Parallelamente alla guerra di Gaza quest’estate, i rivenditori palestinesi in Cisgiordania hanno cominciare a rimuovere dai propri scaffali i prodotti israeliani. La campagna mira anche ad educare i consumatori palestinesi a comprare prodotti locali.
Di Yael Marom e Jessica Devaney
Nelle ultime settimane, gli inviti a boicottare prodotti e servizi israeliani stanno guadagnando slancio in tutta la Cisgiordania. Nei negozi, ampie sezioni di scaffali sono state svuotate dai prodotti forniti da aziende israeliane. Dal lancio della campagna di boicottaggio a Jenin, almeno 70 negozi hanno già aderito, e proprietari di negozi in città come Hebron, Nablus, Ramallah, Betlemme e altre città e villaggi in tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est hanno risposto alla chiamata.
Sulla scia delle violenze a Gaza di questa estate, il sostegno pubblico per questa tattica non violenta è in crescita. In città e villaggi di tutta la Cisgiordania, volontari stanno lavorando con i proprietari di negozi di generi alimentari per mettere adesivi sui prodotti israeliani, dichiarando: “L'acquisto di questo prodotto supporta l'esercito israeliano.” Altri adesivi etichettano i prodotti con "16%", sottolineando il valore di tassa aggiunta regolata da Israele, che per molti versi favorisce l'economia israeliana.
Un adesivo invita i palestinesi a non acquistare l'hummus israeliano (Foto: Pagina Facebook "16% kills")
La campagna, lanciata da una coalizione di organizzazioni e attivisti, ha un duplice scopo: uno è quello di esercitare una pressione sull'economia e sugli imprenditori israeliani, che approfittano ampiamente del potere d'acquisto palestinese a causa del mercato vincolato. Il secondo obiettivo dichiarato è quello di rafforzare l'economia palestinese locale, comprese le aziende, l'agricoltura e le fabbriche, e creare più posti di lavoro per i palestinesi.
Un sito web lanciato col titolo "Prodotti alternativi palestinesi" consente ai clienti di trovare alternative palestinesi ai prodotti israeliani che sono soliti comprare.
Nasser, che gestisce due negozi di generi alimentari di medie dimensioni a Ramallah, afferma che i clienti stanno iniziando ad evitare i prodotti israeliani - e non solo quelli provenienti dagli insediamenti. Dal momento che l'assalto a Gaza ha raggiunto proporzioni devastanti, Nasser dice: "Molte persone sentono che l'unica cosa che possono fare per sostenere i palestinesi di Gaza è o fare donazioni o boicottare i prodotti israeliani.” Si spera che il sostegno popolare per la campagna di boicottaggio continui a crescere, ma Nasser teme che se non accade perderà clienti che si dirigeranno verso i negozi che non hanno aderito al boicottaggio.
Nasser pensa che i distributori israeliani stanno già cominciando a sentire il “bruciore del boicottaggio.” Il distributore che fornisce prodotti lattiero-caseari israeliani ha insistito per sostituire il latte rimanente sui suoi scaffali con latte fresco a titolo gratuito, nella speranza di attirare i clienti. Nasser ha respinto l'offerta.
Cartello all'entrata di un negozio di generi alimentari a Ramallah: "Nel computo della nostra campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani, stiamo vendendo questi prodotti al prezzo di magazzino per farli fuori dagli scaffali." (Foto Jessica Devaney / Just Vision)
Poche settimane fa, la catena di alimentari palestinese Bravo ha annunciato pubblicamente che sarebbero stati rimossi tutti i prodotti israeliani dai loro scaffali. Il 5 Agosto, in un post su Facebook, Bravo ha affermato che avrebbe iniziato a sbarazzarsi dei prodotti delle più grandi marche israeliane.
Bravo aveva qualche in mostra qualche stand delle restanti merci israeliane all'ingresso di un negozio, evidenziati da un cartello giallo brillante che recitava: "Offerta speciale: nel computo della nostra campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani, stiamo vendendo questi prodotti al prezzo di magazzino al fine di farli fuori dagli scaffali.” Tuttavia, numerosi prodotti israeliani sono rimasti sugli scaffali del negozio. Come in altri negozi, i volontari attaccato adesivi bianchi e blu che identificano i prodotti israeliani. In diversi casi nei negozi Bravo, questi adesivi sono stati strappati o oscurati.
Un cliente scettico ha detto: “Forse il grande annuncio pubblico di Bravo è stata l'occasione per capitalizzare il crescente sostegno per il BDS e attirare i clienti.” Ci vorrà del tempo per vedere se il boicottaggio guadagnerà ancora più slancio, ha aggiunto.
Jessica Devaney è una documentaristi e direttrice delle comunicazioni alla Just Vision. Yael Marom è manager di relazioni pubbliche a Just Vision e co-editore di Local Call, dove questo articolo è stato in origine pubblicato in ebraico.
Fonte: 972mag.com
Traduzione: BDS Italia