Non sono dei benefattori. Piuttosto hanno capito che la politica del governo, rivolta solo a occupare le terre palestinesi portera' a un maggiore boicottaggio di Israele
di Michele Giorgio
Gerusalemme, 21 gennaio 2014, Nena News - Il premier Netanyahu con ogni probabilità userà la vetrina della prossima Conferenza economica di Davos, in Svizzera, per ripetere le ragioni di Israele al tavolo della trattativa (fantasma) con i palestinesi e per lanciare ulteriori accuse all'Iran e all'accordo che ha raggiunto con l'Occidente per il proseguimento del suo programma nucleare. Alla conferenza prenderanno parte anche industriali, uomini d'affari e varie personalità israeliane, riuniti nel comitato «Breaking The Impasse», per affermare che in assenza di un accordo con i palestinesi, Israele subirà un boicottaggio internazionale sempre più incisivo. Alcuni di loro hanno sottoscritto un appello «alla pace» riportato con evidenza dalla stampa israeliana.
Non sono sostenitori dei diritti dei palestinesi e neppure pacifisti, bensì grandi imprenditori e capitalisti preoccupati per i futuri profitti. Hanno il merito però di dire apertamente ciò che il primo ministro e il suo governo di destra ignorano pur di realizzare il loro disegno ideologico.
Israele affronta un crescente boicottaggio internazionale, specie dall'Europa, e senza una soluzione politica all'occupazione dei Territori che dura da quasi 47 anni, le cose peggioreranno. A penalizzare l'economia israeliana non è più solo il Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) di associazioni e attivisti, ma anche le decisioni prese da grandi società ed imprese private.
Il Financial Times riferisce che oltre a quello olandese, altri importanti Fondi-pensione europei ritireranno gli investimenti nelle banche israeliane perchè operano nelle colonie costruite in violazione del diritto internazionale. Sviluppi che non interessano al ministro dell'economia Naftali Bennett, leader dell'ultranazionalista «Focolare ebraico», che si è scagliato contro i negoziati: «Lo stato palestinese - ha detto- distruggerà l'economia israeliana».
Il presidente dell'Olp e dell'Anp, Abu Mazen, considera «inaccettabile» la volontà del premier israeliano di «annettere» quattro e non tre blocchi di colonie in Cisgiordania. «Quello che richiediamo è ciò che ci ha dato la comunità internazionale nel 1967», ha detto Abu Mazen in visita ufficiale in Marocco. Netanyahu vorrebbe annettere anche Beit El oltre ai blocchi di Ariel al nord, Maale Adumim all'est e Gush Etzion al sud. E' il 13% del territorio del possibile Stato palestinese, in cambio del 3 o il 4% di territorio israeliano - in bassa Galilea, nella zona del "triangolo" a maggioranza araba - più una compensazione in denaro per il resto.
Fonte: Nena News