I venti del boicottaggio internazionale degli insediamenti si stanno velocizzando, unendosi. Venerdì scorso i governi spagnolo e italiano hanno messo in guardia i propri cittadini dal condurre affari con gli insediamenti nelle Alture del Golan, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, affermando che tali attività potrebbe esporli a una serie di rischi legali e finanziari. Francia, Germania e Gran Bretagna avevano già lanciato avvertimenti simili ai loro concittadini.
I singoli avvertimenti di questi cinque paesi potrebbero presto diventare una risoluzione europea. Le istituzioni dell'Unione Europea stanno valutando l'emissione di un avviso generale a nome di tutti i 28 Stati membri dell'UE, e i comunicati delle 5 nazioni accelereranno presumibilmente questa discussione. Non è un caso che l'inviato dell'Unione Europea in Israele, Lars Faaborg-Anderson, abbia affermato Venerdì che gli avvisi indicano come gli Stati membri dell'UE "stiano perdendo la pazienza con le preoccupazioni che non vengono considerate" da Israele.
Per ora, l'Europa sta intraprendendo solo piccoli passi misurati. Mentre il Consiglio Europeo della scorsa settimana ha preso una posizione ferma la scorsa settimana a vietare l'importazione di merci provenienti dalla Crimea e dalla città occupata di Sebastopoli, le istituzioni dell'UE hanno finora emesso avvertimenti riguardanti solamente gli insediamenti israeliani. Ma il messaggio è chiaro nei venti provenienti dall’Europa ed Israele non può permettersi di ignorarlo. Un boicottaggio europeo di tutte le attività economiche che hanno origine sarebbe un duro colpo per l'economia israeliana, della quale la quasi totalità è investita nell'impresa degli insediamenti, direttamente o indirettamente.
Il mondo sta davvero cominciando a perdere la pazienza, come ha affermato l'inviato dell'Unione europea. Lo status quo nei Territori, che possiede già le caratteristiche di un regime di apartheid, è intollerabile per gli europei, che non staranno per sempre a guardare. Dopo l'ultimo tentativo di far rivivere i colloqui di pace, il cui crollo è stato in gran parte a causa di Israele, nazioni amiche, tra cui l'Europa e gli Stati Uniti saranno costrette ad adottare misure concrete contro l’intransigenza di Israele. Nel XXI° secolo, il mondo non accetterà altri 47 anni di occupazione, espropriazione e diffusa violazione dei diritti di un intero popolo.
L’avvertimenti di questi cinque Stati ai loro cittadini dovrebbe, quindi, diventare un avviso ancora più forte per il governo di Israele: se non si affretta a compiere passi concreti verso la fine dell'occupazione, tutti gli israeliani pagheranno un prezzo, e potrebbe essere davvero alto.
Fonte: haaretz.com
Traduzione: BDS Italia