LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

Nel 2010, questa intervista è stata fatta al Dr. Haidar Eid come iniziativa del gruppo BDS Gaza e del One Democratic State Group (ODSG), ma non è mai stata pubblicata per via di motivi tecnici. E’ stata recentemente modificata per essere pubblicata, poichè questa intervista va a colpire alcuni dei più recenti, importanti e puntuali problemi. Eid introduce alcune profonde analisi e resoconti sulle deterioranti condizioni in Palestina. E sebbene questa intervista abbia qualche anno, Eid è impegnato in un vivace dialogo su domande relative al presente.   

Inizia sottolineando le manifestazioni quotidiane nella Striscia di Gaza incessantemente sotto assedio, il massacro del 2008-2009 e la prolungata ed illegale punizione collettiva dei suoi abitanti perpetrata da Israele, che ha trasformato la Striscia in una prigione a cielo aperto. Non ci sono comunicazioni tra la Striscia di Gaza e il mondo, a causa di svariate restrizioni imposte al diritto di libertà di movimento dei palestinesi.

L’attribuzione del termine “Apartheid” alle pratiche dello Stato di Israele fa persistentemente nascere una pletora di inevitabili comparazioni con il regime d’apartheid sudafricano. Questa intervista propone comparazioni reali ed istruttive con il Sud Africa dell’apartheid, così come le differenze relative alle molteplici dimensioni dei contorni politici di Israele come particolare regime coloniale. In questo contesto, Eid analizza come la pulizia etnica dei palestinesi e l’applicazione di politiche d’apartheid, basate su una logica di separazione e frammentazione, siano messi alla prova, e sfida il concetto della soluzione a due Stati, che “non garantisce la pace con la giustizia”, attraverso lo spirito del movimento BDS, basato sulle politiche di resistenza non violenta della massa popolare ed impegnato nella solidarietà internazionale.  

La strategia del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, conosciuto come BDS, mira ad obbligare Israele ed I suoi sostenitori internazionali a riconoscere che lo status quo non sia una soluzione a lungo termine. In altre parole, per una pace giusta e duratura, Israele dovrebbe attenersi ai suoi obblighi sanciti dal diritto internazionale, e alle minime condizioni di civiltà e democrazia. E questo significa 3 cose: la fine dell’illegale occupazione della Cisgiordania e dell’assedio di Gaza, la garanzia di eguali diritti per i cittadini arabi palestinesi all’interno di Israele, e l’implementazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alle proprie case (lo scorso martedì, palestinesi di tutto il mondo hanno commemorato il 66esimo anniversario della Nakba, la prima espropriazione di massa di Israele ai danni dei palestinesi).

Questo è il punto focale della crescente campagna internazionale BDS, lanciata il 9 Luglio 2015, primo anniversario del parere della Corte Internazionale di Giustizia che condannò l’illegale muro di annessione di Israele e gli insediamenti coloniali costruiti su territori palestinesi occupati. Punto che ora è sostenuto dalla stragrande maggioranza della società civile palestinese, coordinata dal Boycott National Committee (BNC).

Haidar Eid ha giocato un ruolo importante nello sviluppo di questa strategia. Ma Eid è comunque una persona che si preoccupa di non limitare l’attenzione alle richieste presenti a discapito di considerazione sulle future possibilità. Un movimento basato sul diritto legale non è abbastanza per sfidare l’apartheid israeliano, c'è anche bisogno di una schema politico che guidi l'azione. Nel frattempo, la visione del futuro dovrebbe essere strettamente legata alle considerazioni strategiche e tattiche del presente. Per questo, Eid prende una posizione che sostiene la necessità di una tale visione del futuro, e contro il silenzio sulla questione che potrebbe essere invece utilizzato per costruire una strategia, evitando disaccordo circa i suoi obiettivi.

interview with Haidar Eid from One Democratic State Group on Vimeo.

Questo è il motivo per cui noi, come sostenitori del One Democratic Secular State Group, crediamo che un obiettivo strategico che sia un compromesso con Israele sulla questione le diritto al ritorno, o dei diritti dei cittadini palestinesi di Israele, non possa essere una soluzione ad un conflitto che dura da più di 66 anni. E’ per questa ragione, particolarmente critica, che i gruppi di sinistra in Palestina sembrano aver abbandonato il loro impegno al principio di uno Stato unico e democratico sulla totalità della terra di Palestina. 

Tra l'attuale industria del processo di pace e gli sforzi incessanti dell'amministrazione americana per mantenere sempre la stessa forzata narrazione di una soluzione a due stati, sia la popolazione palestinese sia nel suo complesso, e i responsabili politici a livello internazionale, questa intervista propone l'alternativa. E' fondamentale per i sostenitori della soluzione a due Stati l’adesione ad una parte della strategia israeliana di colonizzazione della Cisgiordania, dell'isolamento e della punizione collettiva di Gaza, e della progressiva espulsione dei residenti palestinesi, che porta ad un futura annessione de facto e che rende l’assai sfuggente soluzione a due Stati impossibile.

 

 

 

Fonte: mondoweiss.net

Traduzione: BDS Italia