LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.

di Ameer Makhoul

All'inizio di quest'anno l'Unione europea ha adottato delle linee guida, secondo le quali viene distinto lo Stato di Israele dalle sue "entità" nei Territori palestinesi che Israele occupa sin dal 1967. Tali linee guida non consentiranno a queste entità, a partire dal 2014, l'accesso a sovvenzioni europee, premi e ad altri strumenti finanziari.

Detta così, la decisione dell'Unione europea sembra rappresentare un cambiamento fondamentale, essenziale e positivo nella politica europea nei confronti della Palestina. Tuttavia, sarebbe meglio che i Palestinesi e i movimenti di solidarietà non facessero grande affidamento su questa decisione dell'UE. Essa suona infatti come "anti-occupazione", ma in realtà serve a legittimare il sistema coloniale israeliano, il vero motore dell'occupazione, "entità" comprese.

Non sono gli insediamenti a determinare la politica; essi al contrario costituiscono il risultato inevitabile dell'intera politica di Israele, profondamente radicata tanto nella società israeliana che nelle strutture governative, semigovernative e non governative.

Gli insediamenti sono tutti sostenuti dalla legge e dall'ordinamento giuridico israeliano; costituiscono una vera e propria impresa statale strategica e uno dei pilastri sui quali poggia Israele. Secondo la legge israeliana, queste "entità" sono legali, legittime, tutelate dallo Stato e servite a tutti i livelli da tutte le sue strutture.

"Priorità nazionale"

Gli insediamenti sono trattati alla stessa stregua dei territori dell'attuale Israele, ma godono di maggiori benefici, tra i quali abitazioni a prezzi più economici, una "alta priorità nazionale" all'interno dei bilanci pubblici, nonché una politica fiscale che fornisce incentivi per chi ci vive.

Intanto è la polizia israeliana, piuttosto che l'esercito, a mantenere l'ordine e a occuparsi dei coloni. Gli insediamenti sono anche serviti da tribunali civili e non dal sistema giudiziario militare, in netto contrasto con quanto avviene in Cisgiordania, dove per la popolazione palestinese è operante invece l'amministrazione militare israeliana.

La politica di colonizzazione israeliana non è stata adottata dopo l'occupazione del 1967; è bensì uno dei risultati dell'occupazione del 1948, della Nakba e della pulizia etnica della Palestina. La città di Nazareth Illit, ad esempio, che oggi si trova all'interno dello Stato di Israele, è edificata su terra confiscata alla città di Nazareth e ad altri otto villaggi limitrofi, un po' come è successo con l'insediamento di Maale Adumim, costruito su terra palestinese rubata in Cisgiordania.

Israele è un paese ricco e sviluppato, nonché membro dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Il suo governo è impegnato a servire gli insediamenti e la relativa popolazione, nello stesso modo, se non in modo migliore, di Tel Aviv o Haifa.

Boicottare tutto lo Stato

Il Governo israeliano ha risorse sufficienti per poter finanziare e mettere in bilancio qualsiasi cosa che l'Unione europea decida di non finanziare più.

La cosiddetta Linea verde che segna il confine tra l'attuale Israele e la Cisgiordania, agli occhi di Israele nemmeno esiste. Israele è un'entità unica al potere - un unico sistema volto all'ideologia colonialista sionista, a tutti i livelli. Limitare le "sanzioni" dell'UE agli insediamenti significa di fatto giustificare il sistema coloniale dello Stato e la sua stessa natura colonialista. Significa in sostanza legalizzare il sistema.

La presa di posizione dell'Unione europea può dunque apparire positiva, ma dietro a queste parole belle e incoraggianti, essa mira a delegittimare le "entità" coloniali, ma a legittimare lo stato coloniale.

L'unico modo, da parte dell'Unione europea, per poter avere una reale influenza è sanzionare e boicottare Israele come stato, con tutti i suoi apparati, sanzionare il nucleo del sistema, non solo le ramificazioni risultanti dalle sue politiche.

Una pace giusta non sarà mai ottenuta con l'attuale approccio dell'Unione europea.

Ameer Makhoul è un rappresentante della società civile palestinese, prigioniero politico nel carcere di Gilboa.

Fonte: Electronic Intifada

Traduzione di Renato Tretola