Il Consiglio dell’Istituto Reale degli Architetti Britannici (RIBA) ha messo ai voti un appello all’Unione Internazionale degli Architetti riguardante il rifiuto di questa di opporsi alla costruzione israeliana di insediamenti illegali su terra palestinese occupata.
Abe Hayeem, membro RIBA e presidente de Architetti ed Urbanisti per la Giustizia in Palestina, ha affermato:
“Questa mozione manda un chiaro messaggio: c’è un prezzo da pagare per la decennale impunità israeliana a seguito delle sue politiche d’apartheid, e che i principi umani delle nostra professione non possono essere ignorati. Un piccolo passo del Consiglio del RIBA nel supportare questa mozione è un balzo gigantesco per l’etica, la giustizia e l’integrità della nostra professione.”
Rispondendo alle notizie circolate, Rafeef Ziadah, un portavoce del Comitato Nazionale Palestinese BDS, la coalizione di sindacati, campagne, ONG e partiti politici palestinesi che lavora per condurre e supportare il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), ha affermato:
“Architetti ed urbanisti hanno un ruolo centrale nella colonizzazione israeliana della terra palestinese e nel trasferimento forzato del popolo palestinese. Data la complicità dell’ Israeli Association of United Architects nella costruzione degli insediamenti illegali israeliani, non può che essere giusto che essa venga esclusa dai forum internazionali.”
“A seguito della decisione da parte di alcuni grandi fondi pensione di disinvestire da Israele e da parte di famosi artisti di unirsi al movimento di boicottaggio, il voto del RIBA mostra come il boicottaggio di Israele sia diventato ormai opinione corrente. Complimenti ad Architetti ed Urbanisti per la Giustizia in Palestina e al RIBA per la loro presa di posizione coscienziosa.”
Dopo un duro ed appassionato dibattito del Consiglio il 19 Marzo 2014, il pilastro dell’associazione professionale degli architetti britannici, il RIBA, ha approvato una mozione che sostiene la posizione che dovrebbe essere presa dal Unione Internazionale degli Architetti, cioè di sospendere l’Israeli Association of United Architects (IAUA) dalla corporazione mondiale degli architetti, l’UIA. La mozione è stata approvata con 23 voti a favore, 16 contrari e 10 astensioni. Il voto arriva in seguito ad una mozione simile discussa in settimana dalla Royal Incorporation of Architects in Scotland (RIAS).
“Poichè l’Israeli Association of United Architects (IAUA) non ha prestato alcuna attenzione alla risoluzione UIA n° 13 del 2005 e del 2009, il RIBA chiede all’UIA, come protettore internazionale degli standard etici e professionali della nostra professione, di sospendere l’iscrizione dell’Israeli Association of United Architects, finchè questa non agirà per resistere all’attuazione di questi progetti illegali e si atterrà al rispetto del diritto internazionale, degli Accordi UIA e della risoluzione n° 13” recita la mozione RIBA.
La campagna iniziata e portata avanti da oltre sette anni da Architetti ed Urbanisti per la Giustizia in Palestina (APJP) è stata messa a frutto da una grande squadra di lavoro e dalle coraggiose azioni dell’ex presidentessa RIBA Angela Brady e dei membri del Consiglio George Oldham ed Owen O’Carroll, che hanno messo in tavola la proposta sottoscritta da molti architetti certificati e membri RIBA, incluse stelle del settore del calibro di Charles Jencks, Ted Cullinan , Will Alsop, Peter Ahrends e Neave Brown.
La costruzione degli insediamenti illegali, in violazione dell’art. 49 della IV Convenzione di Ginevra che proibisce il trasferimento delle popolazione civile in un territorio militarmente occupato con la forza, è considerata una grave violazione, un crimine di guerra in cui gli architetti israeliani sono coinvolti da vicino. Questa espansione degli insediamenti ha portato al trasferimento forzoso di migliaia di palestinesi, e all’espropriazione delle loro case e della loro terra, alla cancellazione della loro cultura e della loro storia. E il tutto sta andando avanti dal 1967, nella totale impunità nonostante le ripetute condanne da parte di tutto il mondo.
La continua pressione dell’APJP sull’ UIA affinchè questa prenda provvedimenti per queste violazioni dei diritti dell’uomo e del codice etico della professione (come da Accordi UIA), hanno portato alla conferma, nel 2009, della “Risoluzione 13” per condannare tali progetti illegali. Questo è andato incontro al completo disinteresse e rifiuto di agire dell’Israeli Association of United Architects IAUA, che ha insistito su come loro fossero interessati solamente al design e non alle azioni politiche dei propri membri. Tuttavia, l’intero mercato immobiliare (israeliano, ndt) è strettamente collegato con l’agenda politica e militare israeliana, per afferrare e confiscare quanta più terra possibile, negando così la piena sovranità di uno Stato palestinese.
Il 2013 è stato un anno record per la costruzione di nuovi insediamenti israeliani, e il tasso di costruzione delle colonie, nel 2014, è già più alto rispetto all’anno passato, con la costruzione di 2534 progetti di unità abitative e più di 550.000 coloni ebrei israeliani nella Cisgiordania occupata. Nel frattempo, I palestinesi vivono in enclavi severamente controllati, rinchiusi dall’illegale Muro di Separazione e da strade segregate, con permessi di costruzione negati e anzi, con le proprie case occupate o demolite – il tutto cruda reminescenza dell’apartheid del Sud Africa.
Non aver agito avrebbe fatto sì che la RIBA fosse rimasta in silenzio e avesse condonato questa grave negligenza dei suoi professionisti associati. Mandando un chiaro messaggio alla IAUA e all’UIA, la riba e la RIAS sferrano un colpo per la difesa dell’integrità e della messa in pratica etica della nostra professione, e supportano l’appello della società civile palestinese affinchè vengano applicate sanzioni all’impunità israeliana.
Fonte: bdsmovement.net
Traduzione: BDS Italia