polizia - di certo non con l'esperienza che abbiamo della polizia di queste parti", ha detto il presidente della Sezione 10 Melvin MacKay facendo riferimento ai picchetti contro la guerra all’Iraq nel 2003 dispersi violentemente dalla polizia. "Anche questa iniziativa era orientata alla costruzione della solidarietà tra i lavoratori", ritiene Reem Assil, uno degli organizzatori delle iniziative al porto. "Speriamo ci serva da impulso per approfondire il lavoro di informazione ai lavoratori sulla questione e metterla in connessione con la loro condizione personale".

Dopo i successi di agosto, anche un'altra nave, la Zim Shanghai, si è trovata i picchetti quando ha attraccato al porto di Oakland il 25 ottobre. Anche in quest'occasione gli scaricatori dell'ILWU hanno incrociato le braccia. Da quando il primo turno incaricato di scaricare la Zim Shanghai si è trovato di fronte i picchetti, tutti gli scaricatori, tranne uno, si sono rifiutati di lavorare nella nave. La Shanghai ha lasciato il porto senza né caricare né scaricare nulla, grazie alla decisione degli iscritti dell'ILWU di rispettare, ancora una volta, un picchetto. Quando la Zim Beijing, una terza nave che avrebbe dovuto attraccare al porto di Oakland, si è trovata di fronte a simili intenzioni da parte della coalizione "Block The Boat" a ottobre, ha direttamente cambiato direzione per evitare un'altra umiliante sconfitta da parte di una coalizione determinata di attivisti per la giustizia sociale e di normali iscritti ai sindacati. Mentre le azioni di "Block The Boat" si diffondono in altri porti, risulta difficile capire come Israele supererà la tempesta del BDS che cresce sempre più.

La solidarietà nei confronti della Palestina sta guadagnando terreno anche tra i lavoratori del mondo accademico. Lo scorso luglio, lo UAW 2685, che rappresenta oltre 13000 studenti lavoratori della University of California, ha fatto un passo avanti importante, dando la propria adesione al movimento BDS. In una lettera aperta postata sul proprio sito, il Comitato congiunto dello UAW 2685 (che comprende 83 funzionari eletti) ha proclamato il suo impegno "a sostenere i loro omologhi palestinesi". Il Comitato congiunto si è impegnato a sottoporre al voto generale dei propri membri nel corso di quest'anno una proposta dettagliata di BDS, una proposta che conterrà un appello al boicottaggio accademico delle organizzazioni che traggono profitto dall'occupazione israeliana e dalle relative violazioni dei diritti umani. Oltre a richiedere l'impegno dei propri membri a interrompere ogni contatto con tali organizzazioni, il sindacato farà appello anche all'intera University of California e le altre organizzazioni internazionali di studenti lavoratori affinché disinvestano dalle aziende complici dell'occupazione.

Questa manifestazione di sostegno non è una sorpresa: negli ultimi anni, lo UAW 2685 ha aderito a numerose battaglie contro l'oppressione, comprese le proteste di Occupy Wall Street, quelle degli studenti della University of California contro l'aumento delle tasse, nonché allo sciopero dei custodi dell'Università dello scorso anno. Di recente ha contrattato forme di tutele senza precedenti per i propri membri immigrati senza documenti, per i membri omosessuali o trans, per chi ha figli ed altri.

Durante i bombardamenti israeliani su Gaza, la commissione giustizia sociale del sindacato si è saggiamente espressa a favore dell'appello per il BDS, definendo dettagliatamente le diverse sfaccettature dell'occupazione israeliana. Ha menzionato il rifiuto da parte israeliana di riconoscere i diritti dei rifugiati palestinesi in qualità di popolazione indigena (più precisamente, il loro diritto a tornare nella propria terra), il sistema di apartheid che Israele applica nella West Bank e a Gaza, nonché lo status di cittadini di serie B dei cittadini palestinesi israeliani. La lettera fa anche menzione al nesso esistente tra industria militare israeliana e pulizia etnica, alla repressione dei movimenti popolari, alla persecuzione e alla criminalizzazione dei popoli in tutto il mondo. La lettera si chiude con lo stesso auspicio espresso da Desmon Tutu: "che venga un tempo in cui ci siano diritti universali per tutti gli esseri umani, a prescindere dall'etnia, dal genere, dalla nazionalità o dalla provenienza", e sottolinea che il BDS non è rivolto contro gli Ebrei, ma contro Israele in quanto "stato coloniale di apartheid". La lettera inoltre mette in evidenza l'inequivocabile sostegno che il BDS riceve da organizzazioni ebraiche quali "Jewish Voice for Peace" e la Rete ebraica internazionale antisionista. In effetti alcuni giorni dopo la pubblicazione della lettera, più di quaranta tra ex ed attuali iscritti ebrei all'UAW 2865 hanno pubblicamente sostenuto questo appello del BDS.

La data del voto degli iscritti all'UAW 2685 è fissata al 4 dicembre. Il testo adottato nelle schede ufficiali di votazione dal Comitato congiunto comprende un unico voto di "sì" o "no" alla domanda se il sindacato debba o meno rivolgere un appello al Governo degli Stati uniti affinché cessi il suo aiuto militare a Israele, e debba ugualmente rivolgere un appello alla University of California e all'intero sindacato internazionale UAW per "disinvestire [...] dalle istituzioni dello Stato di Israele e dalle aziende internazionali israeliane complici delle gravi e persistenti violazioni dei diritti umani in quanto parte dell'oppressione israeliana alla popolazione palestinese". La scheda comprende anche una casella spuntando la quale gli iscritti possono impegnarsi a rifiutarsi di "prendere parte a qualsiasi ricerca, conferenza, evento, programma di scambio o ogni altra attività che sia promossa dalle università israeliane complici dell'occupazione della Palestina e delle politiche colonialiste dello Stato di Israele". Il Comitato congiunto ha inoltre adottato una serie di documenti finalizzati ad istruire gli iscritti in merito a queste questioni e a spiegare la logica del voto; tra questi ultimi un BDS FAQ page, una scheda informativa sul boicottaggio accademico e una dichiarazione del movimento dei lavoratori.

Come già accaduto in altre battaglie per la giustizia sociale, la mobilitazione per il BDS non riguarda solo i diritti dei Palestinesi, ma anche il diritto dei lavoratori di agire ed esprimersi a livello politico. Con la pretesa di rappresentare gli studenti ebrei della University of California, diverse organizzazioni sioniste hanno presentato una petizione al presidente Janet Napolitano, sostenendo che la solidarietà che il Comitato congiunto esprime verso la Palestina genera "un ambiente ostile antisemita" nei confronti degli studenti ebrei. Tuttavia molti studenti ebrei trovano false queste accuse e ritengono queste affermazioni null’altro che dei tentativi scorretti di mettere a tacere le critiche. Il movimento BDS è principalmente un movimento antirazzista, che si oppone al razzismo in tutte le sue forme, compresa, e soprattutto, quella dell'antisemitismo. L'ufficio del Presidente non ha ancora risposto alla petizione, e si spera che la ciò che risponderà non si andrà ad aggiungere al suo terribile documento sui diritti umani che ha redatto quando era Governatore dell'Arizona e Segretario della Sicurezza interna.

Il successo di "Block the Boat" ad Oakland rende evidente la centralità dei lavoratori organizzati all'interno del movimento globale per la libertà della Palestina e, unitamente al prossimo voto di UAW 2865 sul BDS, indica una profonda trasformazione da parte dei lavoratori statunitensi nel non voler più essere complici di apartheid e pulizia etnica. Mentre il movimento generale di solidarietà alla Palestina prende vigore, ci aspettiamo che la mobilitazione dal basso nel mondo del lavoro a favore della Palestina porti sempre maggiori frutti, fino a che l'apartheid israeliano non cesserà di esistere.

Fonte: Mondoweiss 

Traduzione Renato Tretola