di Rivoltiamo la precarietà - Bari
Non c’è da stupirsi: gli intrecci tra regione Puglia ed Israele sono molteplici, in primis per quel che riguarda gli accordi commerciali che vedono nell’Assessore al Mediterraneo, Silvia Godelli (unica personalità a rimanere in carica ininterrottamente nei 10 anni di amministrazione Vendola) una fondamentale garante.
In particolare, Aqp Spa, che con i suoi 21.000 km di reti e gli oltre 4 milioni di utenti è l’acquedotto più lungo d’Europa, solletica l’appetito di lobby sioniste. Non è un mistero l’interesse di Acea (multiutility italiana in stretta collaborazione con l’israeliana Mekorot WC) a subentrarne nella gestione alla scadenza dell’attuale “in house” nel 2018. Ricordiamo a questo proposito l’iniziativa “H2Obiettivo”, tenutasi a Bari il 18 maggio 2009 ed organizzata dalla Regione Puglia, cui parteciparono diverse Federutility (di cui Acea fa parte) diverse multinazionali, Aqp, e ministero degli Esteri Israeliano e Autorità dell’Acqua Israeliana, e che parlava di nuove tecniche e strategie nel “mercato idrico”. All’epoca, solo una mobilitazione congiunta del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune e dei Comitati di solidarietà con la Palestina riuscì a far ritirare il patrocinio della regione al convegno.
L’aspetto più controverso e inquietante, è la consapevolezza da parte del presidente Vendola di ciò che Israele commette nei territori occupati, specialmente proprio per quel che riguarda le politiche idriche. E’ risaputo che le grandi opere ingegneristiche, a cominciare dalle valvole, appunto, di Israele non sono volte a migliorare le condizioni di vita di tutta la popolazione, ma a garantire un abuso di quantità d’acqua solo agli Israeliani, a scapito dei Palestinesi.
Il Contratto Mondiale sull’Acqua che ogni anno organizza una vera e propria “Carovana dell’Acqua” in Palestina dichiara che diverse decine di migliaia di Palestinesi non hanno alcun accesso all’acqua nei Territori Occupati.
Amnesty International (non propriamente una banda di comunisti) ha raccolto dei dati che mettono in evidenza l’enorme disparità di condizione:
“In un nuovo approfondito rapporto, Amnesty International mostra fino a che punto le politiche e le pratiche israeliane negano ai palestinesi il loro diritto all'accesso all'acqua. Israele utilizza più dell'80 per cento dell'acqua della falda montana, la maggiore riserva idrica del sottosuolo dell'area, e limita l'accesso dei palestinesi al solo 20 per cento. La falda montana è l'unica risorsa per i palestinesi della Cisgiordania, mentre è solo una delle tante a disposizione d'Israele, che tiene per sé tutta l'acqua disponibile del fiume Giordano.”
“Mentre il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi raggiunge a malapena i 70 litri a persona, quello degli israeliani è superiore a 300 litri, quattro volte di più. In alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con solamente 20 litri al giorno, la quantità minima raccomandata per uso domestico in situazioni di emergenza. Da 180.000 a 200.000 palestinesi che vivono in comunità rurali non hanno accesso all'acqua corrente e l'esercito israeliano spesso impedisce loro anche di raccogliere quella piovana. Al contrario, i coloni israeliani, che vivono in Cisgiordania in violazione del diritto internazionale, hanno fattorie con irrigazioni intensive, giardini ben curati e piscine: 450.000 coloni israeliani utilizzano la stessa, se non una maggiore quantità d'acqua, rispetto a 2.300.000 palestinesi."
"In oltre 40 anni di occupazione, i divieti imposti da Israele all'accesso all'acqua dei palestinesi hanno impedito lo sviluppo di infrastrutture e di servizi idrici nei Territori palestinesi occupati, negando così a centinaia di migliaia di persone il diritto di vivere una vita normale, di avere cibo a sufficienza, una casa, la salute e sviluppo economico"
(Qui potete trovare il dossier completo).
Insomma, in Palestina è in corso, ormai da tempo una vera e propria guerra dell’acqua. La regione Puglia sceglie di parteggiare per gli oppressori.
Lo fa anche scegliendo una valvola di produzione Israeliana, da unico azionista di Aqp Spa.
Qualcuno potrà dire che la valvola è un gioiello di tecnologia, e che funziona benissimo. Che l’ingegnere che l’ha ideata è barese. Che la nostra indignazione è puramente ideologica. Ebbene, fu il presidente Vendola a sostenere che l’Amministratore di un acquedotto non è un “ruolo tecnico”, ma una “carica politica”. Ergo, non ci sono solo scelte tecniche, ma in primis politiche.
Dal canto nostro, ci battiamo per riavere un acquedotto pubblico, e non una società per azioni. Un acquedotto che sia partecipato e che garantisca l’acqua a tutti, e non solo ai clienti che possono pagare. Un acquedotto che sia solidale, quindi, con i popoli cui l’acqua viene negata.
Fonte: Communia Network