LIBERTÀ. GIUSTIZIA. UGUAGLIANZA.

Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni per i diritti del popolo palestinese.
  1. Introduzione

Nella sua visita a Gaza lo scorso Giugno, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Catherine Ashton ha dichiarato: “Ho scelto di essere qui per sottolineare la situazione di Gaza, e per dire che noi supportiamo il lavoro dell’ UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestinian Refugees) e vogliamo vedere un futuro per la gente di Gaza. Vogliamo vedere aperti i valichi e vedere che la situazione economica migliori.”

Da allora, la situazione nella Striscia di Gaza è drammaticamente peggiorata a causa degli ultimi eventi avuti luogo in Egitto, che hanno soffocato la precaria situazione dei tunnel che fornivano merci all’economia di Gaza e reso la circolazione delle persone da e per la Striscia di Gaza ancora più difficoltosa rispetto al passato. Qualunque sia il nostro gradimento della politica egiziana, la Striscia di Gaza è un territorio occupato da Israele, di cui è pienamente responsabile per la sua situazione. Nonostante questa responsabilità, le autorità israeliane hanno recentemente preso vergognose misure, negando l’accesso alla Striscia di Gaza ad una delegazione ufficiale del Parlamento Europeo, prevista dal 27 al 30 Ottobre.

Le proteste non sono più sufficienti, esplicite richieste devono essere avanzate dalle Autorità Europee e dal Parlamento Europeo al governo israeliano, e devono essere applicate sanzioni nel caso in cui queste richieste non venissero soddisfatte.

   2.  Richieste chiave

Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio per gli Affari Esteri e all’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza Estera di avanzare imperative richieste alle autorità israeliane affinchè implementi misure nell’immediato e a medio e lungo termine.

Le immediate misure dovrebbero essere le seguenti:

  • Fine del blocco israeliano di Gaza, permesso di importare ed esportare tutte le merci attraverso I valichi con Israele;
  • Istituire, senza precondizioni, un passaggio d’emergenza attraverso la Cisgiordania per tutti i cittadini di Gaza per i loro viaggi all’estero;
  • Ristabilire il diritto dei pescatori di Gaza di poter pescare su tutte le acque territoriali, almeno fino alle 20 miglia nautiche, e cessare immediatamente qualsiasi attacco contro di loro;
  • Cessare immediatamente tutti gli attacchi contro i contadini palestinesi, e permettere di coltivare i campi agricoli nella “buffer zone”;
  • Permettere a tutti gli studenti palestinesi di studiare in qualsiasi università palestinesi, ovunque essa si trovi, in Cisgiordania o nella Striscia di Gaza;
  • Permettere alle famiglie dei prigionieri che vivono nella Striscia fi Gaza di poter far visita ai loro parenti incarcerati.

Le misure da prendere e breve termine dovrebbero essere le seguenti:

  • Stabilire un passaggio completamente sicuro tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, permettendo il libero passaggio incondizionato di persone e merci: questo era uno dei più importanti impegni degli Accordi di Oslo, regolarmente riproposto e mai attuato;
  • Cessare immediatamente il pompaggio delle risorse idriche sotterranee tra le colline di Hebron e la Striscia di Gaza e prendere qualsiasi misura necessaria per fermare l’inquinamento delle falde acquifere sotterranee nella Striscia di Gaza.

Preparare immediatamente le misure a medio termine:

  • Progettare la ricostruzione dell’aeroporto di Gaza;
  • Lanciare la costruzione del porto di Gaza;
  • Accelerare tutti i progetti delle infrastrutture, specialmente per gli impianti fognari, la distribuzione dell’acqua e la produzione di energia elettrica;
  • Approntare l’uso delle risorse di gas palestinesi al largo della costa della Striscia di Gaza;
  • Stabilire circuiti indipendenti da Israele per l’importazione e l’esportazione, e supportare la ricostruzione dell’industria palestinese a Gaza.

Tutte queste misure sono realistiche. Hanno bisogno di essere imposte, e l’Unione Europea può largamente contribuire nel raggiungere questo obiettivo. Le dichiarazione scritte o fatte a parole si sono rivelate inutili. L’Unione Europea non può continuare ad avere il solo ruolo di finanziatore economico per attenuare alcune degli effetti dell’illegale blocco della Striscia di Gaza. L’Unione Europea e i suoi Stati membri devono portare una reale pressione ad Israele per far sì che questo piano venga attuato. Qualora queste misure non venissero implementate, dovrebbero essere applicate delle esplicite sanzioni, inclusa la sospensione dell’Association Agreement tra Ue ed Israele, sulla base dell’Articolo 2 dello stesso Agreement.

 3.  Ricordare la situazione della Striscia di Gaza

Le autorità israeliane continuano ad imporre un blocco illegale su Gaza che affligge ogni aspetto della vita nella Striscia. Secondo il consolidato appello del 2012 dell’OCHA [1], “il sostentamento delle persone è rimasto duramente inficiato dalle politiche che restringono gli accessi alle aree più idonee per progetti degli agricoltori e dei pescatori. Le restrizione sul movimento delle merci e delle persone a Gaza hanno creato problemi cronici nei servizi sanitari ed educative”. Statistiche dettagliate possono essere consultate nell’allegato 1.

Insieme a molte altre organizzazioni come B’Tselem [2], dobbiamo anche ricordare che il continuo assedio alla Striscia di Gaza, insieme al continuo, duraturo, e quasi totale blocco della Striscia, hanno rovinato l’economia palestinese di Gaza, spingendo la maggioranza della popolazione sotto la soglia di povertà.

I recenti eventi in Egitto hanno peggiorato ancora più drammaticamente la situazione della popolazione della Striscia, con una drammatica scarsità di benzina ed elettricità (attualmente disponibile per 4 ore al giorno), che colpisce tutti i settori economici, inclusi i trasporti essenziali e il pompaggio dell’acqua, il gas per cucinare a per i riscaldamenti e i materiali da costruzione.

Gli abitanti della Striscia di Gaza affrontare gravi restrizione per la loro circolazione: recentemente centinaia di studenti che hanno fatto domanda e sono stati accettati in università straniere per un Master di studi si sono visti negare la propria uscita dalla Striscia di Gaza. Le ONG internazionali si trovano ad affrontare sempre più difficolta per entrare a Gaza. Alle famiglie divise tra Cisgiordania e Gaza è negate il loro diritto alla reciproca visita, e alle famiglie dei prigionieri che vivono a Gaza è negata qualsiasi visita ai loro parenti incarcerati.

Tuttavia, la popolazione palestinese della Striscia di Gaza sta lottando per la propria vita in una modo straordinario, mantenendo un alto livello di educazione e perfino una movimentata vista artistica. Dobbiamo ricordare che la Striscia di Gaza non è vittima di una catastrofe naturale, ma di una scelta strategica da parte della Potenza Occupante, Israele, finalizzata a strangolare sistematicamente la sua vita economica, culturale e sociale. Questo tipo di azione di Israele è stata particolarmente shockante e visibile dall’inizio dell’assedio nel 2007, ma è iniziata molto tempo prima, negli anni ’90.

  4. Israele è responsabile per la situazione nella Striscia di Gaza.

Israele è membro firmatario della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949. La Quarta Convenzione di Ginevra, sui territori militarmente occupati, si applica alla Striscia di Gaza poiché Israele esercita ancora il controllo sullo spazio aereo, marittimo e sui confini via terra della Striscia, così come controlla l’elettricità, l’acqua, il sistema fognario, la rete di comunicazioni e il registro della popolazione. Le Potenze Occupanti hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e il benessere della popolazione civile nelle aree sotto il loro controllo. Il continuo blocco di Israele della Striscia di Gaza, misure che priva la popolazione di cibo, carburante e altri merci necessarie, è una forma di punizione collettiva in violazione dell’Articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra.

Dobbiamo anche ricordarci che le forze israeliane hanno completamente e ripetutamente distrutto l’aeroporto di Gaza (costruito con fondi europei), reso impossibile la realizzazione del progetto per il porto di Gaza, distrutto un consistente numero di infrastrutture vitali la maggior parte delle fabbriche durante la cosiddetta operazione Piombo Fuso.

E’ mentre l’industria gazawa è stata distrutta, sia fisicamente coi bombardamenti che economicamente con il blocco israeliano, la zona di pesca per I pescatori palestinesi è stata arbitrariamente limitata ad un piccolo area di 3 miglia dalla costa, e gran parte delle terre coltivabili è stata resa inutilizzabile a causa della “buffer zone” unilateralmente decisa dalle forze militari israeliane.

L’estremo degrado della situazione sociale ed economica della Striscia di Gaza è il risultato di una sistematica linea politica di Israele.

  5. L’Unione Europea, insieme alle Nazioni Unite, ha formalmente preso posizione contro il blocco.

La posizione dell’UE sul blocco è inequivocabile: l’Unione chiede l’immediata, completa e incondizionata aperture dei valichi per il passaggio degli aiuti umanitari, dei beni commerciali e degli individui da e per la Striscia di Gaza. L’Unione Europea considera che i cambiamenti avvenuti a seguito delle decisioni del governo israeliano di giugno 2010 per attenuare la chiusura [dei valichi] limitati ed insufficienti. [3].

Il Parlamento Europeo, dopo l’operazione militare israeliana contro la flotilla umanitaria nel 2010, ha approvato una risoluzione riguardante il blocco di Gaza. Tale risoluzione sollecita “Israele a porre immediata fine al blocco di Gaza, che ha portato ad un disastro umanitario e ad una crescente radicalizzazione della situazione, che è diventata una fonte di insicurezza per Israele e per tutta la regione.” La risoluzione invita anche “l’Alto Rappresentante dell’UE, il vice Presidente del Parlamento Europeo e gli Stati Membri dell’Unione a prendere provvedimenti per garantire la completa apertura di tutti i valichi da e per la Striscia, incluso il porto di Gaza, con un adeguato monitoraggio internazionale, per permettere il libero flusso di merci umanitarie e commerciali necessarie per la ricostruzione e l’auto sostentamento dell’economia, così come la libera circolazione monetaria e delle persone.”

Le Nazioni Unite, dal canto loro, hanno più volte ricordato la natura “inaccettabile, insostenibile e controproducente”[4] del blocco della Striscia di Gaza.

E’ necessario anche ricordare che l’attacco israeliano a Gaza nell’inverno 2008-2009 ha portato alla morte di 1.400 palestinesi e 13 israeliani. L’operazione Piombo Fuso incluse deliberati attacchi ai civili e alle strutture non militari, tra cui quelle per il rifornimento d’acqua, il sistema fognario, ospedali, scuole ed edifici residenziali. Israele non è riuscito a condurre un’indagine indipendente, imparziale e meticola sulle violazioni del diritto internazionale che ha commesso. Queste indagini furono pretese dal Rapporto Goldstone – avvallato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e richiesto dal’Unione Europea.

ALLEGATO 1: ALCUNE STATISTICHE DAL RAPPORTO OCHA DEL 2012

  • Almeno il 70% delle famiglie vicine alle aree ad accesso ristretto sono state trasferite forzosamente sia temporaneamente che permanentemente a partire dal 2000.
  • In più, almeno 20.000 persone risultano ancora dislocate dall’operazione Piombo Fuso.
  • Le restrizioni sulla libertà di movimento continuano ad avere un impatto su tutti gli aspetti della vita dei civili, danneggiando la crescita economica, inficiando il tasso di occupazione lavorativa e limitando l’accesso ai servizi basilari. Tali restrizioni hanno anche un effetto dannoso sull’unità dei gruppi famigliari, il ruolo dei generi e il godimento dei diritti politici, religiosi, economici e culturali.
  • L’80% delle scuole gestite dal governo e il 95% delle scuole gestite dall’UNRWA operano doppi turni di lezioni per far fronte alle mancanze.
  • Il 63% degli impianti di sanità basilare e il 50% degli ospedale soffrono di mancanza di infrastrutture primarie, e il 23% di tutto l’equipaggiamento medico non è funzionante, il 38% delle medicine basilari e il 23% delle medicazioni usa e getta sono esauriti.
  • Più di 1,1 milioni di persone sono a rischio di contaminazione di acqua di cattività qualità o contaminate.
  • Il sostentamento agricolo nei Territori Palestinesi Occupati è sotto enorme pressione per via delle restrizioni di accessi ai beni produttivi, ai servizi, ai mercati, per la mancanza di risorse idriche e il rischio di pandemie di malattie per piante ed animali. A Gaza, il 25% della terra coltivabile e l’85% delle acque marittime è totalmente o parzialmente inaccessibile per i coltivatori e per i pescatori.
  • Un graduale ma devastante de-sviluppo è causato dal blocco, ora arrivato nel suo 5° anno. L’economia rimane logorata e la maggioranza della popolazione continua a dipendere dagli aiuti umanitari per le loro necessità basilari.
  • Più della metà della popolazione di Gaza è mal nutrita. Spesso questi sono le stesse famiglie che hanno perso la propria casa o i propri beni a seguito dell’offensiva israeliana del 2008-2009 e le susseguenti demolizioni delle proprie case, così come coloro che hanno sofferto la mancanza di opportunità di reddito dovuto alla disoccupazione causato dal moribondo settore privato.

 

 

Note:

[1] http://www.ochaopt.org/documents/ochaopt_cap_2012_full_document_english.pdf

[2] http://www.btselem.org/gaza_strip/siege_tightening

[3] Conclusioni  del Consiglio sul Processo di Pace in Medioriente, 3058esimo meeting del Consiglio degli Affari Esteri, Buxelles, 13 Dicembre 2010

[4] http://www.un.org/News/Press/docs/2010/sgsm12805.doc.htm

 

 

 

Fonte: eccpalestine.org

Traduzione: BDS Italia