Ministri divisi. Qualcuno vuole la controffensiva, il ministero degli esteri replica che finirebbe per favorire gli attivisti del boicottaggio di Israele
Il BDS nei confronti delle politiche di occupazione praticate da Israele comincia a dare i suoi effetti e i ministri del governo Netanyahu si ritrovano spaccati, con orientamenti talvolta completamente diversi, su come rispondere al crescente boicottaggio delle colonie israeliane, totalmente illegali per il diritto internazionale.
Il quotidiano Haaretz scrive oggi che il Ministero degli Affari Strategici e di Intelligence, diretto da Yuval Steinitz, vuole una massiccia controffensiva diplomatica mentre il Ministero degli Esteri, guidato daAvigdor Lieberman, sostiene che ciò favorirebbe proprio gli attivisti del boicottaggio.
Una discussione in seno al governo su come affrontare la sfida del boicottaggio si e' svolta tre giorni fa senza raggiungere una linea comune. Steinitz e il direttore generale del suo ministero, Yossi Kuperwasser, esortano a reagire a quella che chiamano la"delegittimazione" di Israele, una tendenza molto diffusa a loro dire, e sono a favore di una campagna pubblica aggressiva contro gli organizzatori del boicottaggio con l'impiego di risorse finanziarie importanti. Steinitz e Kuperwasser hanno elaborato un piano per questa campagna, che prevede anche misure legali contro i gruppi che incoraggiano i boicottaggi, e intendono sottoporlo all'approvazione alla riunione che il premier Netanyahu prevede di tenere la prossima settimana.
Al Ministero degli Esteri hanno un approccio completamente diverso. Steinitz e Kuperwasser, secondo i diplomatici, starebbero esagerando la minaccia di "delegittimazione", confondendola con la critica da parte dei governi stranieri e di organizzazioni non governative della politica di Israele nei Territori occupati, in particolare la costruzione degli insediamenti colonici.
Nel frattempo, il Ministero delle Finanze norvegese ha annunciato che escludera' le imprese israeliane Africa Israel Investments e Danya Cebus dal ricco fondo pensione nazionale (che investe molto in aziende estere) perche' operano anche nelle colonie. La decisione segue i disinvestimenti dalle cinque maggiori banche israeliane, coinvolte in attivita' negli insediamenti, decisi nelle scorse settimane dai fondi pensione di diversi Paesi del Nord Europa.
Fonte: Nena News